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Tristezza

Autore:
Federico Reggiani, Angel Mosquito
Editore:
Neo Edizioni

Il nostro giudizio

La pandemia del Covid-19 è un trauma collettivo che, una volta debellata la malattia, lascerà un segno profondo e duraturo e richiederà un’elaborazione che sarà compiuta anche attraverso una serie di opere che, in qualche modo, affronteranno l’argomento (voglia il cielo che ciò non avvenga sotto forma di una lunga, banale, inutile serie di diari del lockdown tutti uguali a loro stessi). La pandemia stessa, tuttavia, è un sottogenere che da ben prima del 2020 gode di una certa fortuna presso i narratori. In particolar modo dal secondo dopoguerra, con l’affermarsi di una società di crescente complessità e dipendenza dalla tecnologia, le opere che narrano un’epidemia globale sono opere politiche, che riflettono sull’impatto economico e sociale della pandemia. Dall’immortale serie TV I sopravvissuti passando per il recente romanzo Febbre, di Ling Ma, la pandemia è un’occasione per riflettere sull’uomo come animale politico, in uno scenario in cui la società viene riportata al grado zero.

Non è da meno Tristezza, il fumetto degli argentini Federico Reggiani e Angel Mosquito, che racconta la vita di un gruppo di sopravvissuti a un’epidemia del male che dà il titolo al libro, una forma di apatia che sfocia in un accesso di rabbia prima di causare la morte del malato. I protagonisti provano a ricostruire una forma di società per conto loro, curandosi anche dell’educazione dei bambini nati dopo il crollo della civiltà, senza mai aver conosciuto il mondo prima della pandemia, per poi confluire, a fronte di un pericolo imminente, in una comunità più grande e organizzata. Reggiani racconta una vicenda che lascia da parte gli aspetti più spettacolari di questo scenario post apocalittico per concentrarsi sulla riflessione politica. Fino a quando è possibile ricostruire la società? Quanta libertà è lecito sacrificare in favore della sicurezza, seppure in condizione di pericolo imminente? Quanto sono importanti le nuove generazioni?

Senza trattare la questione in maniera didascalica, Reggiani mette in scena una vicenda fatta di storie di vita quotidiana e di personaggi umani, realistici, quasi banali nel loro semplice ma reale desiderio di una vita tutto sommato tranquilla e di un posto sicuro da chiamare casa. Perché alla fine la società parte da questo, dalle interazioni semplici e quotidiane di cui è fatta la nostra vita da quando, ogni giorno, ci alziamo e mettiamo il naso fuori di casa, a prescindere dal grado di complessità raggiunto dalla nostra società. Solo che quando il mondo per come lo conosciamo non esiste più, tutto va ricostruito da capo e ogni piccola conquista è una questione di vita o di morte, mettere il naso fuori di casa non è più un’opzione e ricostruire una qualsiasi forma di società diventa la condizione necessaria per la sopravvivenza e per la soddisfazione delle condizioni basilari per una vita che possa chiamarsi tale. Nella sua semplicità, Tristezza centra il punto anche grazie alle tavole di Mosquito, che raccontano con un ritmo che ricorda per certi versi i fratelli Hernandez del miglior Love & Rockets. Una rilettura interessante, che porta nuova linfa a un genere forse inflazionato ma certamente attuale.