Featured Image

Il mondo in una bottiglia

Autore:
Osamu Tezuka
Editore:
J-Pop

Il nostro giudizio

Ci sono soprannomi impegnativi, con implicazioni serie. Se ti chiamano “dio”, o sei un mostro in quello che fai, o la tua figura riveste un’importanza storica estrema. Possibilmente ti si possono attribuire entrambe le caratteristiche. “Eric Clapton is god”, si diceva del celebre Slowhand, un caposaldo del blues mondiale, mentre Osamu Tezuka veniva soprannominato “Il dio dei manga”. La sua importanza storica è indiscutibile. Creatore di una lunga serie di personaggi per ragazzi oramai impressi nell’inconscio collettivo, da Astro Boy alla Principessa Zaffiro, e di capolavori a fumetti di una complessità strutturale e di una profondità tematica che a tutt’oggi trovano pochi termini di paragone, come Gringo e La fenice.

Tezuka aveva una padronanza mostruosa del mezzo narrativo, riusciva a gestire in una singola opera una quantità di materiale, con una densità di situazioni e di soluzioni narrative che ad altri autori sarebbe bastata per una carriera intera. Succedono tante cose in un volume di Osamu Tezuka, con un ritmo vertiginosamente alto e una frequenza di cambi di registro che afferrano il lettore per il collo e lo costringono a una concentrazione molto profonda per non restare disorientato e perdersi in una narrazione fiume che non si risparmia mai, in nessun aspetto. Graficamente, Tezuka è semplice solo all’apparenza ma a una lettura più attenta le architetture delle sue tavole non sono meno complesse della scrittura delle sue sceneggiature.

Il mondo in una bottiglia, opera considerabile come minore ma solo se ci si limita alla fama della stessa, sintetizza tutto questo. Tezuka, come sempre, va all in con una storia massimalista, un piano di vendetta azzardato e articolato che ha conseguenze globali, una vicenda corale ricca di attori che l’autore coordina in un intreccio complesso e rocambolesco in cui tutto, alla fine, ha senso. Il mondo in una bottiglia è una cavalcata ricca, una lunga tirata che ti lascia piacevolmente sfiancato se anche solo te lo leggi per godere della narrazione, senza contare che Tezuka non perde mai occasione per riflettere sia del giappone, e delle sue contraddizioni profonde, sia della natura umana in un senso più ampio e universale, dando alle sue opere un punto di profondità filosofica che le rende a tutt’oggi dei classici, superandone i pochi aspetti che al lettore contemporaneo potrebbero sembrare un po’ datati.