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Danger Street vol.1 – Le colpe dei giusti

Autore:
Tom King, Jorge Fornès
Editore:
Panini Comics

Il nostro giudizio

Metamorfo L’Uomo Elemento, Warlord e l’incarnazione meno conosciuta di Starman vogliono disperatamente unirsi alla Justice League per entrare nel giro che conta. Impresa niente affatto semplice per tre supereroi di serie B come loro, ed è per questo che la banda trafuga un artefatto che permette di evocare il dio malvagio Darkseid. Sconfiggendolo in battaglia, i tre intendono farsi notare dai più grandi supereroi della Terra. Peccato che qualcosa vada storto innescando un effetto domino che coinvolgerà un gruppo di teppisti, una poliziotta in cerca di vendetta, un giornalista dai toni sensazionalistici che di notte combatte il crimine, divinità spaziali alle prese col destino dell’universo e un gruppo di mutanti additati come terroristi.

Danger Street, scritto da Tom King e disegnato da Jorge Fornès, è una miniserie che riprende un progetto meteora della DC Comics lanciato negli anni ’70 e durato per poche uscite, 1st Issue Special, una testata che ogni mese lanciava un nuovo personaggio, per lo più destinato a diventare marginale, al fine di sperimentare nuove collane e proseguire quelle che vendevano meglio. King opera una sorta di reboot della testata narrando un racconto corale noir costruito intorno all’effetto biglia sul piano inclinato prodotto dalla fallita evocazione dei tre supereroi di seconda fascia. Il pastiche funziona, Tom King è anzitutto uno scrittore capace, che padroneggia la tecnica necessaria a gestire una quantità elevata di personaggi e di trame facendoli intrecciare in una big picture non soltanto priva di buchi o scollature di sorta, ma caratterizzata da un forte senso di unità dato da un’atmosfera che amalgama con gusto elementi molto eterogenei tra di loro, dalla storia di vendetta di strada alla minaccia cosmica ai confini dell’universo. Nulla stride, tutto gira a dovere e lo fa in una struttura dal funzionamento complesso in cui girano un gran numero d’ingranaggi con un’armonia elevata.

Il segno grafico di Fornès, così simile a quello di Francisco Francavilla, non solo è funzionale all’atmosfera cupa di Danger Street, ma rappresenta correttamente le diverse anime dell’operazione: quella da noir metropolitano non meno di quella da fumetto supereroistico anni ’70 con quella voglia di sperimentare creando prodotti strani, irregolari e con quella punta di psichedelia molto caratteristica del periodo. I disegni di Fornès hanno un’estetica da crime story in cui l’elemento cartoonesco e supereroistico s’inseriscono senza stridere in un modo che ricorda il lavoro di Miglnola su Hellboy. Il risultato è intrattenimento, sì, ma estremamente godibile, un page turner che fa venir voglia che il secondo volume arrivi presto, un volume di puro buon fumetto realizzato con un livello qualitativo molto alto da autori scafati che conoscono il genere ma che lo sanno anche declinare in maniera fresca e contemporanea.