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La lupa

Autore:
Lorenzo Palloni
Editore:
Saldapress

Il nostro giudizio

Quello che si fa con i codici consolidati di un genere narrativo è un gioco pericoloso, un percorso disseminato di trappole come il manierismo, il pastiche trito e ritrito o, peggio ancora, l’opera derivativa. Scopiazzare i classici facendo passare l’operazione per un tributo sentito, una citazione colta o, termine abusato e meno compreso della fisica quantistica, metaletteratura. I generi letterari sono oggi vittima di un rimescolamento ossessivo che sconfina ampiamente nell’onanismo, una sega mentale a due mani che soffoca il benché minimo segnale di originalità, anche solo nella voce. Oppure sei bravo, e i codici del genere li mastichi, anzi, ci fai quello che Audrey Horne fa con il picciolo della ciliegia in Twin Peaks, e sforni un’opera dal respiro internazionale che mena come un cazzotto al plesso solare e fila via tanto liscia che all’ultima pagina non hai ancora recuperato il fiato.

Tipo Lorenzo Palloni, con il suo La lupa, un noir potente che ripercorre i sentieri battuti del genere con la sicurezza di chi sa di star facendo bene e non cerca l’originalità a tutti i costi, perché sa che se le storie le racconti come si deve non hai bisogno di stupire con gli effetti speciali. C’è tanto in La lupa, i classici buoni assorbiti e metabolizzati in un fumetto consapevole di vivere in una biosfera di opere venute prima e che ormai sono parte imprescindibile di un ecosistema. C’è l’autodistruzione consapevole dello Stephen King di Uscita per l’inferno, la disperazione buia e secca di Leo Malet, il tratto sporco ma essenziale del David Mazzucchelli di Batman Anno Uno.

C’è tanto altro, ma il succo è che Palloni è quello che i grandi narratori devono essere: un lettore avido e consapevole. Una trama semplice e lineare che prende corpo in un crescendo che serra le fila in una progressione dosata con precisione, una protagonista che, sebbene possa apparire cliché a un primo sguardo superficiale, nasconde una caratterizzazione lucida e profonda e il modo in cui tutto, alla fine, ha senso e al tempo stesso non ne ha si mescolano in una narrazione ricca, solida e soddisfacente, un noir durissimo ma senza compiacimento. Una storia cupa e ultraviolenta che non cerca l’originalità preferendo vivere di un’esecuzione da applausi.