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Marat/Sade

DVD

Il nostro giudizio:

La Sinister Film realizza un’altra delle sue imperdibili uscite in Dvd: per la collana “Classici ritrovati”, è distribuito per la prima volta in Italia questo folle film del britannico Peter Brook. Parliamo di The persecution and assassination of Jean-Paul Marat performed by the inmates of the asylum of Charenton under the direction of Marquis De Sade (1967), noto più semplicemente come Marat/Sade. Regista teatrale e cinematografico, Brook ha spesso fuso le due arti in un unico linguaggio, dando vita a opere cinematografiche potentissime di cui il nostro film costituisce un magnifico esempio. Basandosi sull’omonimo spettacolo teatrale scritto dal drammaturgo tedesco Peter Weiss nel 1964, la storia racconta – come spiega il titolo originale – “La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat rappresentato dai detenuti di Charenton sotto la guida del Marchese De Sade”. In sostanza, l’omicidio del rivoluzionario francese Marat (Ian Richardson) nella vasca da bagno per mano di Carlotta Corday (Glenda Jackson) messo in scena dai pazienti di un manicomio guidati da De Sade (Patrick Magee), a sua volta degente nell’ospizio: la rappresentazione si svolge alla presenza del direttore della clinica e di varie autorità, fino a degenerare in una follia collettiva. Dunque, ci sono tutte le premesse per un film da amare incondizionatamente: per tutta la durata (114 minuti) si respira la quintessenza dell’arte cinematografica, teatro che si fa cinema e cinema che si fa teatro (o meglio, meta-teatro), un’opera degli eccessi che anticipa per certi versi la futura cinematografia del geniale Ken Russell.

Rispetto all’estetica russelliana, qui le scenografie e i costumi sono più sobri, anche perché il tutto è rappresentato in un’unica sala (unità di luogo e di tempo), ma comunque efficaci e di grande impatto: fra i vestiti eleganti dei nobili, gli abiti bianchi delle comparse, il capocomico e gli aiutanti abbigliati a mo’ di giullari, tutti circondati da asettiche scenografie bianche, Brook raffigura scene teatrali con un gusto quasi pittorico e sostenute da un’ottima tecnica. Troviamo infatti preziosismi come piani-sequenza, grandangoli, cambi di fuoco nelle prospettive, addirittura sguardi in macchina che rompono l’illusione scenica confermando come Marat/Sade sia un tutt’uno fra cinema e teatro. Pur concedendo poco o nulla all’aspetto erotico e grandguignolesco, la regia di Brook crea un film dall’atmosfera eccessiva e delirante, che culmina nella rivolta finale, grazie a una messa in scena certosina (talvolta anche musicale) e a dialoghi taglienti. Essendo un cinema-teatro, fondamentali sono le parole e le performance sanguigne del cast, nel quale spiccano Magee, Richardson e la Jackson: i dialoghi sono abbastanza complessi da seguire, spaziando dalla politica alla filosofia, dalla vita agli interrogativi sulla Rivoluzione. E soprattutto in essi è ravvisabile quel gusto per l’eccesso di cui si parlava: basti ricordare la tortura del ribelle Damiens descritta in modo minuzioso da De Sade, la preghiera blasfema a Satana di uno dei detenuti, la descrizione dell’uccisione mediante ghigliottina, il nichilismo che trasuda da ogni parola dei personaggi. C’è il teatro della crudeltà di Artaud, c’è Brecht, c’è la filosofia Nietzsche, c’è anche una sorta di teatro d’avanguardia, il tutto filtrato dal cinema.

Marat/Sade è costruito infatti su vari livelli narrativi: lo sguardo cinematografico di Peter Brook mette in scena i personaggi del manicomio, che a loro volta mettono in scena vari personaggi della Rivoluzione Francese, mentre De Sade ha il doppio ruolo di paziente e di personaggio di fantasia della storia narrata. Accade così che la vita dei personaggi e la vita degli attori si alternino continuamente (per questo si parlava di meta-teatro), a tal punto che periodicamente la rappresentazione è interrotta dal direttore della clinica che interviene per censurare i momenti ritenuti più delicati dal punto di vista politico. La fotografia corposa e le vivaci musiche diegetiche completano un reparto estetico notevole. Marat/Sade è dunque un film non solo perfettamente riuscito sotto ogni punto di vista, ma anche significativo per l’arte cinematografica, quasi un’opera d’avanguardia, ed era ora che qualcuno lo distribuisse anche in Italia. Mai doppiato in italiano, non ha goduto neanche di passaggi televisivi (per lo meno non in tempi recenti, a memoria di chi scrive), ed era finora recuperabile sono in homevideo import (ricordiamo in Dvd un’edizione inglese e una spagnola). Per un film tanto basato sui dialoghi è una grave pecca, praticamente è invedibile se non si conosce perfettamente l’inglese. Grazie alla Sinister Film, Marat/Sade può finalmente essere (ri)scoperto anche da noi, e in versione integrale. Non esistendo il doppiaggio italiano (e forse in un film così è un bene), l’edizione Dvd presenta solo il doppiaggio originale inglese, in Dolby Digital 2.0, con i sottotitoli in italiano (removibili, ma necessari). Il formato video è il corretto 16/9 in 1.85:1, e l’immagine è più che buona: nitida, dai contorni ben definiti, pecca solo in qualche breve scena dove appare leggermente sgranata, ma è un dettaglio trascurabile. Altrettanto limpida è la pista audio lungo tutto il film, e ottima la sottotitolazione. Come accade quasi sempre di recente nelle edizioni Sinister, gli extra sono purtroppo limitati: contengono infatti soltanto il trailer cinematografico e una breve galleria fotografica con foto di scena e locandine: ma aver riportato alla luce un capolavoro come Marat/Sade in una valida edizione è di per sé un ottimo risultato.