Giallo Berico: intervista ad Antonio Bido

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I suoi due thriller hanno caratterizzato e contribuito a rendere un unicum a livello mondiale il giallo made in Italy. Con incassi sbalorditivi il primo e con un balzo agli onori di cronaca il secondo, Antonio Bido, autore de Il gatto dagli occhi di giada e Solamente Nero, è assurto a regista cult anni Settanta. Veneto d’origine, ma trapiantato a Roma, sarà tra gli ospiti della prima edizione di GIALLO BERICO, la due giorni dedicata al giallo e al thriller che si terrà il 18 e 19 febbraio a Ponte di Barbarano (VI). Abbiamo avvicinato Bido per scambiare quattro chiacchiere in occasione del suo back at home…

Sarai ospite della prima edizione di Giallo Berico. Un ritorno quindi nella tua terra, set anche dei tuoi gialli. Come hai accolto la proposta? 

Ho accolto con piacere l’invito alla prima edizione di Giallo Berico. Io sono veneto e a Padova ho ambientato parte de Il Gatto dagli occhi di giada. A Venezia ho girato il mio secondo giallo invece, Solamente nero. Quale migliore occasione quindi se non partecipare con un mio film ad un festival che si svolge nella mia terra?

Il gatto dagli occhi di giada è ambientato in parte a Padova, mentre per Solamente nero ti sei spostato in laguna. Giallo Berico ha voluto, con la tua partecipazione, omaggiare il suggestivo territorio che ospita la rassegna. Ma a cosa si deve la tua scelta, all’epoca, di girare in questi due luoghi, così suggestivi ma al contempo molto diversi?

Sono molto legato alla mia città natale: Padova. Qui ho vissuto gli anni più belli della mia giovinezza, soprattutto legata al cinema. A Padova e provincia ho realizzato i miei primi film. Da Le avventure di Tom Sawyer, girato a 13 anni, ai miei primi film sperimentali Dimensioni e Alieno da. A Padova ho vissuto un periodo storico molto ricco culturalmente grazie alla sua famosa Università. Ero iscritto a Lettere e Filosofia e frequentavo soprattutto le lezioni di cinema, teatro, musica e audiovisivi. Mi sono trasferito a Roma nel 1974 e anche se questa città allora era meravigliosa, restavo comunque sempre legato alla mia terra. Avrei voluto ambientare Il gatto dagli occhi di giada interamente a Padova, ma il budget del film non lo permetteva. Così mi accontentai di ambientarne solo una parte e guarda caso, secondo me (e non solo), è la parte più bella del film. Oltre Padova, amavo visceralmente Venezia. L’amavo soprattutto d’inverno, con la nebbia e le sue calli deserte. Ho sempre sognato di poter ambientare un film nella città lagunare, ma girarvi è costosissimo e quando proposi alla produzione (la P.A.C.) di ambientare a Venezia Solamente nero, mi risposero che il film sarebbe costato più del doppio che girarlo a Roma. Ciò nonostante, dato il grande successo de Il gatto dagli occhi di giada, mi concessero di girare il secondo giallo a Venezia. Anche in questo caso, ho cercato le stesse atmosfere che avevo creato a Padova: una città spettrale, quasi deserta, avvolta dalla nebbia e inquietante. Ho scelto così di girarlo in buona parte a Murano che, specialmente d’inverno, era una piccola Venezia deserta.

I tuoi 2 titoli cult hanno anche avuto delle riedizioni estere, ne vuoi parlare? 

I miei due gialli sono stati editati in quasi tutto il mondo, dapprima in VHS e poi in DVD, e recentemente in Blu-Ray. Il gatto dagli occhi di giada ad esempio, negli Stati Uniti è stato editato dopo un’operazione di restauro lunga e costosa masterizzandolo in 4K dall’internegativo 35mm in loro possesso. I miei due gialli infatti sono usciti anche nelle sale americane, e questo è successo a pochi film italiani all’epoca. L’edizione che amo di più è quella francese di Solamente nero. Un bellissimo cofanetto contenente ben 4 dischi: Blu-Ray, DVD, Extra e Cd con le musiche del grande Stelvio Cipriani. Ogni tanto su Facebook scopro edizioni che ignoravo: l’ultima, quella danese de Il gatto dagli occhi di giada col titolo “Kattens Ofre”.

Parliamo ora della tua autobiografia in formato video “I miei sogni in pellicola”. Possiamo presentare questa mastodontica raccolta di materiale a chi ancora non ha avuto modo di visionarla?

L’idea di realizzare un’autobiografia filmata nasce dalla mia perenne voglia di sperimentare, che non mi è mai passata e anzi, negli ultimi anni, è anche aumentata. Questo desiderio di sperimentazione, che nell’ultimo periodo mi ha portato a realizzare diversi videoclip di musica classica molto particolari, l’ho quindi riversato su quest’autobiografia. Molti miei colleghi hanno realizzato un’autobiografia scritta, ma nessuno ha mai sinora dato vita un’autobiografia filmata. Questo quindi mi ha stimolato molto a portare avanti questo progetto. Mi sono però ritrovato alle prese con un materiale vastissimo e difatti ho impiegato quasi 2 anni per realizzarla: oltre infatti a girare tutte le interviste raccolte all’interno, ho dovuto eseguire un lungo lavoro di ricerca e recupero di articoli dai giornali, di tutti i filmati in super 8 da me girati, delle diverse testimonianze presenti. Un lavorone quindi, ma che mi ha dato mota soddisfazione. La versione ridotta di 90 minuti, che sarà poi quella ufficiale che nell’eventualità dovrebbe circolare su qualche emittente, è stata presentato a Roma il 2 novembre 2021, al cinema Caravaggio, alla presenza di diversi colleghi: Sergio Martino, Pupi Avati, Ruggero Deodato, Lino Capolicchio, Antonio Tentori e altri. Pupi soprattutto è rimasto molto soddisfatto del lavoro finale. Credo, in qualche modo, di aver potuto aprire una strada, anche se non è certamente facile come operazione. Questo almeno per me, che ho preso in mano la prima cinepresa 8mm a soli 13 anni, raccogliendo quindi una mole di girato mastodontica. Forse per i ragazzi di oggi, un giorno sarà più facile aver già tutto memorizzato, grazie alla tecnologia e ai mezzi oggi a disposizione, ma per me è stato certamente più complicato. Certo, ho potuto fare però delle cose eccezionali con la mia cinepresa, che portavo sempre a tracolla, come ad esempio realizzare un piccolo backstage de La moglie del prete con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, mentre Dino Risi girava a Padova il suo film. Delle vere e proprie chicche insomma, che ho inserito nella mia autobiografia. Spero quindi di poterla far circolare a breve su qualche emittente e magari proprio nella prossima edizione di Giallo Berico.

Si vocifera di un tuo ritorno al giallo. Cosa puoi dirci? 

Spesso ricevo mail o messaggi di fan che mi chiedono quando ritornerò al giallo. In realtà, già 12 anni fa avevo deciso di tornare al giallo e con Marisa Andalò avevamo scritto anche una sceneggiatura molto bella, Il tarlo del male, che interessò anche diversi produttori. Ma il cinema italiano prevede molta pazienza e costanza, che personalmente non ho, per via dei suoi tempi lunghi e delle occasioni poi mancate. Quindi, ho abbandonato il tutto. Ora, assieme a Marisa, abbiamo nuovamente deciso di tornare al giallo, con una sceneggiatura che vede coinvolto anche Antonio Tentori. C’è un produttore molto interessato, ma è già passato un anno e ancora non si è fatto nulla. Vedremo che ne sarà. Personalmente, ho quindi molta voglia di tornare al giallo. Ho due sceneggiature pronte, e il produttore mi ha chiesto di apportare alcune modifiche sulla seconda, in quanto permetterebbero di accelerare i tempi, cosa che però devo ancora valutare. Quindi il mio ritorno al giallo ci sarà, sì, e speriamo quanto prima così da poter fare questo omaggio a me stesso e ai miei fan.