Che casino coi Pierini 2

Pierino Stecchino e gli altri Pierini scomparsi
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La seconda puntata di questo speciale che ha di mira l’esplorazione della saga cinematografica dei Pierini, è in realtà una specie di succursale di Misteri d’Italia. Anzi, leviamo “una specie”. Da qui in avanti, lasciamo il noto e avanziamo verso l’ignoto, perché affrontiamo un’indagine in cui viene a mancare il presupposto stesso materiale della medesima, nel senso che nessuno dei film di cui parleremo stavolta ci è stato possibile vederlo. Ergo, ragioneremo di cose che in gran parte vengono supposte. E se le cose reali hanno come destinazione ultima gli archivi della storia del cinema (parliamo di Pierino, quindi la s e la c vanno minuscole, se no qualcuno potrebbe indignarsi), alla domanda dove siano destinate a finire le supposte lasciamo rispondere Pierino. Cominciamo con una recap. Avevo scritto che al produttore Carmine De Benedittis – passato a miglior vita nel 2008 – era toccato il merito di avere resuscitato Pierino con Alvaro Vitali in Pierino torna a scuola, nel 1990. Il film non era stato un bagno di sangue ma nemmeno il successo che si sperava. Sicché, De Benedittis aveva bloccato il progetto di un Pierino alla Naja o al servizio di leva che pure era pronosticato dagli ultimi metri di pellicola di Pierino torna a scuola dove il nostro eroe riceveva la cartolina precetto. È esattamente a questo punto che avevamo lasciato Vitali, sul freeze frame del suo faccione provolonesco sbigottito dinnanzi alla chiamata alle armi. E poi?

Nel 1993 vengono predisposti gli affissi pubblicitari, locandina, manifesti, lobby cards, tutto quanto il corredo, insomma, di un film dal titolo Pierino Stecchino. Il protagonista è Alvaro Vitali, che troneggia sulla locandina e nelle fotografie, in abito gessato da gangster, con un lungo stuzzicadenti di legno tra le labbra. È ovvio che si tratta di una parodia del film di Roberto Benigni Johnny Stecchino, uscito nel 1991. Le immagini sono molto accattivanti perché Vitali appare circondato da una schiera di belle figliole (il termine esatto è un altro), che hanno facce note e meno note. Si va da anonime del Trecento come Marina Belli, che pure nel film dovrebbe avere un ruolo preminente e non solo perché è il primo nome del cast dopo Alvaro, ma perché da altra fonte sappiamo che era così. Fidatevi. Anonima del Trecento in quanto chi scrive non è riuscito a trovarne altrimenti notizia. Una conosciuta è invece Terry Schiavo, che in un’immagine tira per il collo con una corda Alvaro sospeso su un pozzo. Soubrette piuttosto nota all’epoca nel milieu berlusconiano, venusta assai, occhi verdissimi, fisico spettacolare. Nel film è rossa di capelli. Oggi fa la scrittrice, il suo primo romanzo si intitola Volevo ballare il Bunga Bunga anch’io e ha avuto come Musa ispiratrice Nicole Minetti.

L’ho interpellata via facebook su Pierino Stecchino ma non ha mai risposto. Forse non ha letto il messaggio. Avanti un’altra: ecco Ketty Mràzovà, bionda cecoslovacca, allora (estate 1992) abbastanza nota perché faceva la hostess, o valletta che dir si voglia, al Gioco delle coppie a Corrado Tedeschi – quella di questo programma è una cavallina che hanno saltato in molte, non ultime Cinzia Monreale e Linda Lorenzi, al secolo Anna Chetta (appuntarsi l’ultimo nome, che ci tornerà poi utile). Alvaro in una fotografia  contempla, della Mràzovà, l’obiettivamente notevole stacco di coscia, velato da calza nera. Mentre in altre immagini la ragazza è a seno nudo e ostenta una enorme, cerulea, coda da sirena. Sireniforme e in topless è anche la teofania fotografica – le sirene son pur sempre mezze divine, figlie di una Musa e del fiume Acheloo – di Simona Borioni, della quale oggi si parla per via del suo status di fidanzata o forse già moglie – non s’è capito – di Rosalinda Celentano, ma che è un’attrice bella e brava scattata ai maggiori ruoli proprio nel periodo in cui interpretò la deliziosa e appetibile pesciolina in questo film. Le quattro bellezze elencate sono anche le quattro donne che sulla locandina di Pierino Stecchino fanno l’aureola attorno a Vitali, come quattro regine di altrettanti semi delle carte. Del cast facevano parte anche Massimo Vanni – di cui diremo oltre – Flavio Bucci in partecipazione straordinaria e Carmine Faraco (Farago sui manifesti), classe 1962, cabarettista, musicista meglio noto come L’uomo dei pecché, che già aveva fatto Pierino torna a scuola.

AL ROGO!

L’esistenza degli affissi cinematografici non comporta ipso facto che un film sia stato distribuito. Infatti Pierino Stecchino non venne mai distribuito, né al cinema né da nessuna altra parte. Niente passaggi televisivi o uscite in home video. Non si ha notizia di proiezioni in alcun Festival di sorta. È un film rimasto nel limbo, come si suol dire – benché sui manifesti il nome di una distribuzione, la Century Europa, appaia. Il dato di fatto è che, arrivato al termine del proprio iter produttivo, montato, doppiato, sincronizzato, lì si arrestò e lì rimase congelato. Agli albori della storia di Nocturno, nel 1994, quindi a fatti recentissimi e quasi contemporanei, rechiamo testimonianza che già se ne parlava, nell’ambiente, come di un enigma. Che ci fosse ciascuno lo diceva, cosa fosse nessuno lo sapeva.

Salto avanti nel tempo, fino ad arrivare al 2006. Un opuscoletto stampato per il festival di Cannes di quell’anno, come materiale pubblicitario per il Marché evidentemente – il titolo è Pianeta spettacolo – contiene notizie su tre produzioni di Carmine De Benedittis con cast e fotografie di scena: Guido che sfidò le BR, di Giuseppe Ferrara, L’uomo che seguiva le donne di Claudio Fragasso (già Colpo di sole) e, ultimo film del gruppo, il nostro Pierino Stecchino, che però adesso si intitola Pierino e la sirena. Le immagini a corredo sono le stesse usate per i manifesti del 1993 più altre inedite, compreso un bizzarro ritratto di Alvaro Vitali che legge un giornale anche lui con coda da sirena. Non risulta che nemmeno dopo il 2006, tuttavia, l’inedito abbia trovato la strada di una qualsivoglia distribuzione.

Il nome alla regia di Pierino Stecchino/Pierino e la sirena, sui manifesti e nell’opuscoletto citato è quello di Claudio Sansevero. E nessuno aveva mai avuto dubbi sul fatto che lo pseudonimo celasse Claudio Fragasso. L’hanno sempre saputo tutti, era il segreto di Pulcinella. Contestualmente a un intervista del maggio 2010 per gli extra di alcuni film della collana Cinekult, Fragasso ci rispondeva, a proposito di Pierino Stecchino, che Claudio Sansevero era suo nipote e che lui era andato solo qualche volta sul set per dargli una mano ma il film era orribile, addirittura da bruciare. Oggi, il regista abbassa invece del tutto la celata e da Pierino Stecchino prende le distanze in maniera totale, sostenendo di non averci mai avuto a che fare nemmeno alla lontana. Avrà le sue buone ragioni e le rispettiamo.

Ma è difficile credere che questa abiura e dannazione della memoria abbia davvero a che fare con la qualità vile del prodotto. Anche perché tre persone che hanno avuto modo di vedere Pierino Stecchino in un rough cut posseduto in vhs da Alvaro Vitali – tre persone estranee al film e senza alcun rapporto l’una con l’altra – lo giudicano delizioso, piacevole e divertente. E per quanto possa valere la sensazione epidermica di fronte alle fotografie e al – diciamo così – “profumo” del film, questo misterioso oggetto del cinema italiano non ha l’aria di essere né una cialtronata né qualcosa di squallido. Anzi. Alvaro Vitali stesso ne è sempre stato uno strenuo difensore. Quando Igor Padovan Molino di Amarcord gli rivolgeva domande in merito (1996), Alvaro rispondeva che non gli era mai capitato di ridere tanto come quando doppiava Pierino Stecchino.

Uno che del film ha conoscenza diretta per esserne stato tra gli interpreti e non in una parte secondaria, è Massimo Vanni, stunt, maestro d’armi e attore. Grazie a Massimo abbiamo recuperato la brochure con cui De Benedittis cercava di vendere i suoi film a Cannes nel 2006 e stiamo recuperando un trailer di Pierino Stecchino che potrà servirci a capire, seppure in forma compendiaria, di cosa diavolo stiamo parlando. Sì, ci conferma Massimo che il film lo ha diretto Claudio Fragasso; no, che la trama non aveva niente a che fare con i Pierini di Girolami, non era cioè un film-barzelletta ma una parodia della parodia benigniana, con Alvaro in due ruoli, quello di un gangster e quello di un frescone che gli assomiglia come una goccia d’acqua; e che no, nemmeno lui lo ha mai visto ultimato, se non in quella presentazione in suo possesso. Vanni interpretava un omosessuale: «L’unica volta che ho fatto un ruolo brillante nella mia carriera. E non sono mai riuscito a vedere il film… Mannaggia!».

UNA SUPPOSTA

Gli studiosi dei Pierini – ce ne sono, e parecchi – hanno ricombinato insieme tutti questi elementi per arrivare a capire come mai Pierino Stecchino non sia mai uscito. Non si sono accontentati delle spiegazioni di Vitali che, nella summenzionata intervista ad Amarcord scaricava interamente la colpa sulle spalle del produttore De Benedittis: «Secondo me, non ha pagato qualcuno o qualcosa. Non avrà pagato la pellicola o la pubblicità murale, altrimenti non si spiega che un film divertente come quello non trovi la distribuzione. Se uscisse, per me sarebbe un ritorno alla grande».  “Secondo me”. Anche Alvaro, quindi, usa il metodo delle “supposte”. In sostanza, la ricostruzione che circola in Rete (vedi per esempio il blog La voce di Alvaro) e che dovrebbe gettare luce sull’invisibilità del film, qual è? Carmine De Benedittis sta producendo nel 1992 un film intitolato Una sirena sulla costa con Martufello, alias Maturani Fabrizio, il comico del Bagaglino specializzato nel personaggio del bifolco ciociaro, quello del “Di più nin zo!”.

Ma la cosa non funziona e De Benedittis assolda Fragasso per raddrizzare la situazione. Sarebbe un do ut des: se Fragasso acconsente, De Benedittis gli produrrà Teste rasate (attenzione alle date: Teste rasate va in censura nell’aprile del 1993). Fragasso accetta, interviene, silura Martufello, prende Vitali al suo posto e stravolge l’aspetto originale della storia trasformandola in Pierino Stecchino. Il film viene ultimato ma Martufello fa causa alla produzione per dei mancati pagamenti di cachet. La giustizia gli dà ragione e blocca il film, che resta confiscato à jamais – come si legge in una nota di Wikipedia alla voce Pierino Stecchino mai pubblicata ufficialmente in quanto priva di fonti comprovate – nel caveau di una banca. Fine della storia. Pierino Stecchino kaputt. Molta roba non sta in piedi: se il film era bloccato nei forzieri di qualche banca, come pegno, perché De Benedittis nel 2006 cerca di venderlo a Cannes? Al produttore – ciò va detto – nessuno ha mai domandato nulla sul film nei giorni di sua vita, purtroppo. Portato a conoscenza dell’esistenza di una simile ricostruzione dei fatti, Fragasso puntualizza al sottoscritto via fb: «In rete circolano tante leggende ognuno scrive quello che vuole, per proprio tornaconto e mero guadagno, tra libri e dizionari vari, a danni altrui. Martufello non l’ho mai conosciuto né incontrato. Con Carmine (De Benedittis, ndr) ho fatto due film, uno a costo zero, Colpo di Sole, che è stata la premessa per realizzare Teste rasate, scritto da Rossella (Drudi, ndr). Non ricordo altro, se non un particolare: Carmine parlava di un film da finire, rimasto incompleto non so per quale motivo…».

LO SCRIPT

In questo rompicapo, introduciamo qualcosa di un po’ più consistente delle chiacchiere e delle notizie che chiunque recupera con Google. Abbiamo messo le mani sulla sceneggiatura di Pierino Stecchino e l’abbiamo letta. Anzi, l’ha letta e ce la riassume qui di seguito (il corsivo è suo) il formidabile indagatore di misteri Alessio Di Rocco: lo script risulta depositato al Ministero nel luglio del 1992, soggetto di De Benedittis, sceneggiatura di Claudio Fragasso e di Anna Chetta, meglio nota come Linda Lorenzi, già valletta di Corrado a Il pranzo è servito e partner di scena dell’illusionista Tony Binarelli. Nonché leccese, come De Benedittis…

Costa Azzurra. La voce fuori campo di uno speaker ci racconta le vicende di Pierino Pierini, un giovane scomparso in mare dopo oltre un mese di navigazione. Pierino era stato cacciato dalla Marina Militare dopo aver provocato l’affondamento di una portaerei e per non tornare a casa disoccupato e senza uno scopo era riuscito a strappare un contratto alla World Marine di Norfolk: oltre un milione di dollari se fosse riuscito a portare una prova tangibile dell’esistenza delle sirene. Costruitosi una zattera, aveva quindi iniziato a scandagliare le acque in lungo e in largo, ma dopo oltre un mese di navigazione di lui si erano perse le tracce. Dopo questo assunto introduttivo, vediamo finalmente il Nostro ancora a bordo della zattera, vivo nonostante il sole e i morsi della fame. Dall’acqua affiora una sirena, Elisabetta, che gli salva la vita, ma gli dice che al momento opportuno dovrà ricambiare il favore, aiutandola a diventare un essere umano. Pierino si ritrova quindi in spiaggia privo di sensi e viene ridestato da un omosessuale che gli pratica la respirazione bocca a bocca (con conseguente, terribile, battuta del Nostro: «Sto frocio m’ha attaccato l’Adidas!»). Una volta in città, riesce a farsi assumere al Grand Hotel spacciandosi per un cameriere. Qui ha subito un incontro-scontro con Valeria, un travestito amante del gangster Santolia. Valeria scambia Pierino per il quasi omonimo Pierre Pierini, terribile boss della mafia siciliana, e avverte subito il suo uomo. Santolia e il suo scagnozzo, Joe Lupara, dapprima increduli (avevano ucciso loro stessi il boss poco tempo prima), irrompono nell’Hotel e si lanciano all’inseguimento di Pierino, il quale riesce a fuggire con non poche difficoltà.

In strada il Nostro è investito dall’auto di Gisella, la donna di Alain Bellon, braccio destro di Pierre Pierini. Lo scambio di persona si ripete e Gisella conduce Pierino nella villa appartenuta al suo sosia. Qui gli offre la bevanda «che amava tanto bere» (un  Bloody Mary corretto con ottocento grammi di polvere di peperoncino di cayenna, che dà il là a una scena identica a quella del pomodoretto fantozziano) e gli consegna l’abito che era solito indossare nelle occasioni importanti: quello appartenuto a Lucky Luciano, con tre fori di proiettile ben visibili sulla giacca. Indossati gli abiti, Pierino “entra” nel personaggio, un po’ come accadeva a Renato Cecilia in La mafia mi fa un baffo: inizia a parlare con accento francese e il suo atteggiamento diventa quello di un duro navigato. Poco dopo incontra i suoi soci di affari, Bellon e Jean Paul, e mentre stanno organizzando un piano per sbarazzarsi di Santolia vengono sorpresi da questi e uccisi. Pierino riesce a salvarsi vestendosi da donna e dopo essere stato costretto a uno spogliarello da parte dell’arrapatissimo siciliano, si tuffa in piscina dove gli appare per la seconda volta la sirena Elisabetta, che lo tramuta in pesce, consentendogli di fuggire dal condotto dell’acqua.

Pierino riemerge dal wc di una camera del Grand Hotel e qui incontra il vero Pierre Pierini, che non era affatto morto, ma si era miracolosamente salvato dall’attentato. Pierini vuole sbarazzarsi del suo sosia, ma nell’hotel arrivano Santolia e Lupara e comincia una lotta di tutti contro tutti. I due “gemelli” fuggono e si lanciano in mare, dove incontrano di nuovo Elisabetta, che questa volta chiede a Pierino di pagare il suo pegno: dovrà baciarla per renderla umana, anche se questo significherà per lui diventare «un sireno». Dopo il bacio, vediamo Pierino godersi il sole a bordo di uno yacht, circondato da bellezze mozzafiato, tra le quali Elisabetta, ora con splendide gambe. Allo speaker che chiede come abbia fatto a salvarsi, il Nostro racconta di aver fatto baciare la sirena a Pierini, e dopo la trasformazione aveva portato lo stesso alla World Marine di Norfolk, incassando il premio pattuito. L’immagine finale mostra il povero Pierre Pierini, metà uomo metà pesce, nuotare in una vasca circondato da turisti. Niente male, no? E per il momento chiudiamo qui il capitolo di Pierino Stecchino.

MA LI ANTENATI TUA…!

Nel 1996, il giovane regista siciliano Gianfranco Iudice e Alvaro Vitali realizzano un nuovo film su Pierino: L’antenati tua e de Pierino. Che – bisogna dargliene atto – è un grosso titolo. Un’operazione autarchica, messa in piedi e compiuta tra amici, con piglio avventuroso e sprezzo del pericolo, visto che si tratta di un film ambientato interamente nella preistoria. La parità di condizione con Pierino Stecchino è data dal fatto che anche L’antenati tua… è rimasto un oggetto inaccessibile e invisibile. Che non è mai stato in alcun luogo e in alcuna forma distribuito. E che, di conseguenza, ha prodotto varie teorie e sperequazioni intorno al proprio essere. Ma la difformità rispetto a Pierino Stecchino è che in questo caso sappiamo perché il film non fu messo in circolazione e tuttora permane inedito. «Da quello che leggo in Rete – esordisce Iudice quando lo contatto e lui si presta gentilmente a rispondere a qualche domanda sul Pierino, anzi sui Pierini perché ne ha girati due con Vitali  – c’è un sacco di gente che si inventa di tutto di più sulle cose che ho fatto, senza nemmeno sapere di cosa sta parlando». Iudice e Vitali erano già amici e L’antenati tua e de Pierino nasce dall’ambizione comune di fare qualcosa di poco più che sperimentale. «Ci siamo detti: proviamo questa idea, ma senza nulla a pretendere a livello commerciale. Non miravamo ad altro che a divertirci tra noi.

Questo è stato il punto di partenza del progetto». Cominciano a girare il film a Fregene e poi un 20% lo passano a filmare nelle spiagge del ragusano, in Sicilia. Alla domanda su quale fosse (la tentazione è di usare i verbi al passato, come di qualcosa che non è più, mentre invece il reperto esiste: è in ibernazione ma esiste) la trama e se davvero L’antenati tua e de Pierino aveva la struttura di un viaggio di Vitali/Pierino attraverso varie epoche, Iudice risponde: «Partiamo dal messaggio: il messaggio, di cui parlavamo spesso con Alvaro durante i nostri spostamenti in macchina, è che la comicità esiste da quando esistono gli esseri viventi. Il film è ambientato tra personaggi primitivi, nella preistoria. Alvaro si chiamava Primo, come se fosse il primo uomo sulla Terra, una sorta di Adamo, e interagiva con altri esseri primitivi, tra i quali Angelo Russo, che si chiamava Secondo. Il problema, solito e prioritario, era quello delle donne, come accoppiarsi, anche se nel film non si vede nemmeno una tetta ed è assolutamente casto. E dopo il problema di accoppiarsi e riprodursi, l’altra esigenza basilare era nutrirsi. Primo ha poi il privilegio di dialogare con Dio, con il Padre eterno che ha la voce di Franco Franchi perché, appunto, Angelo Russo sa imitarla alla perfezione». Appurato che si fosse dalle parti di qualcosa tipo Grunt!, la farsa demenziale ambientata nell’età della pietra, diretta e interpretata da Andy Luotto, tocca capire perché il film non ebbe la vita che ogni film dovrebbe avere. «Ce lo siamo tenuti per noi, come un piccolo tesoro e ancora oggi è vergine. È pronto in tutto e per tutto ma dobbiamo ancora sottoporlo alla censura. Ha partecipato solo a un Festival, a Roma, dove c’era tutto il b-movie italiano: ci invitarono per presentarlo e questa fu l’unica visione pubblica che fece il film». Più chiaro di così…

In un reportage pubblicato su Amarcord nel 1996, a firma dello stesso Alvaro Vitali, si dava conto dell’esperienza sul set di L’antenati tua e de Pierino, prodotto dalla Iu-Vi (Iudice-Vitali), girato in quattro giorni e costato circa venti milioni delle vecchie lire. «Tutto il film è in realtà un sogno di Pierino che si immagina ai tempi della Creazione. Ogni mattina mi ritrovo a inventare e a scrivere, a inventare e a scrivere. Nascono così idee come quella degli undici comandamenti, che sono poi i soliti dieci con qualche modifica, più l’undicesimo da me inventato che è quello dell’omertà, ovvero quello de “li cazzi vostri”. A un certo punto entra in scena anche la prima donna, che mi chiede: “Ma mamma non t’ha detto niente?”; “Eh no…!”; “A me qualche cosa m’ha detto, vie’ un po’ qua!”. Mi getto sopra di lei, l’inquadratura si sposta verso l’alto creando un passaggio di tempo, per poi tornare su di me che, intontito, mi rialzo: “Ammazza, quanto chiacchiera, tu’ madre!». L’unica attrice che avesse un certo rilevo nel film a memoria del regista era una ragazza apparsa in Johnny Stecchino, mentre le altre erano figuranti – può essere si tratti di tale , andando così a intuito. Essendo di ambiente preistorico viene da chiedersi, e chiediamo a Iudice, se fossero utilizzati effetti speciali per mostrare i dinosauri: «In una scena in cui Russo e un altro devono andare a caccia per procurarsi il cibo, vedono che passa un dinosauro piccolino e gli corrono dietro per cacciarlo. E poi si vede che ritornano di corsa inseguiti dalla mamma dinosauro. Avevamo un laboratorio digitale, di tre metri e mezzo di lunghezza, supportato da un computer Apple dei tempi, con cui riuscivamo a fare queste cose. Era un impianto che costava un sacco di soldi ma abbiamo voluto sperimentare queste tecniche».

PIERINO IL RIPETENTE

L’antenati tua e de Pierino fu girato nell’estate del 1996; nella primavera del 1997 il team Vitali-Iudice si mette al lavoro su un altro film, Pierino il ripetente, che a differenza del precedente è un Pierino tradizionale, ambientato a scuola e obbediente a tutti i luoghi comuni del genere, compreso il professore di ginnastica cialtrone che ci prova con la maestra bona che piaceva a Pierino e che nei ricordi di Iudice «era una tizia che ha cambiato diversi nomi d’arte e l’ultima volta che l’ho vista si faceva chiamare Nausica e faceva la cantante. Del cast degli Antenati tua e de Pierino era rimasto soltanto Angelo Russo che interpretava il bidello della scuola». Pierino il ripetente fu per Iudice-Vitali un film su commissione e non una loro idea nativa: «Ci contattarono da una società padovana che si chiamava Redox. Avevano interpellato prima Alvaro e lui gli fece il mio nome, anche per un discorso tecnico, perché con l’altro film avevamo sperimentato cose nuove. Ci incontrammo, mi ricordo, a Cinecittà e ci chiesero se con una X cifra saremmo riusciti a girare un Pierino di cui loro ci passarono la sceneggiatura, non ricordo chi l’avesse scritta, e che comunque io e Alvaro evoluzionammo poi in corso d’opera con una serie di nostre idee e invenzioni estemporanee. Noi facemmo il film, lo chiudemmo, lo montammo, glielo consegnammo dopodiché…».

Dopodiché Pierino il ripetente si inabissa insieme alla produzione che lo ha realizzato, come spiega Iudice: «Mi informai e venni a sapere che questi furbetti avevano fatto dei provini a pagamento per i bambini che apparivano nel film, i compagni di classe di Pierino: gli dicevano che dovevano farsi il book, gli mungevano quattrini e con quei soldi hanno finanziato il film. Chiunque ti chieda un euro quando vai a fare un provino è un mascalzone. Comunque, una volta ricevuto il nostro compenso e fatturato il lavoro, non ne ho saputo più nulla. Non ho nemmeno conservato una copia del film». Iudice afferma di non avere nemmeno scritto il proprio nome sui titoli di testa. Le ricerche sulla Redox non conducono a nulla, il vuoto assoluto. O meglio, un totale buco nero che si è ingoiato anche l’ultimo dei Pierini di Vitali…

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