Ecco l’impero dei demoni

Faranno dei cimiteri le loro cattedrali...
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Faranno dei cimiteri le loro cattedrali, e delle città le vostre tombe. Il vento della morte spazzerà la Terra e i continenti andranno alla deriva in un oceano di sangue. Taglines della madonna, di DemoniDemoni 2. Che a leggerle nei flani o sulle locandine potevano farti pensare di tutto ma non certo a degli esseri che uscivano dallo schermo cinematografico e da quello televisivo per entrare nell’aldiqua. Chi ebbe l’idea? Dardano Sacchetti. Che sapeva bene allora come fare per dare a Cesare quel che era di Cesare e agli dei quel che era degli dei. Gli dei sarebbero Lucio Fulci, Lamberto Bava, Dario Argento (basta questa trimurti), i cui film prendevano da Sacchetti ma poi gli ridavano e continuano a ridargli, nel tempo, perlomeno in termini di nomea. Andò così, a sentire Lamberto Bava: aveva in mano tre storie di Sacchetti, una sul Triangolo delle Bermude, una su un cinema e un’altra su nonsisabenecosa. Le portò ad Argento (Dario), il quale disse che quella del cinema gli piaceva. Ci lavorarono. Diventò Demoni, ma aveva un altro titolo, prima. Demoni arrivò un giorno che Bava posò l’occhio sul libro di Dostoevskij, perché nulla nasce dal nulla. Con il tempo è diventato difficile indagare cosa fosse di chi, nel film poi fatto. Ma è pacifico che il grosso lo fece Sacchetti, mentre Franco Ferrini (allora new entry nella factory argentiana dopo Phenomena, 1984) sostiene di essersi limitato a posticipare l’arrivo dei demoni, che nella stesura più arcaica entravano in azione quasi subito ed ex abrupto, irrompendo dallo schermo sulla platea.

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In Italia non si era visto mai nulla del genere. Anche se c’era stato quel curioso film di Giuliano Montaldo, Circuito chiuso, sceneggiato da Nicola Badalucco, nel 1978, in cui Giuliano Gemma interprete di un western proiettato in 35 millimetri, ogni volta che sparava dallo schermo ammazzava uno spettatore in platea. Una delle cose più belle di Demoni, comunque, era il film nel film, la pellicola maledetta con protagonisti Michele Soavi, Eliana Miglio, Jasmine Maimone e Marcello Modugno, che racconta del ritrovamento della tomba di Nostradamus, dove giacciono un libro e una maschera che faranno scoccare la prima nera scintilla del contagio. Demoni ebbe tutto il successo che si meritava (e dietro c’era anche l’intuizione del produttore, di Argento, che aveva evidentemente pensato di fare un’operazione simile a quella di Zombi e c’era riuscito), per cui fu battuto subito il ferro caldo e si mise in macchina Demoni 2. Bava ha sempre detto che l’idea genetliaca del secondo film l’avevano avuta di conseguenza: nel primo i demoni fuoriuscivano dallo schermo del cinema, ora sarebbero usciti dalla tv. La terza strada verso il nostro mondo l’avevano preventivata  dalla carta stampata, cioè dai libri. Non lo concretizzarono mai, il terzo film, al posto del quale fu fatta La chiesa di Michele Soavi. Ma in qualche modo gli spiriti dell’aria portarono uno spunto del genere nella testa di John Carpenter, quando girò Il seme della follia.

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Ad ogni modo, Demoni 2 si intersecò per vie occulte con un vecchio e bel progetto di Bava e di Roberto Gandus che si intitolava Gnomi ed era ambientato in un palazzo ultramoderno i cui inquilini restavano bloccati alla mercé degli esserini giustizieri ed ecologisti del titolo – un giorno ne parleremo, di questa storia che servì da base per Gremlins di Joe Dante. Lamberto Bava ha detto più volte che sia per Demoni sia per Demoni 2 c’era alla base il piacere di girare dei film horror che fossero anche un po’ delle satire sul genere. Meno nel primo, che aveva un’allure più cupa, ma nel secondo Demoni la si percepisce questa atmosfera più lieve e caustica, anche se gli antichi dei avevano la mano sempre felicemente pesante e se gli veniva voglia di scherzare poi riportavano in fretta il discorso nel registro conveniente. Oggi Demoni 2 ha ancora di molto potente la scena in cui Coralina Cataldi Tassoni sta guardando un horror in tv (che è un reimagining, tra l’altro, di ciò che è accaduto dopo il primo film) e vede il demone procedere verso di lei fino a fuoriuscire dallo schermo, con un effetto impressionante cui deve avere dato il là – almeno, questa era l’impressione quando lo vedemmo per la prima volta al cinema in quegli anni – una cosa analoga Cronenberg aveva messo in scena in Videodrome.