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Nameless

Autore:
Grant Morrison, Chris Burnham
Editore:
SaldaPress

Il nostro giudizio

Ci sono opere che ridefiniscono i limiti di un medium, e ci sono opere che ridefiniscono il concetto stesso di limite schiacciando l’acceleratore in una determinata direzione al punto che viene spontaneo chiedersi se ci sia o meno un punto, a livello narrativo, oltre al quale si può arrivare, o se sia solo questione di come si sorpassa la soglia portandola sempre più in là. Nameless, di Grant Morrison e Chris Burnham, è esattamente questo. Morrison non è certamente nuovo a una scrittura per nulla immediata, articolata su molteplici livelli di lettura e infarcita di simboli, riferimenti e ammiccamenti che richiedono una cultura enciclopedica per essere colti. Questa volta, tuttavia, lo scrittore scozzese ha portato la sua poetica all’estremo, procedendo per accumulo per quanto riguarda i rimandi e costruendo, nel frattempo, una scatola cinese di storie intrecciate l’una con l’altra in una trama fitta al punto da essere disorientante, in alcuni passaggi al limite del decifrabile.

Il risultato ricorda il miglior David Lynch, una narrazione che salta a piè pari il razionale diventando puro ritmo e movimento, un dispositivo di una ricchezza e di una complessità disarmanti che, sì, può essere almeno parzialmente decodificato, ma può essere esperito anche a livelli completamente diversi. Nameless è una bomba a grappolo in grado di esplodere a tutti i livelli, dall’epidermico all’inconscio più profondo passando, se proprio si vuole, ma davvero lo sforzo non è richiesto, per la logica. Morrison non si risparmia, scrive a briglia sciolta, racconta l’apocalisse definitiva venata dell’orrore più nero, impastando tecnologia, occulto e grandeur all’insegna dell’high concept più puro. Il risultato è un cocktail dirompente di horror e fantascienza dalle atmosfere lovecraftiane.

Le matite di Chris Burnham lavorano in sintonia perfetta con i testi di Morrison seguendone le evoluzioni alla perfezione in una serie di tavole iper-dettagliate, vertiginose nella costruzione, con una varietà di atmosfere che va dal vertiginoso al disturbante, in grado di suscitare orrore come meraviglia senza mai perdere un colpo di quel ritmo sempre e comunque tirato come una corda di violino grazie a una regia pressoché perfetta. Nameless è impegnativo, a tratti ostico, ma il payoff è semplicemente immenso. Semplicemente incredibile.