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Dollhouse – Stagione 1

2009
Titolo Originale:
Dollhouse
CAST:
Eliza Dushku (Echo)
Harry Lennix (Boyd Langton)
Fran Kranz (Topher Brink)

Il nostro giudizio

Dollhouse – Stagione 1 è una serie tv del 2009, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2009, ideata da Joss Whedon.

Definire sfortunato il creatore di Buffy – L’Ammazzavampiri e di Angel potrebbe apparire una assurdità. Fatto sta che, da quando collabora con la Fox, Joss Whedon non se la passa troppo bene. Qualcuno ricorderà forse la triste fine di Firefly, serie fantawestern di qualche anno fa, lodata dalla critica e capace, nel tempo, di conquistarsi una marea di sfegatati fan: la Fox ne mandò in onda gli episodi a casaccio, senza seguire la continuity prevista dagli autori, gli ascolti fecero flop e la prima stagione fu interrotta dopo solo quindici episodi. Lo stesso destino sembrava riservato a Dollhouse, nuova serie creata da Whedon sempre – inspiegabilmente – per Fox e partita, negli Usa, dopo mesi e mesi di attese, anticipazioni, falsi spoiler, proroghe, infiniti dibattiti sul Web. Piazzata nel temibile dead slot del venerdì sera, allungata a cinquanta minuti per episodio in un esperimento fallito di incollare allo schermo più pubblico, rimaneggiata pesantemente dalla produzione, sembrava non potesse durare più di una stagione. Tra lo stupore generale è stata, invece, rinnovata; per la paura di dover affrontare orde di agguerritissimi fan, secondo le dichiarazioni dello stesso direttore di rete.

Com’è, dunque, questa Dollhouse, sbarcata anche sugli schermi nostrani? La risposta è altalenante quanto il livello delle prime tredici puntate. Le premesse della trama sono allettanti: in un futuro molto prossimo, un’organizzazione segreta finanziata da una multinazionale farmaceutica ha trovato il modo di manipolare il cervello umano fino a poter azzerare le personalità e impiantarne di nuove, del tutto artificiali. Alcuni volontari, chiamati doll o active, mettono il proprio corpo a disposizione della Dollhouse, che crea vere e proprie persone dal nulla. Tutto ciò sotto il naso di polizia e Fbi che la credono una leggenda metropolitana. Una di questi active, nome in codice Echo, comincia però a conservare memoria dei suoi passati “rimossi”, mentre l’agente dell’Fbi Paul Ballard è fermamente convinto dell’esistenza della Dollhouse e vuole smascherarla ad ogni costo. Le potenzialità implicite in questo scenario appaiono evidenti: complessità narrativa, creazione di un universo stratificato, contaminazione di generi, quesiti etico-morali profondi. Tuttavia a Whedon l’impasto non riesce sempre bene: alcuni episodi sembrano distinguersi tra loro solo per il differente look della protagonista, mentre altri, sorprendenti e inattesi, irrompono nella programmazione con una certa carica visionaria. Il problema principale può essere forse rintracciato proprio in Eliza Dushku, interprete di Echo: è la star assoluta, nonché co-produttrice, ma non è all’altezza del resto del cast. Il suo ruolo, per di più, cambiando personalità ogni settimana, rende ardua l’empatia da parte dello spettatore.

Nonostante i difetti, Dollhouse riserva una graditissima sorpresa nel finale. Il tredicesimo episodio, dal titolo Epitaph One – mai andato in onda negli Usa, incluso solo nel cofanetto Dvd, ma inserito nella programmazione italiana – è un piccolo gioiello cyberpunk: spostando l’azione di qualche anno, mescola tutte le carte e illumina di nuova luce la dollhouse, lasciando intravvedere quali fossero le vere intenzioni dell’autore. Non resta, dunque, che concedere a Dollhouse un’altra chance.