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Pangolino

Autore:
Marco Tonus e AA.VV.
Editore:
Autoproduzione

Il nostro giudizio

La nostra è un’epoca iperconnessa e iperveloce, figlia della connessione alla portata di tutti, un contesto in cui meme, gag e intere reti di riferimenti nascono e muoiono in un lampo, sviluppandosi praticamente all’istante spesso intorno a niente più che un singolo, irrilevante fatto di cronaca che in qualche modo si presta all’umorismo. La pandemia del Covid-19, con le sue fasi e il bombardamento a tappeto di notizie, ha generato una mole impressionante di materiale di discussione tanto pervasivo quanto di breve durata, dalle battute sull’Amuchina a quelle sui runners. Pangolino, un’autoproduzione a opera di Marco Tonus in collaborazione con diversi fumettisti, è un fumetto satirico che fa il verso a Topolino, che ha per oggetto proprio tutto il rumore mediatico e social creatosi intorno all’emergenza Coronavirus, tutti gli argomenti di dibattito più o meno informato, le mode passeggere e le credenze più comuni.

L’operazione ricorda da vicino Il Ruspa di Stefano Antonucci, il fumetto satirico che bersaglia Salvini con l’imitazione esilarante di un magazine per bambini. L’operazione è simile, lo stesso Antonucci è fra i collaboratori di Pangolino, ma il gioco questa volta non riesce. Laddove Il Ruspa era caratterizzato da un’unità d’insieme forte che dava al fumetto una sua continuità nonostante fosse diviso in momenti di narrazione, finti giochi e altri elementi parodistici, Pangolino di questa frammentarietà risente. A un livello puramente logico il gioco si capisce e ha più di un momento intelligente, con tante citazioni colte che richiamano proprio i vecchi Topolino dell’epoca, ma spesso l’umorismo non va a bersaglio impedendo al lettore di entrare davvero in sintonia con il fumetto.

In particolar modo le singole storie a fumetti sono molto brevi ma senza quella carica fulminante che ne renderebbe l’umorismo efficace anche in tre vignette. Sì, strappano un sorriso ma in definitiva lasciano poco. Molto azzeccate invece le finte pubblicità che, tuttavia, non bastano a tenere su un lavoro troppo discontinuo per lasciare veramente qualcosa. Peccato, perché il potenziale non manca.