Featured Image

Manodrome

2023
REGIA:
John Trengove
CAST:
Jesse Eisenberg (Ralphie)
Adrien Brody (Dan Dan)
Odessa Young (Sal)

Il nostro giudizio

Manodrome è un film del 2023, diretto da John Trengove.

Il primo colpo nero alla Berlinale 2023 arriva da Manodrome di John Trengove. Un film oscuro e ambiguo, una sonda lanciata negli istinti più repressi che esplodono nella perdita di controllo. Il protagonista è un “Uber driver”: Ralphie interpretato da Jesse Eisenberg, grande prova, che appunto fa il guidatore di Uber, aspetta un figlio dalla ragazza incinta ed è fissato coi muscoli, che coltiva in palestra con l’aiuto di steroidi e varie sostanze. Mascolinità tossica in senso
letterale, non ideologico. Un concentrato della repressione di oggi: Ralphie osserva i corpi muscolosi, soprattutto quelli più di lui, in particolare i neri, e si dimostra omofobo forse proprio perché omosessuale latente. Della sua instabilità approfitta una specie di setta: um gruppo dedito al culto della mascolinità e all’indipendenza dell’uomo, guidato da Dad Dan, col carisma di Adrien Brody, un guru che divide i suoi adepti in Dad e Son. Come ogni setta, naturalmente,
l’obiettivo è estrapolarli dal contesto di origine, averli tutti per sé e trascinarli nel gorgo.

All’inizio del racconto l’equilibrio di Ralphie, seppure precario, si regge miracolosamente: ovvero l’uomo tiene al guinzaglio i propri istinti, l’omosessualità e la violenza, e li castiga racchiudendoli nell’espressione sofferta di Eisenberg, madido di sudore, mentre si allena col suo volto illeggibile e inquietante. L’incontro con Dad Dan svolge la funzione di miccia: calato in un gruppo, coinvolto in una liturgia tanto ridicola quanto pericolosa (il santone e i discepoli ripetono frasi patetiche come nella messa), a quel punto il ragazzo apre gradualmente la porta alla perdita di controllo. Non si può dire oltre per non rovinare la sorpresa.

Si può però rilevare che, preso nella ragnatela del culto, il soggetto già instabile subisce un continuo terremoto delle certezze, affronta la frana da entrambi i lati, sia il rapporto intimo con la compagna che il possibile rifugio del gruppo. Inevitabilmente finirà in una terra di nessuno, privato di tutto, senza più nulla a cui appoggiarsi. E in un Paese con libero accesso alle armi da fuoco, così l’abisso si spalanca. Il regista John Trengove partendo da riferimenti palesi (ovviamente Taxi Driver) inscena questa “descensio ad inferos” in modo davvero disturbante: con movimenti di macchina gravi e strategici, col timore iscritto nella colonna sonora, disegna un concentrato di pulsioni contemporanee. Compreso un Natale che diventa giorno dei morti. Culto del corpo, muscoli ipertrofici, pasticche, omofobia, sette, armi libere: tutte sfumature di nero che nascondono il dramma dell’essere se stessi.