Antonio Bido Torna con Danza macabra

Un corto sulla musica, le Parche, la Morte

“Contro Argento un solo grido: viva, viva Antonio Bido!” era lo slogan con cui, negli anni Settanta, si salutò l’avvento sulla scena cinematografica di Antonio Bido, regista padovano, classe 1949, proveniente da lavori sperimentali e dagli spot per le forze armate, che per un paio di stagioni antagonizzò il Dario nazionale sul terreno del giallo. Prima con Il gatto dagli occhi di giada (1977) poi con Solamente nero (1978). Film interessanti, specie Il gatto…, con stilemi precisi, riconoscibili, un marchio di fabbrica. Così nacque il mito di Antonio Bido, che nel corso degli anni realizzò un pugno di altri film scostandosi però dal thriller duro e buttandosi sull’aeronautico-marittimo-avventuroso (Aquile, Mak π 100, Blue Tornado). L’abbiamo fatta molto stringata e se volete conoscere melio Bido e l’opera sua riferitevi al sito del regista http://www.antoniobido.it/ ricco di notizie e di aneddotica.

Lo scorso anno, Bido ha realizzato quello che egli stesso definisce un videoclip musicale ma che ha piuttosto l’aspetto di un mini-film, di circa un quarto d’ora. Si intitola Danza Macabra di Saëns/Liszt e Bido stesso lo introduce in questi termini: «Quando si parla di videoclip il pensiero va alla musica moderna, al rock, alle canzoni! Invece io ho voluto lanciare una sfida realizzando un videoclip di musica classica non solo per coronare un mio sogno, ma per vedere se, utilizzando gli strumenti comunicativi del videoclip, si possa avvicinare i giovani al mondo della musica “colta”. Ed è proprio a un giovane e talentuoso pianista, Axel Trolese, che ho deciso di affidare l’esecuzione del brano; non solo, gli ho anche affidato una parte come “attore” assieme ad attrici, tra cui la brava Manuela Morabito. Una volta scelto il pezzo, ho “sceneggiato” la partitura con le immagini di una storia che quel brano mi ha ispirato. La scelta è caduta su Danza macabra di Saint Saëns/Liszt ed è stata una scelta felice dal momento che ho potuto ricreare le atmosfere “noir” e di suspense dei miei thriller».

«Un giovane pianista ha scelto di sfidare chi, moderna Parca del terrore, cerca di imbrigliarlo nella rete di un destino di cui vorrebbe essere padrona. È la partita a scacchi che ogni uomo-pedina gioca con se stesso quando sceglie di essere ciò che desidera. E’ una danza macabra con la Morte che “si fa bella” per ingannarlo, sedurlo. Invano, perché ci sarà vita finché ci saranno le note e le persone per raccontarla in musica». Collegare un brano classico a un immaginario scuro e tenebroso, già lo aveva fatto Dario Argento. Il ricordo di tutti non può che correre alla sequenza di Inferno dove il Va pensiero colora l’aria di sangue. Bido lavora su un pezzo oggettivamente più difficile – nonostante il titolo Danse macabre – da trasformare in emozione sulfurea, ma la fantasia riesce a prendere comunque un buono slancio dall’idea delle Parche/Streghe (Annamaria Petrocelli, Nicoletta Nicoletti, Alessandra Cipriano) che sovrastano il protagonista e lo avvolgono nei rossi fili del destino. Frullano ali ignote e minacciose, luci che tagliano a rasoio, trucchi e cajal neri e cabalistici, un armamentario che ci eravamo scordati e che è emozionante rincontrare nel 2016.  Scritto, diretto e montato da Antonio Bido, Danza Macabra ci sembra uno squisito appetizer in vista di un lungometraggio che – egoisticamente – ci piacerebbe vedere realizzato con questo stesso stile e questo stesso ritmo. Chissà che Bido non esaudisca il nostro desiderio…