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Les Misérables

2019
Titolo Originale:
Les Misérables
REGIA:
Ladj Ly
CAST:
Damien Bonnard (Stéphane)
Alexis Manenti (Chris)
Djibril Zonga (Gwada)

Il nostro giudizio

Les Misérables è un film del 2019, diretto da Ladj Ly.

Il primo lungometraggio di Ladj Ly, Les Misérables, riprende il titolo e l’argomento di uno dei suoi cortometraggi, che egli adatta e sviluppa. In entrambi i casi, si tratta di denunciare le cause e le conseguenze di un errore della polizia in una città di Montfermeil. Non sfuggirà a nessuno che il film prende anche il titolo di un libro di letteratura francese di fama mondiale, in maniera furba. Victor Hugo scrisse il suo capolavoro romantico nel 1862 a Montfermeil, dove situa una parte dell’azione, e colloca alcuni dei suoi personaggi, come
i Thiporter. I giovani “selvaggi” di Seine-Saint-Denis, ribattezzati simpaticamente “microbi” nel film, sono i discendenti diretti di Cosette e Gavroche, secondo Ladj Ly. Nati dall’immigrazione africana, membri di una società mista, condividono così, anche senza saperlo, uno sfondo culturale comune a tutti i francesi. Il film segue le orme di un giovane poliziotto di provincia che è appena stato trasferito alla brigata anticrimine della città nel 1993. Con due compagni di squadra esperti e gradassi, partecipa a suo primo giorno di ronda nei quartieri degradati, afflitti da molteplici traffici e delitti.

Les Misérables traccia un inventario della periferia francese, senza fronzoli. Sentiamo la città pronta a crollare, vera pentola a pressione sull’orlo dell’implosione. La pellicola non si interessa tanto dei seminatori di discordia quanto di coloro che cercano, al contrario, di mantenere la pace e l’ordine nei quartieri, ad ogni costo e attraverso il coinvolgimento quotidiano. C’è la polizia di prossimità, con le teste calde che giocano ai cowboys, ma credono nella loro missione di caschi blu e mantengono un equilibrio di potere con gli abitanti della città. Ci sono principalmente altre figure autoritarie preposte a tenere i quartieri in una condizione tranquilla, per vari motivi: il (finto) sindaco, che gestisce i problemi di vicinato e governa sui magheggi del mercato, i Fratelli Musulmani che vogliono ripulire il quartiere e portare i giovani autori di reati sulla strada giusta dell’Islam, trafficanti che desiderano mantenere la calma per non essere disturbati nel loro “business”, un leader religioso vicino al movimento salafita che filosofeggia preparando kebab nel suo snack bar. Ladj Ly sa di cosa sta parlando e restituisce il mosaico umano e l’organizzazione politica interna di una città in cui “tutti hanno le loro ragioni”. Posiziona il conflitto sul piano generazionale.

Non è più tra poliziotti e delinquenti che la guerra è dichiarata, ma tra adulti e bambini, generazione sacrificata che non ha nulla da perdere e rifiuta compromessi e accordi cinici dei loro genitori. Se il film cerca precisione e autenticità, non si preclude, al contrario, di portare una parte di finzione in un contesto documentario. La periferia non è solo un serbatoio di notizie squallide e violente, sembra dire Ladj Ly, ma anche una formidabile macchina artefice di miti e leggende metropolitane, come la folle corsa per ritrovare un giovane leone che appartiene ad un circo zingaro, rubato da un ragazzino esperto di Quattrocento colpi. E’ probabile che questo incredibile episodio si basi su una situazione reale, ma vi infonde una fede nella fiction più selvaggia, e anche poetica, in un film che cerca anche – e riesce completamente – a sfuggire al diktat delle immagini televisive e giornalistiche che sono troppo spesso le uniche a informarci su questi territori così lontani così vicini. Il bambino col drone, le cui immagini volanti registrano le azioni violente della polizia e avviano il conto alla rovescia per l’esplosione di violenza, è un alter ego di Ladj Ly, che è cresciuto in città, con la macchina fotografica in mano, pronto a filmare la realtà che lo circonda. Egli rivendica lo statuto di regista al centro de Les Misérables, guidato dal suo desiderio di vedere oltre le apparenze, di ampliare il suo punto di vista e il nostro su un argomento accecante.