Casa, dolce casa: 12 film sulla dimora-prigione

I titoli più curiosi dalle origini della Settima Arte sino ai giorni nostri
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Costretti a rimaner tappati fra le quattro anguste mura domestiche, con l’unica ancora di salvataggio di qualche partita a Peggle e diverse poco convinte spulciatine alla capiente libreria Netflix, capita a volte di sentirsi drammaticamente abbandonati a sé stessi. Quasi come se si fosse prigionieri del proprio appartamento, costretti, contro la nostra volontà, a trasformarci in autentici reclusi in terra amica. Gli spazi sembrano farsi sempre più piccoli, i rumori sempre più squillanti e, nel giro di pochi secondi, eccoci tutti provetti agorafobici, con la mente imbottita di mille allucinazioni perverse. E noi, condividendo appieno il vostro malessere e assecondando la vostra cinefila sete di svago, pronti e scattanti a servirvi come sempre, abbiamo ben pensato di farvi cosa gradita apparecchiando un piccolo compendio dei titoli più curiosi e generalmente meno di film sulla dimora-prigione, dove povera gente come tutti noi si trova, per un motivo o per l’atro, tappata forzatamente nella proprio casuccia, costretta a vender cara la pellaccia contro invasori interni o esterni oppure, semplicemente,  impossibilitata a metter fuori dall’uscio la punticina del proprio nasino. Trap movie, home invasione, psycho thriller, e chi più ne ha più ne metta. Rigorosamente e cronologicamente ripescati per voi dalle origini della Settima Arte sino all’anticamera dei giorni nostri.

1. The Lonely Villa (D.W. Griffith, 1909)

Lonely Villa

Ben prima dei vari You’re Next, The Purge e compagnia cantante, quel gran pioniere della celluloide che risponde al roboante nome di D.W. Griffith, aveva già ben in mente i futuri significati di home invasion e trap movie, arrivando a confezionare un piccolo fondamentale gioiellino di tensione di nemmeno venti minuti, nel quale, per la prima volta nella storia del bianco schermo, un trio di giovani incaute pulzelle si trovano a dover difendere sé stesse e la propria familiare alcova dalle zozze grinfie di un gruppetto di loschi malintenzionati. Tappate ben bene nel loro appartamento, una madre (Marion Leonard) e le sue due figliolette (la baby star Gladys Egan e la futura reginetta d’America Mary Pickford) tenteranno di resistere all’assedio, prima che i buoni di turno, nella miglior tradizione da happy ending hollywoodiano, accorrano per salvare capre e cavoli. Notevole assai!

2. Suspense (Lois Weber, Philips Smalley, 1913)

suspence

Non molti avranno ben presente la cara Lois Weber e la sua pionieristica attività di attrice e regista, nella quale spuntò a sorpresa un proto thrillerino di dieci minutini scarsi, nel quale la Nostra, oltre a battere personalmente ogni singolo ciak, si catapultava davanti all’obiettivo per impersonare una casta mogliettina costretta a battersi per la propria sopravvivenza. Quando un lascivo vagabondo, dopo averla notata tutta sola soletta nella sua bella casuccia, pensa bene di farle una sgradita visita, ecco che la nostra signorina si ritrova letteralmente prigioniera in casa propria, percependo nel frattempo l’ansiogeno sopraggiungere del molestatore, mentre il marito, in contatto telefonico, sorbisce impotente l’incalzante telecronaca dell’assalto alla sua bella sposina. Il cortometraggio mette addosso una fottutissima ansia, nonostante l’immancabile salvataggio all’ultimo secondo sia ovviamente pronto in agguato dietro l’angolo.

3. Il vento (Victor Sjöström, 1928)

il vento

Chi lascia la casa vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova! Con tutte le dovute parafrasi del caso, questo deve essere stato a lungo il cruccio della bella e virginale Lillian Gish dopo aver abbandonato la tranquilla Virginia per andare ad abitare, assieme al cugino e alla di lui moglie, in una diroccata catapecchia nel buco dello sfintere del deserto americano. Una drammatica scelta del cacchio, non c’è che dire! Come se non bastasse, poi, la signorinella sarà addirittura costretta a passare dalla padella alla brace, infilandosi in un infelicissimo matrimonio che la condurrà a tapparsi definitivamente in una nuova macilenta dimora. Nella quale, tutta sola a causa del totale disinteresse dell’arcigno marito, inizierà a sbroccare pesantemente, anche e soprattutto a causa di un tagliente e implacabile vento che soffia inesorabile su ogni cosa. Un maledetto ventaccio che soffia… soffia… soffia… WEEEEENDY!!! SONO A CASA AMOREEEEE!!!

4. The House of Mistery (William Nigh, 1934)

House of mistery

Che diamine c’azzecca, direte voi, una scimmia con gente imprigionata in un lugubre maniero afflitto da un’oscura maledizione?! Parecchio! Almeno stando all’intrigante pièce teatrale The Ape di Adam Hull Shirk, trasportata sullo schermo nella forma di un tesissimo e classicamente goticheggiante trap movie, i cui protagonisti, dopo essersi andati a rinchiudere per il fine settimana in una terrificante dimora di proprietà di un sinistro individuo, reo di aver trafugato alcune gemme da un antichissimo tempio indù, inizieranno a intuire a proprie spese la fregatura che cova sorniona sotto il tappeto. Pare infatti che i gioielli sgraffignati non solo siano maledetti di per sé, ma che un ulteriore rincaro al già consistente maleficio provenga dallo spirito vendicativo di un scimmia sacra, accoppata durante la fase di estrazione del bottino. Spiritello che sembra essere tornato in pista per impedire agli spaventatissimi topolini in trappola di lasciare vivi i confini della sperduta proprietà.

5. Angoscia (George Cukor, 1944)

Angoscia

E’ brutto da dire, ma pare proprio che, sul grande schermo, le donzelle non vogliano proprio imparare la lezione. Si sposano con il bel pianista di turno, spesso sull’onda di un maldestro colpo di fulmine. Vanno ad abitare nella di lui principesca e gotica dimora che, a confronto, il castello del Dottor Frankenstein è una Spa a cinque stelle. Dopo il primo mesetto d’infatuazione vengono, ovviamente, mollate per conto proprio dall’occupato consorte. Ed è qui che, sole solette con i propri fantasmi interiori e (forse) anche con qualche demone ben più tangibile, iniziano a dare di matto. Soprattutto se i corridoi e le stanze della loro nuova immensa magione sembrano nascondere presenze capaci di far perdere il senno anche alla più tosta delle ragazze. E, a dirla tutta, Ingrid Bergman una ragazza tosta lo è senz’altro. Altrimenti non si sarebbe trovata tra le mani un Oscar come miglior attrice protagonista di un mystery thriller che ha tutte le qualità del titolo che fieramente porta.

6. Alan, il conte nero (Joseph Pevney, 1951)

Alan il conte nero

Il titolo originale del romanzo di Robert Louis Stevenson The Sire de Maletroit’s Door da cui il film è tratto risulta certamente più chiarificante. Quello poi della versione originale inglese, The Strange Door, non lascia certo molti dubbi in merito. Ci troviamo nella Parigi del XVII secolo, dove un perfido nobile – un immenso Charles Laughton – ha ben deciso di giocare un bruttissimo scherzo al fratello minore, colpevole, a suo dire, di avergli fregato da sotto il naso la fidanzatina di gioventù, morta in seguito di parto dando alla luce una bella nipotina. E così il nostro signorotto senza scrupoli dal dente avvelenato rinchiude per oltre vent’anni il proprio consanguineo in una buia e umida prigione ben nascosta nei sotterranei del proprio maniero, torturandolo ogni volta che gli gira e, per giunta, facendolo rodere ulteriormente con il tentativo di far sposare la dolce nipotina a un mascalzone patentato. Altro che Jigsaw ed enigmisti associati!

7. Spider Baby (Jack Hill, 1967)

spider bbaby

Uno degli oggetti cinematografici più deliranti e affascinati di tutti i tempi, scritto, diretto e montato in appena dodici giorni grazie alla presenza di un eterogeneo e sbarellattissimo gruppetto di attori, fra i quali, accanto ad anonima gentaglia pescata fresca fresca dall’oblio e ad esso opportunamente riconsegnata, spuntano anche nomi di un certo calibro, tra qui a sorpresa anche quello di Lon Chaney Jr. E sono proprio gli ormai celeberrimi retroscena alcolici del figlioletto del Fantasma dell’Opera che, fra le altre cose, hanno reso questo Blood Feast familiare un autentico oggetto di culto, il quale narra degli ultimi eredi di un’oscura e maledetta casata, afflitti da una stranissima e terribile malattia che li porta a regredire fisicamente e mentalmente ad esseri brutalmente infantili e letali, mossi dall’animalesco istinto di uccidere. Quando due incauti lontani parenti decidono di recarsi, assieme ad un avvocato, presso l’isolata casetta per rivendicarne la proprietà, ecco che l’insaziabile sete di sangue degli allegri residenti esplode in tutta la sua forza, costringendo i nuovi arrivati a un lungo e terrificante soggiorno forzato in quella che, di li a poco, si trasformerà certamente nella loro ammobiliata tomba. Dirige un Jack Hill in stato di grazia, ispirato dalla sacra dea della cannabis in canne e ossa.

8. Tundercrack! (Curt McDowell, 1975)

Thundercrack!

Notte buia e tempestosa. Lampi, ululati e vento in poppa. Una coppietta rimasta in panne cerca rifugio e ristoro presso la solita sinistra casa sperduta su di una collina, la quale è abitata da una donna sola soletta, interpretata dalla stramitica ex pornodiva Marion Eaton. Come si scoprirà di lì a poco, la padrona di casa altro non è che una drogata, alcolizzata e ninfomane, la quale ha probabilmente accoppato il maritino tempo addietro e ne conserva gelosamente per ricordo i testicoli sotto formalina. Quando però il tempo si placa e tutti tentano di accomiatarsi, l’attempata matrona farà di tutto per obbligarli a una permanenza forzata fra le proprie mura domestiche, innescando una girandola di depravazioni che si consumeranno attraverso ogni possibile tipologia, immaginabile e non, di copulazioni hard e soft core. Non mancheranno neppure atti osceni con un gorilla tenuto al guinzaglio in cantina e un rapido tutorial dei vari usi erotici di un fresco e fragrante cetriolo.

9. Di origine sconosciuta (George Pan Cosmatos, 1983)

di origine sconosciuta

Anche se a volte non sembra proprio, in certi casi la vita è un vero spasso. Soprattutto se sei un ben pagato architetto come Peter Weller e ti prepari a goderti un intero fine settimana di meritato riposo nella tua bella e spaziosa casa, approfittando della gita fuori porta della tua mogliettina e del caro figlioletto. Una vera pacchia! Almeno fino a quando non inizi a sentire strani rumori provenire da dietro ogni anfratto, mentre, con la coda dell’occhio, ti capita di scorgere una piccola pelosa presenza che sguscia via senza farsi mai acchiappare. Il legno rosicato, le provviste smangiucchiate e una gran quantità di minuscoli escrementi sparsi un po’ dovunque ti fanno subito capire di cosa si tratta. Un topo! Ma che dico topo: un grosso, viscido e impertinente ratto che, con la medesima dispettosa astuzia del celebre Topolino sotto sfratto non sembra voler affatto traslocare. Anzi, il piccolo figlio di buona topa sembra avere tutta l’intenzione di non renderti affatto la vita semplice, trasformando la tua dimora nel suo personale parco giochi. Chi topo ferisce di topo perisce!

10. Strategia di una vendetta (Frank Darabont, 1990)

strategia di una vendetta

Conosciuto anche con lo spoilerantissimo titolone di Sepolto vivo, il film narra dell’infame piano ordito da una perfida Jennifer Jason Leigh e dal suo amante medico William Atherton per accoppare il di lei maritino Tim Matheson, utilizzando un potentissimo veleno. Peccato che, a causa di un dosaggio errato, la letale pozione abbia solo l’effetto di addormentare profondamente il malcapitato di turno, il quale, creduto morto e interrato a tempo di record con tanto di funerale, si risveglia bello bello nella sua bara, dalla quale riesce piratescamente ad evadere per puro miracolo. Il redivivo si turno inizia dunque a escogitare un terribile scherzo espresso destinato ai suoi scellerati aguzzini. Dopo essere riuscito a riunire i due infami in cantina, facendosi credere addirittura un fantasma-zombie tornato appositamente dall’Altrove, sfruttando le proprie capacità di costruttore l’uomo inizia a segare, inchiodare e trapanare, convertendo la propria casa in un labirinto di cunicoli e anfratti che, a lungo andare, finiscono per trasformare l’abitazione in una vera e propria tomba. Chi la fa l’aspetti!

11. Nothing (Vincenzo Natali, 2003)

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La convivenza non è mai una cosa semplice. Soprattutto se a doverla mettere in pratica sono due amici del cuore, costretti a una lunga reclusione forzata per evitare di dover rendere conto all’impresa di demolizione che vorrebbe dargli il ben servito, abbattendo la loro amata casetta considerata ormai non più agibile. Costretti a barricarsi in casa per sfuggire all’assalto combinato di polizia, creditori e funzionari governativi, i due compari iniziano ben presto a non sopportarsi più, arrivando a imporre dei confini virtuali alle varie stanze della casa e, giunti al culmine dell’insofferenza, desiderando addirittura la scomparsa fisica dell’altro. Ed è qui che arriva il bello. I due ragazzi, infatti, scoprono con grande sorpresa di poter eliminare ogni oggetto intorno a sé semplicemente con la forza del pensiero, sfruttando questa surreale capacità per ingaggiare una lotta reciproca che li ridurrà a due sole teste parlanti in un bianco nulla cosmico.

12. La verità nascosta (Andrés Baiz, 2011)

la verità nascosta

Che fine a fatto la bella Clara Lago? Questa è la fatidica domanda che a lungo tormenta il giovane direttore d’orchestra Lorenzo Scattorin, almeno fino a quando, curate a tempo di record le ferite dell’amor scomparso, non decide di portarsi a casa la bella Marisa Della Pasqua, con la quale si da a una vita tranquilla e apparentemente serena all’interno della grande villa acquistata assieme alla precedente desaparecida.  Ma strani rumori iniziano a provenire dalle tubature, colpi ritmici colorano le lugubri nottate e una minacciosa sensazione di presenza aleggia in ogni stanza. Il solito spettro? Non proprio. Semplicemente la fu signorina Lago è in realtà viva e vegeta,intrappolata, senza apparente possibilità d’uscita, in un bunker segreto, nel quale l’incauta ragazza aveva malauguratamente pensato di nascondersi per testare la fedeltà del maritino in caso di una sua possibile fuga domestica. La bella prigioniera si trova dunque ora senza più scorte per poter sopravvivere e costretta a ingaggiare una forsennata corsa contro il tempo per trovare uno stratagemma con cui rivelare alla nuova padrona di casa la propria presenza. Che ansia ragazzi!