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Primavere autunni

Autore:
Matteo Demonte e Ciaj Rocchi
Editore:
Becco Giallo

Il nostro giudizio

Una delle peculiarità di maggior valore del graphic journalism è di riuscire, tramite un linguaggio meno ostico di quello di altri media, a creare un punto di facile accesso a fatti e problematiche altrimenti non sempre immediati per chi non è informato nello specifico. Spesso la lettura di un fumetto realizzato con gli scopi e, parzialmente, con i metodi dell’indagine giornalistica ci offre informazioni e spunti di riflessione niente affatto scontati. Questo è il caso di Primavere e Autunni, realizzato da Matteo Demonte e Ciaj Rocchi, che racconta una storia poco conosciuta eppure parte integrante del tessuto sociale del nostro paese: quella delle prime comunità cinesi. Il fumetto prende le mosse dal vissuto di Wu Li Shan, giovane giunto a Milano dalla profonda Cina rurale negli anni ’30 che, iniziando come venditore di cravatte fino a diventare un imprenditore di primo piano nel settore tessile della capitale economica italiana, ha vissuto diverse età del nostro paese, dalla guerra agli anni della contestazione, integrandosi in una maniera che tanti potrebbero considerare impensabile.

Italia e Cina a confronto sul piano culturale, imprenditoriale e sociale, due mondi che comunicano in maniera pacifica e proficua. La rivoluzione maoista sarà in questo senso uno spartiacque, poiché dopo di essa Wu Li Shan, sentimentalmente legato alla fazione nazionalista, non farà più ritorno al paese natio mettendo definitivamente radici, e al tempo stesso non mettendole mai, a Milano. Wu si sposerà con un’italiana, Giulia, con la quale darà origine a una famiglia numerosa e a un piccolo impero economico, saldo nelle proprie origini ma aperto alla sua nuova patria, tessendo rapporti sociali e amicizie sia con italiani che con i propri concittadini, spesso aiutati fattivamente in virtù di un modo di far rete non dissimile dal nostro.

Primavere e Autunni offre una prospettiva nuova e inedita su alcune tematiche quali l’immigrazione e qull’entità per noi poco comprensibile chiamata Cina. Lo stile chiaro e quasi documentaristico è la forza e al tempo stesso il limite del volume. La narrazione è perfettamente comprensibile e interessante ma, al tempo stesso, fredda e poco incisiva. Primavere e Autunni manca di pathos e fallisce laddove una delle intenzioni era rendere un affettuoso tributo, ricordiamo infatti che Matteo Demonte è il nipote di Wu Li Shan e che, a differenza del nonno, si recherà in Cina per approfondire le proprie radici culturali. Opera interessante, merita di essere letta se non altro per il valore divulgativo.