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His Master’s Voice

2018
Titolo Originale:
Az Ur Hangja
REGIA:
György Pálfi
CAST:
Marshall Williams (Chris)
Kate Vernon (Camille)
Eric Peterson (Hogarth)

Il nostro giudizio

His Master’s Voice è un film del 2018, diretto da György Pálfi.

Erano quattro anni che György Pálfi da Budapest aveva fatto perdere le sue tracce. Peccato, perché il regista di Hukkle (2002) e Taxidermia (2006) era un nome interessante, di quelli che a volte ti sorprendono uscendo da ogni gabbia preordinata. Bene, nel 2018 Pálfi è tornato con ben due frecce al suo arco: Mindörökké e questo His Master’s Voice, escursione fantapolitica e fantascientifica intrisa di sottotesti, co-prodotta dalla natìa Ungheria e dal Canada. In breve, il protagonista si mette in cerca del padre dopo che questi è sparito, guarda caso mentre stava lavorando a un progetto top secret per conto del governo degli Stati Uniti. Andando a fondo nella questione, il ragazzo scopre che si trattava di una ricerca che coinvolgeva presenze extraterrestri.

Come sempre, il cinema di Pálfi vive soprattutto di forti suggestioni visive, partorite da una mente di certo originale. Il vortice a luci bluastre, epicentro della questione scientifico-ultraterrestre, è, per esempio, un piccolo capolavoro dadaista, che per cura formale supera di gran lunga la qualità media del resto dell’impianto estetico (eccessivamente manomesso in sede di post-produzione e troppo adagiato sulle consuetudini di certo cinema dal budget insufficiente rispetto alle pretese); stesso discorso per la sequenza di nudi, con verticale a piombo che restituisce un termitaio umano (?), quasi un corpo solo. L’intrigo spionistico internazionale, in un rutilante susseguirsi di dispositivi attivati tra tablet, computer e telefoni cellulari, non supera gli steccati del già visto, ma, a onor del vero, la pista sci-fi trova una sua chiave spiazzante e sprazzi contemplativi nelle inquadrature “dal cielo”.

Onestamente, da Pálfi ci saremmo aspettati di più. Questa è materia troppo convenzionale, troppo standard per le sue corde. E dopo un’attesa di quattro anni, era lecito attendersi qualche vetta creativa superiore. Menzione particolare per l’attore Marshall Williams, che ben interpreta un personaggio a tratti difficile da rendere credibile a causa di una scrittura a dir poco faticosa.