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Dark, Almost Night

2019
Titolo Originale:
Ciemno, prawie noc
REGIA:
Borys Lankosz
CAST:
Magdalena Cielecka (Alicja Tabor)
Rafal Mackowiak (Pawel Kupczyk)
Jerzy Trela (Mr. Albert)

Il nostro giudizio

Dark, Almost Night è un film del 2019, diretto da Borys Lankosz.

Un ritorno a casa notturno: il treno si muove lentamente nell’oscurità, entra in un tunnel; all’interno Alicja, una reporter in viaggio di lavoro verso la sua città natale, dove tre bambini sono scomparsi negli ultimi mesi. I suoni del treno, che squittiscono e sbatacchiano, sono altrettanto snervanti come i volti dei ripugnanti passeggeri e del furfante spaccone che attraversa il corridoio. La musica tra archi classici e dissonanze moderne mette in risalto le immagini quasi in monocromatico, con forti contrasti luce-buio: la sensazione è quella di un noir, e infatti il film si intitola Dark, Almost Night. Alicja si ritrova a confrontarsi nella sua vecchia casa paterna, da tempo abbandonata, con i fantasmi del passato, con i ricordi della sorella e con i sogni scioccanti aventi come protagonista suo padre. Appare il vicino, offre mele con amicizia, di notte qualcuno si intrufola nel giardino, ma tutti questi elementi si accostano l’un l’altro armonicamente senza pervenire ad una conclusione ed offrendo sempre allo spettatore una doppia interpretazione. Durante il giorno, Alicja intervista i parenti dei bambini scomparsi: viaggia da sola in ambienti molto diversi, dalle trascurate e subalterne classi inferiori alle distinte classi di gente perbene. Ad un certo punto la donna potrebbe andar via di nuovo, ha intervistato tutti, ha materiale sufficiente per il suo reportage.

Ma poi decide di restare, sente che il suo percorso non è concluso, e le verranno raccontate altre storie che completeranno la sua indagine. Perché questa è la caratteristica speciale di Dark, Almost Night: è molto interessante dal punto di vista della drammatizzazione, il film si ferma ripetute volte per ascoltare le storie di qualcun altro che si incastrano tra loro come matrioske. Racconti del passato, dei bambini, racconti sull’amore mancato, sulla solitudine, sull’oscurità dell’anima. Del danno nelle famiglie e nella storia polacca, specialmente in Slesia, dove il film è ambientato e dove prima c’erano i tedeschi, poi la guerra e poi i russi. Sono divagazioni inserite come capitoli separati che descrivono una società ferita e fatiscente, sia dentro che fuori. Queste divagazioni sono completate da un livello sempre più elevato di intreccio con l’elemento mistico. Dalle storie d’infanzia che raccontano della casa nera nella foresta nera ai cattivi mangiatori di gatti; dal desiderio per le perle della principessa Daisy, al tesoro dei sogni che rende tutto possibile. Sono storie che i bambini possono usare per creare piacevole spavento nella notte o di cui possono sognare sereni, che determinano le loro vite. E caratterizzano ovviamente anche il film. Più e più volte appaiono le perle. Ancora una volta appaiono le donne gatto.

Ancora e ancora, le interruzioni di fiabe poetico-fantastiche si inseriscono nella vera ricerca sui bambini scomparsi, più e più volte il confine tra realtà e orrore diventa permeabile, senza che il film rinunci a riusciti effetti horror ( i riferimenti a Fritz Lang e a Dario Argento sono evidenti) o ricada negli standard del genere. Le catwoman potrebbero essere solo delle zie pazze, irritabili proprio come la maggior parte dei personaggi del film. Le perline potrebbero essere artificiali, così come il leitmotiv delle bambole Barbie bruciate, carbonizzate o usate come posacenere. Questo è ciò che rende scorrevole il film, l’intercambiabilità tra la linea reale del racconto e quella onirica. Verso il finale il regista Borys Lakosz insiste un po’troppo sui tumulti famigliari: in un contesto diverso, con intrecci meno cupi e un’estetica del film più leggera, si poteva parlare di una forma di Soap opera in cui gli alberi genealogici si sono troppo fusi insieme. Ma l’effetto generale di un’atmosfera inquietante – non familiare e perturbante -, il forte legame del passato che guarda al presente, la depravazione e la timida speranza sullo sfondo, in qualche modo incantano il pubblico come non mai.