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The Suicide Squad – Missione suicida

2021
REGIA:
James Gunn
CAST:
Margot Robbie (Harleen Quinzel / Harley Quinn)
Idris Elba (Robert DuBois / Bloodsport)
John Cena (Christopher Smith / Peacemaker)

Il nostro giudizio

The Suicide Squad – Missione suicida è un film del 2021, diretto da James Gunn.

Del nuovo capitolo delle imprese della Task Force X, la squadra di criminali che compie missioni suicide per conto del governo in cambio di forti sconti di pena, è la cesura netta e profonda con il precedente film, scritto e diretto da David Ayer, uscito nel 2016, di cui Gunn conserva giusto il concept di fondo, tratto dai fumetti DC Comics, e una manciata dei personaggi più carismatici, fra tutte l’iconica Harley Quinn interpretata da Margot Robbie. Per il resto, il regista di Guardiani della galassia resetta tutto: manca quasi del tutto una vera e propria continuità narrativa fra i due film, ma è nell’atmosfera e nei toni che si palesa la differenza radicale fra i due. The Suicide Squad – Missione suicida è per molti versi un film di guerra, che in diversi passaggi ricorda i romanzi di Sven Hassel, un vero e proprio tritacarne che rende giustizia al proprio titolo. A differenza del mezzo disastro firmato da Ayer, in cui la dipartita di un paio personaggi è messa lì giusto per far vedere che il “Suicide” di Suicide Squad non è lì a caso, salvo proteggerne la maggior parte perché sai, il pubblico si affeziona, i membri della Task Force X di Gunn muoiono spesso, volentieri e in maniera cruenta, senza paura di far fuori i favoriti del pubblico. Ciò trasmette alla perfezione quel senso di pericolo, quella sensazione che nessuno è salvo ma che, al contrario, chiunque potrebbe da un momento all’altro uscire di scena lasciandosi dietro una pozza di sangue.

L’emoglobina infatti abbonda, James Gunn non si tira indietro in niente quando c’è da offrire un divertimento sfacciato, sboccato e di grana grossa: l’umorismo è costante, martellante, ai limiti dell’esagerazione non tanto per dove si spinge, ma proprio per la quantità. Non smette proprio mai. Quasi ogni frase è una battuta, un doppio senso, una frecciatina, una commedia continua che rende quasi surreale la vicenda di un manipolo di antieroi che sa benissimo di poter schiattare da un momento con l’altro e, spesso e volentieri, è proprio così che finisce. Il risultato di questo contrasto è estremamente divertente. The Suicide Squad – Missione suicida strappa una risata di gusto in ben più di un momento, con una parodia continua che sembra grossolana solo in apparenza ma, leggendo un minimo in profondità, se ne intravede tutta l’intelligenza. Un esempio su tutti è la finezza con cui Gunn fa il verso allo stucchevole e posticcio discorso sull’amicizia su cui Ayer costruisce la parte finale del film precedente. Sembra che in questo nuovo capitolo del franchise venga ripreso, ma tra le righe viene parodiato senza pietà. Allo stesso modo i personaggi  (almeno quelli che arrivano interi alla fine del film) fanno il loro percorso di redenzione sì e no, perché alla fine restano i cazzoni che sono, non diventano eroi dal niente ma continuano ad agire secondo il proprio tornaconto, e assecondando le proprie debolezze, sempre e comunque.

Quindi, The Suicide Squad – Missione suicida riesce a riscattare il franchise dopo il pasticcio del precedente Suicide Squad? Alla grande. Questo film diverte dal primo all’ultimo minuto. Sempre frizzante. Sempre godibile. Mai banale. Fa ridere, è avvincente e fila via come una fucilata, nonostante  le due ore e rotti di durata. James Gunn prende un’idea deragliata piuttosto male e le imprime con forza il suo marchio, iniettandole una dose forte di vitalità. Sì, perché c’è da dirlo: questa è la Suicide Squad di James Gunn e si vede. C’è il suo umorismo, c’è il suo senso del ritmo, c’è quel suo approccio cazzaro e casinista in superficie ma solido e ricco di mestiere. Pare brutto dirlo, ma per imbroccare un film al primo colpo (pardon, al primo cut), l’universo cinematografico DC aveva bisogno di un regista proveniente dall’universo Marvel.