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Breach

2020
REGIA:
John Suits
CAST:
Bruce Willis (Clay Young)
Cody Kearsley (Noah)
Callan Mulvey (Teek)

Il nostro giudizio

Breach è un film del 2020, diretto da John Suits.

Tra gli effetti collaterali del COVID 19 si annovererà la proliferazione del genere pandemico all’interno delle produzioni che un tempo sarebbero state considerate di serie B e che adesso, più anonimamente, sono definite medie. Eppure è il nucleo di questo vitale contesto produttivo a cavalcare prima di tutti, per istinto e velocità, lo spirito del tempo. Breach può essere considerato un documento fedele, un’immagine speculare di cosa è accaduto in questa strana era COVID, se non fosse che la produzione del film era stata conclusa nell’autunno del 2019, ben prima che pipistrelli, pazienti zero, pandemie e mutazioni virali invadessero sistematicamente la quotidianità. Ma questo non fa che aumentare l’interesse nel confronto del film di John Suits, che già aveva affrontato il genere pandemico (Pandemic: Fear the dead, 2016) e che si ritrova il film con l’argomento giusto nel momento giusto, con il bonus della star Bruce Willis a cercare di trainare gli spettatori con il suo faccione. Né il carisma di Willis né l’ennesima variazione di Alien riescono tuttavia a salvare questo film, ambizioso e interessante nelle premesse quanto malriuscito e noioso nella resa finale.

Quello che però inconsapevolmente Suits e gli sceneggiatori Corey Large ed Edward Drake (che come una piccola factory stanno dietro a molti degli ultimi B-movie con protagonista Willis) azzeccano è la scelta di andare al di là dell’ostacolo della descrizione del mondo piegato dal virus e costretto a trovare un’alternativa all’estinzione. Una scelta che si rivela fresca ed efficace in un periodo in cui la narrazione del suddetto mondo è ormai diventata parte integrante delle vite di ogni giorno e quindi ormai scevre da ogni alone fantascientifico. Non ha più senso concentrarsi su quarantene, contenimenti, lockdown e antidoti, elementi abusati persino nel racconto della realtà e diventati perlopiù familiari: piuttosto si cerca di guardare al di là e nel mondo creato da Breach l’unica speranza di salvezza per l’umanità è trasferire chiunque non sia stato contagiato in un altro pianeta da colonizzare. L’esodo avviene tramite astronavi provviste di capsule criogeniche che dovrebbero mantenere la popolazione in un sonno profondo durante i lunghi mesi di viaggio, mentre un equipaggio selezionato, tra cui spicca Bruce Willis nei panni di un vecchio capitano relegato alle pulizie e dedito all’alcol, dovrebbe provvedere alla manutenzione e all’assistenza. Quello che non sanno è che a bordo c’è anche una creatura aliena capace di possedere i corpi umani e muoverli come se fossero zombi, con lo scopo di eliminare gli ultimi sopravvissuti della razza umana.

Il miscuglio di generi che mette insieme virus, creature aliene ostili, terrorismo ambientalista e gli immancabili zombi, con prevedibili sequenze di assedio nella parte finale, purtroppo non ravviva il ritmo e l’attenzione nei confronti di una storia che si rivela più interessante per il contesto in cui è uscito piuttosto che per il proprio valore. Anche la presenza di Bruce Willis, che gira a regimi minimi come in tutti i prodotti DTV in cui ha partecipato negli ultimi anni per scopi alimentari, è prettamente esornativa e si limita a qualche linea di dialogo con parolacce. Ci si sarebbe aspettato di più almeno sul lato dell’azione, con un John McClane nello spazio, dato che Suits ha anche diretto un commercial con Bruce Willis nei panni dell’eroe di Die Hard, ma il basso budget e la poca convinzione di tutto il cast, pieno di volti televisivi, ha appiattito tutto e ha indebolito persino il finale, unico guizzo di cattiveria in un prodotto buono solo per una distratta visione in streaming senza pretese.