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Tokyo Revengers vol. 1-2

Autore:
Ken Wakui
Editore:
Edizioni Jpop

Il nostro giudizio

Incasellare in un genere un fumetto come Tokyo Revengers non è del tutto semplice. Abbiamo un ragazzo, un ventiseienne disoccupato che non ha mai superato il trauma della morte di una sua amica, che fu la sua unica fidanzata nell’adolescenza. Abbiamo la scoperta della capacità di tornare indietro nel tempo, ma non proprio a caso. Seguendo determinate regole. Abbiamo una gang che sta diventando sempre più potente. Abbiamo una strategia completamente fuori dagli schemi per salvare la ragazza. Dovendo trovare un genere adatto a questo manga di Ken Wakui, si potrebbe usare la definizione slipstream, forse non proprio pertinente al fumetto giapponese ma in qualche modo adatta a quest’opera in particolare.

Slipstream è un termine che indica la narrativa mainstream in cui, per lo più in maniera non convenzionale, filtrano elementi della narrativa fantastica. Senza usare termini pertinenti ai fan hardcore del fumetto giapponese, è una definizione calzante per un fumetto stranamente sui generis. Perché Tokyo Revengers ha qualcosa di particolare, un suo fattore X piuttosto sfuggente, che lo rende un’opera molto singolare. Non è la caratterizzazione dei personaggi, di buon livello ma che non si discosta dai canoni del genere. Non è il disegno, godibile ma non unico. In generale, non si può dire che Tokyo Revengers  presenti soluzioni narrative uniche o inedite. Eppure non è facile inquadrarlo. Ha una voce tutta sua, riesce a essere diverso anche se non si capisce perché.

In ogni caso, funziona. Si lascia leggere, è un manga godibile anche per chi il fumetto giapponese non lo mastica. La trama è avvincente, l’intreccio ben costruito e il ritmo è serrato, ti prende. L’opera di Ken Wakui è un semplice page turner che fila via dritto come una fucilata. Il che non è poco, in un settore in cui la proposta è sovrabbondante e il livello non sempre adeguato. Tokyo Revengers è un ottimo fumetto all rounder, ben realizzato in ogni sua componente e con tutte le parti in equilibrio fra loro, un’opera realizzata con una buona padronanza del mezzo narrativo in ogni suo aspetto. E forse, più che una definizione, è questo che conta. Il fatto che è divertente, e che si legge volentieri.