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Illusioni mortali

2021
Titolo Originale:
Deadly Illusion
REGIA:
Anna Elizabeth James
CAST:
Kristin Davis (Mary Morrison)
Dermot Mulroney (Tom Morrison)
Greer Grammer (Grace)

Il nostro giudizio

Illusioni mortali è un film del 2021, diretto da Anna Elizabeth James.

Raymond Carver, nei suoi corsi di scrittura creativa, dissuadeva di continuo gli allievi a incentrare una storia su uno scrittore. Era convinto che non fossero figure professionalmente così accattivanti da appassionare il pubblico in un contesto finzionale. Forse pensava soltanto alla dimensione narrativa letteraria, perché nella storia del cinema, se iniziassimo a fare un elenco di film con scrittori come protagonisti, non la finiremmo più. Nella maggior parte dei casi però si tratta di autori che non scrivono. Non ci riescono, sono preda della romantica crisi creativa, assai meno frequente nel mondo reale di quanto quello della fiction voglia farci credere, almeno a sentire gli sfornatori di best-seller, aggrappati a una ricetta infallibile che sovente, si permettono anche di rendere pubblica (Ken Follett). Mary Morrison, (la Kristin Davis di Sex And the City) è appunto un’autrice di successo. I suoi thriller infallibili le hanno dato fama e fortuna, vive in una grande e figa casa, ha un bel manzo uomo d’affari per marito (Dermot Mulroney, che sicuramente avrete visto da qualche parte, anche se non ricorderete dove di preciso) e due figli adorabili e un po’ bricconcelli, una femminuccia e un maschietto di nome Alexandra e Sam. Il quadretto è impeccabile, una ricostruzione fedele del retro di copertina del best-seller. Così finto che verrebbe voglia di interrompere lo streaming (una volta si diceva cambiare canale o uscire dal cinema).

 Ovviamente, da brava sceneggiatrice del primo banco, Anna Elizabeth James introduce con gradualità gli elementi che metteranno a rischio questo detestabile idillio: una proposta editoriale che Mary vorrebbe rifiutare ma che economicamente è davvero difficile rifiutare; un investimento segreto del marito finito malissimo; e questi due bimbi, avuti in provetta pagando un sacco di soldi e che ora impegnano così tanto la grande autrice da spingerla a scegliere tra i romanzi e la famiglia. Difficile credere che sia questo il solo motivo a impedirle di firmare il contratto, infatti Mary confida all’amica del cuore (ovviamente una nera) che quando scrive “diventa un’altra persona” e la cosa sembra impensierirla parecchio. Ma i soldi servono per tenere in piedi tutto il paesaggio patinato da culo di best-seller, e allora è inevitabile doversi rivolgere a un’agenzia di tate e tornare al foglio bianco; letteralmente, visto che Mary non usa neanche la macchina da scrivere, è un’autrice assai tradizionalista: biro e risma di carta su scrivania del 700, poi tutto ribattuto al portatile. Dopo una sudata serie di colloqui poco soddisfacenti, arriva la tipa perfetta, Grace, la Greer Grammer, già presente in Emma’s Change (2020), uno dei due capolavori equestri per famiglie della James (l’altro è Pistachio, 2018).

Questa ragazza è una bambolina sexy, innocente, entusiasta, discreta, accorta e che apparentemente porta in casa Morrison un raggio di luce dopo le recenti incertezze economiche e creative. In realtà lei è troppo perfetta per essere vera. Ce lo dice la locandina del film di chi si tratta: è il diavolo e saranno cazzi per Mary e la sua casa dolce-amara. Illusioni mortali si ispira ai thriller erotici degli anni 90, ma di quelli che passavano in TV su Canale 5 le sere d’estate (dimenticate). Quindi non aspettatevi di vedere molto, quel tanto che basta a surriscaldare la vostra vecchia zia, che in quegli anni era già in menopausa. La giovane entusiasta svela il sottoscala di ragnatele e di topi morti che sorregge la corte borghese della neoliberista famigliola, ma tutte le riflessioni possibili su una storia simile sono già state fatte e rifatte. Quello che quindi dovrebbe interessarci è l’intreccio per l’intreccio, peccato che è fin troppo facile immaginare ciò che succederà, come finirà. L’escalation di “violenza” e torbide lesbicherie è una pappetta rimasticata per le mascelle con molta volontà ma senza denti delle sfumature grigio-rosso-nere. La bella e distruttiva Grace, tra piogge di violini dissonanti e allampanate nenie pianistiche persegue il suo piano vandalico, fino a rivelare le sue reali intenzioni sataniche, aggettivo che la James decide di rendere un po’ troppo alla lettera, come metafora della schizofrenia, in un crossover nell’horror che risolleva, ma di poco, un film trascurabile.