Gorchlach: the legend of Cordelia

Fantasy, azione e avventura all'italiana

Fabio Cento, con la sua Aegyptiacus Entertainment fondata insieme allo scrittore Charles E. Pellissier, progetta e dirige la serie a episodi Gorchlach: the legend of Cordelia, fusione tra i generi avventuroso, mitologico, fantasy e storico.

È la prima volta che in Italia si tenta un esperimento del genere, e già questo ci ha incuriositi: ad aumentare le aspettative contribuisce la visione dell’episodio-pilota (40 minuti), che delinea in nuce i caratteri spazio-temporali ed estetici della serie e invoglia a proseguirne la visione. La lunga e complessa vicenda di Gorchlach: the legend of Cordelia si snoda attraverso varie epoche. Comincia nell’Antica Grecia, quando Ercole uccide l’Idra e dal suo cuore di pietra ricava un oggetto magico – il Gorchlach – che viene portato in una spedizione sulle Alpi, dove il fedele Cordelo fonda la città di Cordelia impegnandosi a custodire l’oggetto dagli oscuri poteri. Saltiamo poi nel 1307, sotto il Regno di Francia, quando il re incarica un crudele servitore di uccidere i Templari, possessori del Gorlach, e di sottrarlo per impadronirsene. E approdiamo infine ai nostri giorni, seguendo l’archeologo Guglielmo Corsaris (Federico Mariotti), che, affascinato fin da bambino dai racconti sulla città di Cordelia narrati dal nonno, trova nei sotterranei di un castello della Valle d’Aosta un cadavere con un diario; sicuro di aver fatto una scoperta straordinaria, contatta la collega inglese Rachel Blackwood (Alice Lussiana Parente), mentre nell’ombra si muove un misterioso individuo che vuole impossessarsi della scoperta.

Se non bastasse tutto questo, ad aggiungere altra carne al fuoco ci pensano i titoli di testa, dove una grafica sfavillante (con musiche arcane e poderose) mostra disegni delle varie epoche insieme ad alcuni reperti nazisti – suggerendo che nel corso della serie subentreranno nuovi nemici e intriganti passaggi narrativi. Il modello di Gorchlach: the legend of Cordelia sembra richiamarsi un po’ alla saga di Indiana Jones – e lo conferma la suoneria del cellulare di Corsaris – oltre a film come Il mistero dei Templari, con le avventure oscillanti fra passato e presente, storia e mitologia, leggende e invenzioni cinematografiche, i nemici sullo sfondo e la frizzante coppia di archeologi: Mariotti, conosciuto nell’indi per il fantasy/horror The iced hunter e per vari corti ma anche in film più “di cassetta” come Matrimoni e altri disastri, e l’affascinante Lussiana Parente (che ci regala anche una mezza scena di nudo sotto la doccia), già vista in grosse produzioni quali Tutto parla di te, Il mistero di Dante e Richard The Lionheart. Siamo lontani dalle numerose e spesso esecrabili web-series amatoriali che tanto vanno di moda oggi: certo, il lavoro è forse troppo ambizioso per una produzione non grandissima (il carattere low-budget si vede soprattutto nelle scene di combattimento, piccole ma ben coreografate), eppure Cento e la produzione sanno quello che vogliono, conoscono le possibilità e i limiti, e la regia dimostra di saperci fare dal punto di vista tecnico.

Notiamo una cura particolare nelle inquadrature, specialmente i campi lunghissimi che valorizzano gli splendidi paesaggi naturali, e un utilizzo minuzioso di scenografie e oggettistica per la ricostruzione storica, da Ercole alla corte medievale fatta di re, servitori, monaci e Templari; in proposito, va notato come la serie sia ovviamente di fantasia, ma infarcita di riferimenti colti quali la strage dei Templari per ordine del Re di Francia e i personaggi mitologici. Il cast artistico, anche se non troppo conosciuto, è composto da attori con alle spalle studi e una lunga gavetta (compreso il regista); notevole soprattutto il doppiatore Luca Biagini, che presta la sua voce calda come voce narrante oltre a interpretare il nonno del protagonista. Anche Gorchlach: the legend of Cordelia, purtroppo, soffre di un annoso problema dell’indi italiano, cioè le interpretazioni, che – seppur professionali – risentono spesso di un’inflessione troppo provinciale; quando si riuscirà a salire di un gradino anche sotto questo punto di vista, l’indi italiano potrà fare il salto di qualità decisivo.