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I moti celesti

Autore:
Michele Peroncini
Editore:
Coconino

Il nostro giudizio

Per i carruggi di Genova si aggirano tre sfaccendati che rispondono ai nomi di Fausto, Siro e Gian, tre irrequieti cronici senza una direzione precisa che campano di espedienti, prevalentemente svuotano cantine rivendendone gli oggetti più o meno di valore che ci trovano, vivendo la loro amicizia un po’ alla giornata, all’insegna dell’edonismo scanzonato. Ma Genova è una città che nasconde più di quel che mostra e, squarciato il velo di quel che gli occhi vedono alla luce del giorno, avventura e situazioni surreali attendono i tre protagonisti che compiranno un viaggio nel ventre delle cose, dove le ombre si muovono e rivelano sorprese inaspettate.

I moti celesti, di Michele Peroncini, è un fumetto dal respiro europeo che trasuda una sensibilità nell’arte di raccontare le storie che oggi pare esser diventata merce rara, quell’anarchismo da film anni ’70 che riesce a tenere in piedi un’opera, e a farlo con un ritmo invidiabile, pur non prendendo una direzione precisa. Un raccontare vagabondo che sembra non voler raggiungere un punto particolare pur riuscendo a unire gli eventi con un filo rosso che dà un senso al loro scorrere elevandoli a qualcosa di più che una serie di scene affastellate. I moti celesti ricorda tante storie, e tutte belle. Ricorda il vagabondare un po’ cazzone e pieno di un’inesauribile voglia di tirare per il culo l’universo di Amici Miei, e in generale quel muoversi senza troppo bisogno di uno scopo che caratterizzava il percorso dei protagonisti di un certo cinema che oggi non si fa più. Fausto, Siro e Gian se la cavano un giorno per volta, navigano a vista senza una progettualità e dalle situazioni si tirano fuori man mano che ci finiscono dentro, con l’improvvisazione.

Visivamente, I moti celesti trasuda fumetto francese da tutti i pori ma non quello avventuroso e popolare con le sue tavole realistiche e iper dettagliate, quanto piuttosto il tratto cartoonesco di Cyril Pedrosa da cui Peroncini sembra prendere le mosse per realizzare disegni sembrano prendere le tendenze più attuali del fumetto europeo reinterpretandole con una sensibilità fresca ma anche colta, che induce il lettore a pensare che l’autore è un artista di belle letture e radicato nel suo territorio fumettistico. L’effetto è sì moderno ma con un retrogusto fané, I moti celesti è godibile senza risultare datato eppure quel retrogusto di un’altra epoca, di un altro tempo e di un altro modo di fare e consumare storie lo lascia, con quel suo cambiare atmosfera tanto ondivago che passa dalla risata al mistero da Monicelli a Pupi Avati senza inciampi che facciano stridere la lettura. Un fumetto immerso nel suo tempo, che non è solo il suo presente.