Featured Image

Mindemic (Opera zero)

2022
Titolo Originale:
Mindemic (opera zero)
REGIA:
Giovanni Basso
CAST:
Giorgio Colangeli (Nino)
Rosanna Gentili (Angela)
Roberto Andreucci

Il nostro giudizio

Al centro di Mindemic (Opera zero) troviamo Nino Fontana, settantenne con un passato da regista alle spalle, che vive la sua vita isolato, in un appartamento, a Roma. Nel pieno della propria esistenza solipsistica, fatta di piccoli rituali quotidiani, automatici, riceve la chiamata da un suo vecchio amico produttore, che gli propone di scrivere un film in soli tre giorni. La richiesta risulta assurda e impossibile da soddisfare, ma Nino sceglie di accettare. Si mette subito al lavoro davanti alla sua amata e archeologica Olivetti Lettera 32, ma la paura di non essere più all’altezza di scrivere una sceneggiatura si fa sentire. Per cui decide di chiedere aiuto, nella realizzazione del progetto, a due amici, un attore e uno sceneggiatore. Entrambi, però, si tirano indietro. Il protagonista si ritrova ancora una volta solo, ma non è affatto disposto a rinunciare a questa grande occasione che la vita sembra porgli e così si butta a scrivere, giorno e notte, con ritmo frenetico. L’ambizione è quella di dar vita ad un film storico, in cui un gruppo di soldati in guerra prestano soccorso a una donna misteriosa e in pericolo. Presto, però, la realtà e la finzione cominciano a fondersi tra loro, in un’atmosfera a metà tra la commedia e il dramma.

La storia inventata da Fontana si mescola a paure e immagini della vita vera, generando nell’uomo un profondo senso di spaesamento. E quando, durante una notte con una escort (), scambia la donna per l’ex moglie di cui è ancora innamorato, dimostra quanto la stesura di questa sceneggiatura lo costringa inevitabilmente a guardarsi indietro e a scavare tra i propri ricordi. Mindemic (Opera zero), prodotto dalla Magnet Film, è il primo lungometraggio del regista e sceneggiatore ferrarese Giovanni Basso – finora autore di cortometraggi – e ha come protagonista assoluto l’attore romano Giorgio Colangeli. Attraverso un discorso metacinematografico, si indaga il senso di insicurezza dell’artista, metafora dell’incertezza in cui versa il futuro del cinema. Una particolare attenzione viene riservata alla condizione di isolamento e solitudine cui è costretta la vita umana. E non è un caso che la lavorazione di Mindemic (Opera zero) sia coincisa con i primi mesi della pandemia Covid-19, in un periodo in cui ciascuno di noi si è visto obbligato, chiuso e bloccato tra poche mura, a fare i conti con se stesso.

Ed è questo che fa Nino Fontana, tira le somme di una carriera a metà, con la speranza di uno slancio sul finale e l’occasione di dimostrare, non agli altri quanto a se stesso, di essere ancora in grado di scrivere un film. Ma dovrà vedersela con il proprio inconscio, che gli parlerà attraverso una serie di immagini inquietanti e rivelatrici. Basso, con Mindemic (neologismo parlante a più livelli: sia come spiega un esergo prima dei generici iniziali “qualcosa che tirba la mente e vi rimane dentro per un tempo illimiato”, sia, anche qualcosa che mixa e interlaccia la dimensione mentale, interiore, soggettiva, alla fenomenologia oggettiva dell’apocalisse pandemica esterna, peraltro rimossa e presente solo come assenza), ha voluto sfruttare al massimo le potenzialità delle nuove tecnologie a disposizione, utilizzando un iPhone 8 con lente anamorfica per l’intero corso delle riprese. Questo gli ha permesso di muoversi in maniera più agevole e fluida nello spazio ristretto dell’appartamento romano, unica location del film, ottenendo una maggiore esaltazione del senso di solitudine e claustrofobia provata dal protagonista. Una sfida ambiziosa, ma assai ben gestita.