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Ai confini del male

2021
REGIA:
Vincenzo Alfieri
CAST:
Edoardo Pesce (Fabio Meda)
Massimo Popolizio (Giorgio Rio)
Roberta Caronia (Antonella Rio)

Il nostro giudizio

Ai confini del male è un film del 2021 diretto da Vincenzo Alfieri.

Nel 2017 viene distribuito nelle sale I peggiori, esordio registico dall’impianto semplice e dalle poche pretese, ma con una buona capacità di veicolare un divertente gusto citazionista nei confronti di titoli quali: Defendor di Peter Stebbings, Super di James Gunn e Kick-Ass di Matthew Vaughn. Due anni dopo è la volta de Gli uomini d’oro, un heist movie cupissimo ambientato in una Torino plumbea, senza tempo, colma di oscurità e luci al neon dal gusto spiccatamente pulp. Vincenzo Alfieri con quel film gettava le basi di quello che sarebbe stato il suo cinema fatto di animi degenerati e ambienti altrettanti cupi. A sorpresa, dal 4 al 6 novembre del 2021 è uscito nelle sale un film estremamente curioso e interessante, si tratta di Ai confini del male, il terzo lungometraggio di Vincenzo Alfieri. Con questo film dalla vena fortemente autoriale e di genere, Alfieri sceglie definitivamente la direzione del suo cinema rifacendosi per di più ad un modello tematico, stilistico e narrativo assolutamente riconoscibile che nasce nella nuova serialità televisiva americana, ossia True Detective, notissima serie tv (pressoché antologica) della HBO ideata da Nic Pizzolatto.

Due elementi fino ad oggi hanno contraddistinto True Detective. Il primo: l’attenzione dedicata tanto al plot narrativo quanto alla psicologia dei personaggi. Il secondo: l’ambiente naturale, quasi sempre cupo, tormentato e fuori dal tempo. Ai confini del male di Vincenzo Alfieri cerca in tutti i modi di fare suoi questi elementi narrativi, stilistici e scenografici effettuando una trasposizione liberissima dal romanzo Il confine di Giorgio Glaviano che presentava sì la scomparsa di tre giovani ragazzi in un bosco tra Siena e Grosseto per mano di un individuo definito L’orco, ma che non presentava invece quello è il nucleo centrale del film di Alfieri, ossia il rapporto tra due uomini entrambi poliziotti estremamente differenti l’uno dall’altro, Fabio Meda (Edoardo Pesce) e Giorgio Rio (Massimo Popolizio). Quelle in cui i tre giovani ragazzi spariscono nei primi minuti del film sono vere e proprie terre di nessuno in cui convivono realtà angoscianti e ambigue all’esatto opposto, dalla villa sfarzosa e inquietante del conte Tancredi Bazzini (Paolo Mazzarelli), all’abitazione spoglia e sospesa sul lago del tenente tormentato e malato di sesso Fabio Meda (Edoardo Pesce).

Molto interessante la cura riservata all’approfondimento psicologico dei due protagonisti, Meda e Rio, veicolata attraverso l’uso di flashback cupi, orrorifici e disturbati che gettano costantemente le due anime nell’ombra dalla quale in tutti i modi vorrebbero invece uscire. Tanto la psicologia dei personaggi è curata e sorprendente – anche grazie a due interpretazioni eccelse di Edoardo Pesce e Massimo Popolizio – quanto la sceneggiatura nella sua continua presentazione di intrecci, sviluppi e twist risulta fiacca. Ne è prova il fatto che perfino gli sviluppi narrativi della parte finale interessano e sorprendono relativamente lo spettatore, finendo per restare in sospeso come un pesce che avvertendo l’agguato e il pericolo resta a guardare l’esca, senza tuttavia farla sua finendone vittima. Ai confini del male aveva tutte le carte in regola per ambire all’instant cult, purtroppo però per debolezze di scrittura non riesce nell’impresa risultando comunque un ottimo film dal grande coraggio.