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Il Signore degli Anelli – Gli anelli del potere

2022
Titolo Originale:
The Lord of the Rings: The Rings of Power
REGIA:
J.A. Bayona, Wayne Che Yip, Charlotte Brändström
CAST:
Morfydd Clark (Galadriel)
Robert Aramayo (Elrond)
Markella Kavenagh (Nori Brandifoot)

Il nostro giudizio

Il Signore degli Anelli – Gli anelli del potere è una serie televisiva del 2022, creata da J.D. Payne e Patrick McKay.

Non giriamoci troppo attorno: davanti a cotanta e premessa magniloquenza, l’attesa è stata in parte tradita. Sarebbe eccessivo e poco onesto, come fatto da tanti altri, ridurre il tutto ad un’invettiva contro gli evidenti difetti di questa serie, che ricordiamo essere la più costosa della storia. Il ritorno nella Terra di Mezzo necessitava inevitabilmente di un progetto mastodontico, anche perché, dopo aver consumato le storie tolkieniane più racchiuse in sé stesse, non rimaneva altro che guardare all’epopea ad esse precedente. Quindi Il Silmarillion e tutto ciò che vi ruota attorno, più o meno accennato o scritto a chiare lettere. Questo per dire che l’impresa di scrittura era complessa quanto ardimentosa, oltre ad essere giocoforza suscettibile di scontentare tutti, filologi fantasy e non. E tra personaggi di colore e altre facezie su cui si è sprecato fin troppo tempo, il problema è restato lì come l’Unico Anello sul fondo del lago: Gli anelli del potere è un prodotto vittima del proprio tentativo di fare fan service.

La serie Amazon ha compiuto innanzitutto la scelta di incentrare la storia su personaggi già conosciuti nei film di Peter Jackson: Galadriel ed Elrond, in primis. La figura dell’elfa è la più centrale e risulta l’unico carattere veramente complesso di tutta la serie, nella sua ricerca del nemico Sauron. Ovviamente il tutto si esplica nella volontà di dare finalmente sostanza ad un Male che, nelle due trilogie, era stato descritto solo nella sua metafisica crudeltà. La messa in scena della storia è sicuramente d’effetto, per quanto barocca e non sempre sostenuta da una regia in grado di esaltarne l’epicità. Rimarranno sicuramente impressi dei frangenti, purtroppo estemporanei: il viaggio della compagnia di Galadriel verso Valinor o la “nascita” di Mordor, per citarne alcuni. Ecco, a proposito, la didascalia a fine episodio: anche no. Aldilà della giusta attenzione ai temi portanti della mitologia di Tolkien, come la ricerca e l’uso del potere per perseguire sia il bene che il male o il sempre difficile incontro tra razze diverse, la serie non riesce a vivere di propria luce, finendo invece per inseguire e soggiogare i propri spettatori, a volte dando proprio l’idea di sottostimarli. Non si può non giudicare altrimenti il gioco che viene fatto su un “misterioso” personaggio, con tanto di continue imbeccate e false piste atte a creare il dibattito per tutta la durata dello show. Probabilmente questa serie la dovevano chiamare “Chi è Sauron?”.

L’apice, o il punto più basso, si raggiunge nel finale di stagione, con quell’ultimo tranello che arriva a spazientire il più mansueto e contentabile dei cannibali della serialità televisiva. E qui si arriva al vero grande difetto di un prodotto che ha preteso di essere la più grande prima ancora di dimostrarlo: la gestione narrativa non convince. Ritmi troppo lenti per diversi episodi e una parte finale che purtroppo manca di mordente proprio a causa delle eccessive perdite di tempo. Un vero peccato anche per i tanti interessanti spunti che erano stati messi sul piatto e che non potranno, probabilmente, essere ripresi nel prosieguo. Intanto però, eliminata l’incertezza su due figure chiave di questa prima stagione, la serie sarà giocoforza costretta ad investire tutto nella storia e nella psicologia dei personaggi: un aspetto che non si può certo guardare con negatività. Da qui è tempo di raccontare e dare sostanza all’epicità: se non dovesse accadere, Gli anelli del potere non lascerà mai un bel ricordo e sarà stato solo uno spreco di tempo e di risorse.