Euphoria

Riflessioni sulla serie di Sam Levinson
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Il 12 Settembre, alla serata degli Emmy Awards, Zendaya ottiene il suo secondo riconoscimento come miglior attrice protagonista in una serie drammatica: Euphoria. È la più giovane attrice della storia a vincere due volte questo premio ed è importante parlarne non solo perché la sua interpretazione nel ruolo di Rue è a dir poco straordinaria, ma perché di serie televisive come quella scritta e diretta da Sam Levinson ne avevamo un disperato bisogno. In molti prima di lui hanno provato a cimentarsi con le tematiche giovanili e a rappresentare il mondo dell’adolescenza e ciò che comporta viverla al giorno d’oggi, ma i risultati ottenuti da questo prodotto hanno superato ogni precedente tentativo. I protagonisti sono giovani liceali che si confrontano con un sistema ostile e claustrofobico, che li ostacola e non li comprende. Ciascun personaggio incarna un tema che viene portato avanti in maniera autentica. Non era facile unire in sole due stagioni una quantità di argomenti tanto importanti e ormai al centro dei dibattiti quotidiani, ma il regista statunitense ci è riuscito, anzi, meglio, gli ha dato una voce reale. Nell’episodio pilota della prima stagione viene mossa subito una critica al sistema sanitario americano, colpevole di medicalizzare con troppa superficialità i ragazzi sin dalla giovane età: a Rue, la protagonista principale della serie, vengono diagnosticati a soli undici anni il disturbo d’ansia generalizzata, l’iperattivismo, il disturbo ossessivo compulsivo e una possibile forma di bipolarismo.

Soluzione: prescrizione di psicofarmaci che, da un certo punto della sua vita in avanti, lei sceglierà di togliere radicalmente, generando così una maggiore tendenza a sviluppare forme di dipendenza, nel suo caso oppiacei e, in un secondo momento, anche affettiva nei confronti di Jules, la sua nuova migliore amica e fidanzata. Quest’ultima è un’adolescente transessuale che permette di affrontare il tema della transizione per la prima volta in un teen drama. Viene inoltre sviscerato nel corso degli episodi il tema della sessualizzazione del corpo femminile e la condizione di prigionia dallo sguardo maschile tramite il personaggio di Cassie, forse uno dei più discussi della serie. Anche la grassofobia che dilaga nei prodotti televisivi viene scardinata attraverso la giovane Kat che, dopo aver subito episodi di bullismo a causa del suo fisico, riuscirà ad accettare il suo corpo e deciderà di utilizzarlo per ricevere soldi in cambio di prestazioni online. La repressione dei propri istinti e la scoperta della propria identità sessuale sono invece trattati dal personaggio di Nate, il classico capitano della squadra di rugby che passa la propria vita a difendere la sua apparente virilità, anche a costo di utilizzare la violenza in cambio del rispetto.

La sua fidanzata, Maddie, rappresenta la fragilità che sta dietro ad una relazione disfunzionale e violenta, mentre McKay, cresciuto con una sola regola, essere il miglior giocatore di football, incarna appieno le implicazioni che comportano l’essere schiavi del giudizio esterno e l’essere prigioniero di una mascolinità tossica che non consente di vivere la vita e gli affetti con la spontaneità che meritano. Nessuno di questi personaggi è costruito per schierarsi dalla parte dei buoni o dei cattivi: ciascuno di loro è vittima del sistema di cui fanno parte. Ad ogni episodio commettono un’azione che ci allontana o ci avvicina a loro e questo spinge a ragionare sugli argomenti, sulle motivazioni, sulle conseguenze dei temi affrontati. Il tutto è condito da outfit eccezionali, merito della costumista Heidi Bivens, che tra makeup glitterati e iconici e abiti sopra le righe, ha dato vita a veri e propri trend. Infine la regia: se il pubblico si è legato in modo così entusiasta ad Euphoria una parte del merito va ad una camera che ha seguito i personaggi assumendo punti di vista sempre diversi, eseguendo movimenti virtuosistici e giocando su realtà e finzione, insistendo sulla deformazione della realtà come effetto delle droghe. Questa serie televisiva è un viaggio e il pubblico non è ancora pronto a tornare a casa.