Contro Star Wars Episodio VIII – Gli ultimi Jedi

La cocente delusione di un fan

Ferve in questi giorni un intenso dibattito a proposito di Episodio VIII – Gli ultimi Jedi, il nuovo capitolo dell’infinita saga di Star Wars. Vi abbiamo proposto la recensione di Marcella Leonardi che si è espressa in termini entusiastici sul film. Oggi ospitiamo un contributo di Luca Buricchi, fan della saga da tempo immemore, originariamente apparso su www.thrauma.it, che è invece di senso contrario e, anzi, del tutto opposto…

Per evitare qualsiasi tipo di spoiler (perché fare spoiler è peccato ma farne su Star Wars è la quintessenza del male), questa volta voglio affrontare la recensione con una scrittura che abbia un più ampio respiro. Siamo giunti in “quel” periodo dell’anno, quello in cui esce un nuovo episodio della Saga di tutte le saghe. Da quando due anni fa, dopo che la Disney, nel 2012, ne ha acquisito il marchio insieme alla Lucasfilm, Star Wars sta cercando di rilanciare la sua immagine. Alla Disney non sono certo stupidi, non a caso è notizia recente che abbiano acquistato, per quasi 53 miliardi di dollari, anche gran parte delle proprietà intellettuali della Fox (Deadpool, X-Men, I Simpson, Avatar, Alien e molte altre) per contrastare l’avanzata di Netflix sulle piattaforme streaming. Con tutta probabilità, almeno per il momento perché “di doman non c’è certezza”, i format acquistati resteranno gli stessi, senza colossali stravolgimenti. Il punto, però, è un’altro: Disney, come tutte le altre multinazionali dell’intrattenimento, vuole fare grana, su questo non ci piove, e mi pare che siamo anche tutti d’accordo nel dire che sia pure logico e giusto. Tutt’altra cosa, però, è il rispetto, la voglia e l’impegno con cui certi “marchi” verranno manipolati e sfruttati. Ora: non voglio certamente fare del moralismo da quattro soldi, da appassionato di cinema quale sono, con alle spalle oltre vent’anni di famelico appetito per qualsiasi opera filmica che l’umano scibile possa aver partorito, sono bene a conoscenza delle dinamiche che smuovono il mercato cinematografico dietro ai grandi blockbuster. Si fanno film spendendo tanti soldi per poterne incassare molti di più, ma questo può essere un bene solo e soltanto se il prodotto fornito sia di qualità. Come ho già detto altre volte, parlando dell’opera magna di George Lucas mi piace pensare che il mondo si divida in due grandi categorie: quelli a cui piace Star Wars e quelli che ancora stanno sbagliando.
Una “conditio sine qua non”, l’equilibrio necessario tra il Lato Chiaro e quello Oscuro non sarebbe possibile. Non a tutti può piacere (pochi, a dire il vero) e va bene così, altrimenti (quelli che ancora sbagliano) come potrebbero ricredersi e imparare dai propri errori?

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Ma poi Lucas dopo 35 anni (e sei episodi) vende il suo cucciolo, ed allora è tempo di cambiamenti e di una rivoluzione. In casa Disney pensano di portare avanti la continuity con una nuova trilogia da intervallare ogni anno con uno spin-off, per un totale di sei film in tutto, che ruotino attorno alla “galassia lontana lontana”.
La gioia di tutti i fan (me compreso) è di quelle incontenibili, fino a che non esce Episodio VII – Il risveglio della Forza (il primo della nuova trilogia) diretto da J.J. Abrams. Tornano Han Solo, Chewbacca, Leia, Luke Skywalker, R2-D2, C-3PO e una cascata di momenti nostalgici. A loro si uniscono i nuovi volti, quelli che dovranno prendere in mano le redini della nuova trilogia: Rey, Finn, Poe Dameron, Kylo Ren, il robottino BB-8 e tanti altri. Il risultato è un fan service mediocre. Tanta è la voglia di omaggiare il passato che il film finisce per essere una copia del primo, indimenticabile, Guerre stellari del 1977, ma l’epicità e l’atmosfera tipiche della saga si respirano appena. L’anno dopo arriva il primo degli spin-off, Rogue One: A Star Wars Story diretto da Gareth Edwards. A oggi sulla carta è il meno “starwarsiano” della saga. Non ci sono Jedi e non ci sono spade laser, ma riesce a miscelare sapientemente i contenuti da space opera tipici di Star Wars a film bellici come Quella sporca dozzina o ai più recenti Bastardi senza gloria e Fury. Il risultato è sbalorditivo. Arriviamo così a oggi con Episodio VIII – Gli ultimi Jedi, esordio nella galassia per Rian Johnson (quello del bellissimo Looper e Brick). Le domande lasciate dal precedente capitolo sono molte: chi è veramente il Leader Supremo Snoke? Quali sono le origini di Rey? Perché Luke se n’è andato? E Kylo Ren, si lascerà tentare dal lato Chiaro?

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Diciamolo subito, non tutto troverà una risposta, e alcune cose, per la piega che prenderanno gli avvenimenti nel corso del film, forse mai la troveranno. Comunque, cosa da poco rispetto al disastro dei 152 minuti complessivi. La storia, in breve, vede un manipolo di navi della Resistenza scappare dal Nuovo Ordine che li segue a ruota. Le speranze di salvezza, dopo un primo scontro, sono quasi nulle, così Poe, Finn e la new entry Rose Tico, decidono di tentare il tutto per tutto in una missione disperata. Intanto Rey, che avevamo lasciata nell’isola in cui si era autoesiliato Luke Skywalker, tenta di convincerlo ad addestrarla all’uso della Forza, che pare crescere in fretta dentro di lei. Gli ultimi Jedi si muove, così, in tre direzioni distinte che proseguono separate fino alla fine, prima di ricongiungersi. La battaglia iniziale, nello spazio tra Nuovo Ordine e la Resistenza, si lascia guardare, ma non si grida di certo al miracolo. L’uso della CGI non è di quelli mirabolanti e più di una volta si ha la sensazione che ciò che abbiamo intorno sia finto. Non va di certo meglio con la scenografia, che spesso risulta spoglia e poco curata, con buona pace del tanto decantato ritorno agli effetti da vecchia scuola dell’Episodio VII, debitore di quello che Lucas chiamava “universo realistico”, e che dopo il primo Star Wars del ‘77 ha praticamente influenzato qualunque produzione fantascientifica. Fortunatamente, questo è un problema limitato solo ad alcune location, ma c’è e si vede. La fotografia, mai così anonima nell’intera saga, non aiuta. Così come la trama, stiracchiata, annoiata e con più di un momento che sfiora pericolosamente la soglie del ridicolo involontario. Manca l’epica, manca una mitologia solida e credibile, ma, soprattutto, manca quella crescita lenta dei personaggi che ha lo scopo di portarti con pathos ed emozione fino ai momenti chiave della storia. Tutto in questa nuova saga è troppo frettoloso, tanto che pure Star Wars pare si stia omologando alla nuova natura dei blockbuster hollywoodiani del “tutto e subito”, della serialità da fast food che tanto piace al pubblico di giovanissimi.

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Certe svolte narrative importanti vengono trattate in modo eccessivamente sbrigativo lasciando che siano alcune stupide battute a fare il lavoro che dovrebbe invece, almeno nel cinema, essere prerogativa della potenza delle immagini e di un tessuto narrativo più completo e pacato. Gli ultimi Jedi, purtroppo, delude nella maniera più assoluta, soprattutto perché manca di quelle caratteristiche necessarie a renderlo non dico buono, ma almeno sufficiente. Fallisce prima di tutto come film e poi come capitolo della saga. Non sono un tradizionalista che odia i cambiamenti, sono uno che ama Star Wars tanto quanto ama il Cinema, ma, purtroppo, questo nuovo capitolo, sotto molti aspetti, non può essere considerato tale. È usare un marchio, un nome, un logo, una saga, anzi, la Saga, per trainare il vero obbiettivo: merchandising. Lo socosa state pensando: ma quello, bello mio, c’è sempre stato.
Vero. L’Impero colpisce ancora (per me il più bello dell’intera saga) è stato praticamente salvato dalla vendita dei gadget. Ma un conto è il merchandising unito a un’opera di qualità, e un conto è produrre qualcosa che non abbia una vera anima. Mi dispiace dirlo ma Gli ultimi Jedi non trasuda assolutamente la passione di chi ci ha lavorato, e questo, in un prodotto da milioni di dollari, fa la differenza. Non basta mettere qua e là, in maniera del tutto gratuita e senza contestualizzazione, easter egg o “nerdate” che richiamino la Trilogia Originale per accontentare i fan. C’è troppa CGI fatta male, poca colonna sonora veramente memorabile (sempre di John Williams), troppi momenti demenziali che stemperano l’atmosfera; non si riesce a creare empatia vera con i personaggi, il Nuovo Ordine è ridotto a macchietta (l’Impero sì che faceva paura), le creature sono poco originali e quando, poi, sul finale, con l’unica vera location d’impatto (il pianeta Crait ricoperto da uno strato di sale bianco sopra il suolo rosso) fanno la comparsa strane creature che sembrano uscite dai Pokémon di Satoshi Tajiri, si raggiunge il limite.

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Dopo tre quarti di film in cui Star Wars pare più The Avengers che Guerre Stellari, nelle fasi conclusive, i produttori e il regista si ricordano che stanno girando un episodio della saga, ma ormai è troppo tardi: a quel punto, lo sconforto del fan è già ben nutrito. Gli ultimi Jedi è un film che piacerà di sicuro alle nuove generazioni ma molto meno (o per nulla) ai fan di vecchia data. C’era da aspettarselo. Disney, dopo un capitolo di raccordo come Il Risveglio della Forza, tenta di cambiare rotta (a conti fatti, questo è veramente il primo film della saga in cui ci sono cambiamenti rivoluzionari), passando il fardello della neofita saga a una nuovissima schiera di fan (e di futuri compratori del marchio). Tutto questo è comprensibile e sarebbe pure accettabile, se al buio della sala mi fossi trovato di fronte ad un buon capitolo di Star Wars. Purtroppo così non è stato. In giro si leggono cose come: “Gli ultimi Jedi ha il coraggio nel voler cambiare”. Il cambiamento, nel cinema fatto di remake, sequel, prequel e reboot, fa parte dei giochi, ma “coraggio” non è sempre sinonimo di “buono”. Per fare un esempio, Blade Runner 2049, sequel di un’altra pellicola iconica, omaggia il vecchio in maniera sensata pur introducendo vistose novità. Il risultato: un film bellissimo. Gli Ultimi Jedi sta proprio su un’altra galassia. Terminati i titoli di coda, l’intento dei produttori, e quindi della saga, è chiaro: servire un prodotto cotto male e con ingredienti di dubbia qualità. Siamo dalle parti di un cinema dozzinale che proprio non mi appartiene, illuso come ero prima della visione di (ri)trovare qualcosa che potesse ancora piacere sia ai padri quanto ai figli. Mi riservo il dubbio per l’ultimo capitolo della nuova trilogia atteso per il 2019, e chissà che le sorti di questa nuova saga che pare destinata ad esaurirsi nel tempo non possano risollevarsi. Per quanto mi riguarda, Star Wars: Gli ultimi Jedi è da considerarsi miseramente insufficiente. Ma voti a parte preferisco che si analizzi quanto sopra, e, al netto di tutto, che ci si domandi se la nuova strada intrapresa al momento da Star Wars sia quella che vogliamo. La mia risposta è: assolutamente no! Lascio ad ognuno di voi la vostra.