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Inseparabili – Dead Ringers

2023
Titolo Originale:
Dead Ringers
REGIA:
Sean Durkin, Lauren Wolkstein, Karena Evans, Karyn Kusama
CAST:
Rachel Weisz (Elliot e Beverly Mantle )
Britne Oldford (Genevieve Cotard)
Poppy Liu (Greta)

Il nostro giudizio

Inseparabili – Dead Ringers è una mini-serie televisiva del 2023 ideata da Alice Birch.

Ormai tutto è tradotto in serie e miniserie. Cosa abbia spinto gli ideatori di Dead Ringers a un adattamento a puntate del vecchio film di Cronenberg (e del romanzo di Bari Wood) non è dato sapere. Inseparabili non fu un successo commerciale e la tematica di partenza è ancora oggi troppo weird per il grande pubblico, smaliziato dalle controverse stagioni di Nip/Tuck, ma non abbastanza da trasferire euforicamente in ginecologia il gusto lezioso per le sciarade grottesche della chirurgia plastica. Inizialmente il progetto doveva essere una risposta proprio alla serie di Ryan Murphy, con Cronenberg stesso a fare da produttore. La cosa abortì nel 2005 o giù di lì e quasi vent’anni più tardi è stata ripresa e concretizzata senza coinvolgere il regista canadese. Ovviamente ci sono dei sostanziali cambiamenti, come è di moda negli anni del “politicamente confetto”. Chi era bianco diventa nero e chi era uomo diventa donna. C’è una insopportabile volontà di non offendere e di trasformare il mondo in qualcosa di più rispettoso, ma è d’obbligo domandarsi una cosa: da quando l’arte dovrebbe rappresentare il mondo come sarebbe bello che fosse e non come il mondo effettivamente è? Ogni forma di persuasione sotterranea è odiosa e ottiene quasi sempre l’effetto opposto, a meno che non sia utilizzata per farci comprare cose. In quel caso funziona quasi sempre. Comprereste Dead Ringers? Noi sì perché tolta questa parentesi polemica, la serie è fatta dannatamente bene. Sei puntate dense, non prive di qualche flessione in termini di ritmo, ma nell’insieme scritte molto bene e ricche di spunti su cui riflettere. Senza contare che avrebbe potuto romperci l’anima con l’ennesima ricreazione dimensionale degli anni 80 e non l’ha fatto. Il capolavoro di Cronenberg risale a quei tempi, ormai rimpianti fino allo “streamo” , ma per grazia divina Alice Birch si lascia sfuggire l’opportunità di ammorbarci con il recupero certosino del Memphis Design italiano anni ’80 (impiegato per gli arredi nel film del 1988) e punta alla contemporaneità, così da poter sostituire gli strumenti per gravidanze aliene ideati da Beverly/Irons secondo Cronenberg, con ben più interessanti e concreti esperimenti intorno alla clonazione e l’inseminazione artificiale, benedetti dal transumanesimo galoppante, già trascinato nel mondo del regista canadese dalle gemelle Soska e il loro ottimo rifacimento di Rabid (2019).

Se c’era una cosa davvero fastidiosa nel romanzo della Wood e nel film di Cronenberg era che i due gemelli ossessivi fossero entrambi grandi geni della ginecologia. Dava e continua a dare molto fastidio al genere umano maschile la figura di questi specialisti delle vagine, liberi di accedere alle zone intime delle mogli e delle fidanzate altrui. Ovviamente solo le barzellette osano trasformare sipari nella realtà così asettici e tetri in qualcosa di pruriginoso e vernacolare, ma è proprio lì che la storia sceglieva di infastidire sul serio, offrendo uno scorcio davvero perverso e spudorato di quel campo minato della medicina. I gemelli Mantle si scopavano le clienti. Non solo: se le scambiano impunemente. Ecco però che in apparenza l’idea di Alice Birch di trasformare i gemelli in gemelle, sembrerebbe evitare tutto quel malloppo di ulcerose fantasie maschili in favore di una più rassicurante coniugazione al femminile tra chi allarga le gambe e chi ci infila le dita. Inoltre, l’omosessualità di Bev e la bisessualità vorace e indiscriminata di Elliot, trasforma il sesso in qualcosa di molto più rassicurante e pluralista. Nel mondo di Dead Ringers 2023 le donne si scopano tra loro, si sposano e mettono al mondo figli e nessuno ha nulla da ridire. Di contro l’incestuosità dei fratelli Mantle è tagliata dalla storia, guarda un po’. Epperò un momento, l’autrice della serie non rinuncia alla prurigine e nemmeno alle implicazioni sessuali da barzelletta erotica offerte dalle peripezie sessuali di Elliot/Beverly Mantle, via Rachel Weisz, interprete ispirata e a tratti spericolata della coppia di protagonisti. La Birch rappresenta, come nel caso della versione maschile di Irons, la metà mascolina e quella femminina. La prima scopa compulsivamente tutto quello che può e la seconda cerca l’amore. Non cambia nemmeno i nomi, ribadendo lo stesso effetto straniante dell’originale filmico. Elliot resta Elliot e Beverly resta Beverly, solo che stavolta è questo a suonare strano per una donna, così come il secondo nome lo era in Inseparabili per un uomo.

Beverly è sensibile, fragile e tendente alla depressione; Elliot è una macchina da sesso, carica, aggressiva e cinica. Tra le due tutto rimane in perfetto equilibrio finché la prima non si innamora dell’androgina Genevieve (Britne Oldford) e con lei crea un nido famigliare che alla sorella non va proprio giù. Puntializziamo una cosa sui gemelli di Dead Ringers. Non si tratta di una coppia qualunque di gemelli. Loro sono proprio identici. Rappresentano, nella volontà esplicita di Cronenberg, ripresa passivamente dalla Birch, l’evoluzione biologica, anticipata per secoli dal vecchio mito del Doppelganger dostievskijano. La doppiezza delle gemelle finisce per ingannare il pubblico stesso, quindi fate attenzione a credere di avere davanti Elliot solo perché salta addosso a un uomo, o Bev perché tiene i capelli raccolti in una coda e ha gli occhi lucidi. Le due sono talmente uniche nella loro identicità da ingannare persino se stesse. Ma più Bev avanza nella strada dell’individualità, seguendo l’amore per Genevieve e il bisogno di avere figli, più Elli perde il controllo di se stessa, compiendo atti sordidi e criminosi. Senza svelare altro, bisogna però avvertire il pubblico che la storia prende una piega diversa rispetto al film e al libro, dando a Dead Ringers uno sviluppo interessante ma forse non troppo convincente. Non tutti i conti sembrano tornare alla fine, ma resta in bocca il sapore corposo di scene trascinanti, come tutte le sequenze corali durante cene e pranzi con miliardari finanziatori repellenti o giornalisti spietati. Sono piccole sinfonie perfette, composte da dialoghi puntuti, pieni di sarcasmo e poesia, come nelle migliori prove di Peter Greenaway.