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Hypnotic

2023
REGIA:
Robert Rodriguez
CAST:
Ben Affleck (Daniel Rourke)
Alice Braga (Diana Cruz)

Il nostro giudizio

Hypnotic è un film del 2023, diretto da Robert Rodriguez.

A me gli occhi gente! Perché, stavolta, il trucco c’è ma non si vede. D’altronde, con un illusionista come Robert Rodriguez, davvero tutto può accadere. Si prenda ad esempio Hypnotic: un fiacco thrillerino imbevuto di sci-fi come tanti ne son passati sotto ai filmici ponti, lontano anni luce dall’essere anche solo vagamente originale e, cosa più importante, talmente ostinato nel volersi prendere sul serio da dimenticarsi totalmente di essere, nel bene e nel male, frutto dei cinematografici lombi di colui che mise a suo tempo mano ad una follia gore-pulp come Dal tramonto all’alba. Un’operetta tanto improbabile nelle sue più fanta che scientifiche premesse quanto modesta nel suo sonnacchioso svolgimento, affidata alle solitamente più che ispirate grinfie del più stretto dei compañeros di merende del matto Tarantino che, stavolta, sceglie inspiegabilmente di nascondere testa, orecchie e talento nel fondo del cilindro come il più anonimo dei coniglietti. Sono infatti ben lontani i tempi del Rodriguez ribaldo e maramaldo tutto mariachi, alieni e pistoloni, capace di imprimere il suo irriverente e fumettoso marchio su ogni singola inquadratura come un folle pittore sotto acido. D’altronde l’anarchico ragazzotto di San Antonio in cappellaccio da ranchero, giubbotto di pelle e stivali di cuoio è ormai cresciuto, non c’è che dire.

Anche se, dando un rapido sguardo ad un piccolo gioiello di orrore autobiografico come Red 11 e a un’ennesima cartoonesca avventura a misura di preadolescente come We Can Be Heroes, almeno una briciola del pascoliano fanciullino parebbe essere rimasta nascosta in qualche ventricolo di quel cuoricino di carne e tachos. Ma con Hypnotic il nostro caro vecchio gringo sembra aver voluto giocare per una volta  a fare l’adulto barboso e bacchettone, imbastendo un racconto quadrato, rigoroso e inevitabilmente serio, forse anche un po’ troppo, il quale vede il tenebroso ispettore Danny Rourke (uno squadratissimo Ben Affleck espressivo tanto quanto un tubetto di Pringles) alle calcagna del pericoloso Dellrayne (William Fichtner), abile criminale dotato di straordinarie capacità mentalistiche che gli permettono di ipnotizzare chiunque gli capiti a tiro. Grazie all’aiuto della bella Diana Cruz (Alice Braga), anch’essa dotata di capacità di manipolazione mentale e per giunta ex collega del summenzionato diabolico Houdini, il nostro Cavaliere (pardon, Giustiziere) Oscuro dovrà cercare di agguantare quanto prima la sua sfuggente preda, così da poter risolvere in un sol colpo un duplice scottante mistero: la dolorosa scomparsa dell’amata figlioletta Minnie (Hala Finley) e la vera natura dietro all’occulta Divisione e al suo enigmatico Progetto Domino.

Va da se ovviamente che, con un titolo come Hypnotic, nulla sarà mai come appare. Nemmeno per uno dei novanta concitati minuti che danno forma a questa volutamente ingannevole e falsamente contorta avventura che, rubacchiando suggestioni tanto dall’omonimo Hypnotic del duo Coote-Angel quanto dal fanta-biografico L’ipnotista di Arto Halonen, tenta più o meno onestamente di fare il proprio sporco lavoro, senza disdegnare nemmeno qualche strizzatina d’occhio agli escheriani barocchismi visivi del nolaniano Inception e, perché no, pure al multiversale Doctor Strange targato Derrickson. E se durante la visione, con l’approssimarsi del curioso quanto indubbiamente pretenzioso plot twist pre-finale, a qualcuno iniziasse per puro caso a trillare bello forte nella testolina il campanello del deja-vu, beh, è più che normale amici, poiché il buon Robert un’approfondita occhiata al recente Ultrasound l’avrà pur sempre data, no? Un complesso sistema di specchi, leve e parecchio fumo negli occhi, insomma, con il quale il nostro caro vecchio guapo sceglie di occultare del tutto il suo iconico tocco e di viaggiare comodamente con il pilota automatico ben inserito, sfornando un prodotto di modestissima fattura covato sin dal giurassico 2002, pronto per essere ingollato con asfittica nonchalance e dimenticato nel tempo di uno sbadiglio. Un prodotto fatto in casa ma dalle aspirazioni innegabilmente hollywoodiane, scritto, diretto, montato, musicato e pure storyboardato dall’ormai imprescindibile Rodriguez Family al gran completo, tanto strano a dirsi quanto, indubbiamente, anche a farsi e a vedersi.