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The Rotten Link

2021
REGIA:
Valentìn Javier Diment
CAST:
Paola Brasca (Roberta)
Luis Ziembrowski (Raulo)
Marilu Marini (Ercilla)

Il nostro giudizio

The Rotten Link è un film del 2015, diretto da Valentìn Javier Diment.

Quest’opera, di provenienza argentina, è l’esempio di un’idea che se messa in mano ad un esordiente o comunque un autore alle prime armi avrebbe portato ad un risultato scialbo e mal gestito. The Rotten Link, invece, ha alle spalle un autore come Valentìn Javier Diment che nella sua carriera ha ricoperto molti ruoli cinematografici davanti e dietro la macchina da presa. Sa bene, quindi, come gestire una storia di non facile resa sul grande schermo e farla splendere il più possibile. The Rotten Link è un microcosmo, un film rurale ambientato in un paesino di poche anime, pochissime, a tal punto che arriviamo a conoscerle tutte in un modo o nell’altro. Protagonista è una famiglia composta da madre e due figli, Roberta e Raulo. La ragazza è la prostituta del paese ed è andata a letto con tutti gli uomini meno che uno; Raulo soffre di disabilità mentale ed è fondamentalmente un bambino nonostante la sua stazza incuta un certo timore; la madre, Ercilia, non sembra godere dei favori della gente ed è presumibile pratichi magia nera vicina alla stregoneria. La donna muore improvvisamente, ma non prima d’aver rivelato a Roberta che su di lei vi è una maledizione: qualora andasse anche con l’ultimo uomo del paese morirà.

Il film è una fiaba nera lontana dai classici horror e per questo più che apprezzabile. Diment si muove sul terreno dello slasher, ma anche della commedia grottesca intrisa di un’inquietudine difficile da costruire e soprattutto da mantenere costante per tutta la durata, seppur in questo caso breve, ma The Rotten Link ci riesce bene. È un mondo a sé di cui accettiamo le bizzarrie e stranezze nonché il marcio che vi abita e che sembra aver contagiato ogni membro della comunità. Non nasconde, infatti, anche una certa critica sociale riguardo il ruolo della donna, qui ridotta ad un mero oggetto sessuale il cui unico scopo è dare piacere a tutti gli abitanti al di là dell’orientamento sessuale. La prostituzione non è prerogativa di Roberta, perché altre donne del paese praticano il mestiere, ma la scrittura del personaggio della ragazza serve a dare una prospettiva più ampia su come la donna è ancora trattata nelle piccole realtà di paese di tutto il mondo.

È una sceneggiatura quella scritta da Diment con Blousson e Cortes che ha molto a cuore la ricchezza e le sfumature umane e come queste si rapportano e cambiano in base al contesto in cui vivono. Di questo si fa portavoce, oltre a Roberta, anche il fratello Raulo che soffrendo di disabilità mentale vede alterarsi l’equilibrio costruito a fatica negli anni dalla sua famiglia che, ovviamente, si premurava di proteggerlo. L’uomo è protagonista di un finale sanguinolento dettato dalla furia e disperazione che lo avvicina visibilmente al Leatherface di Non aprite quella porta. Quest’ultimo è un paragone che va oltre l’accostamento dei due personaggi, perché anche a livello fotografico è possibile notare somiglianze con il capolavoro di Tobe Hooper. The Rotten Link   ricalca quel senso di sporcizia e marcio dell’animo umano nell’uso di colori caldi la cui perfezione è solo apparente, perché le immagini sono davvero malsane e trasmettono un certo disagio. Diment, inoltre, mostra destrezza e sicurezza con la macchina da presa, ma forse questa volta il suo talento ha brillato più in fase di scrittura. Sta di fatto che nel suo piccolo continua a confermarsi come un buon autore di genere.