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Black Circle

2018
Titolo Originale:
Svart Cirkel
REGIA:
Adrián García Bogliano
CAST:
Christina Lindberg (Lena)
Felice Jankell (Celeste)
Erica Midfjäll (Isa )

Il nostro giudizio

Black Circle è un film del 2018, diretto da Adrián García Bogliano.

Alla 39° edizione del Fantafestival di Roma sarà proiettato Black Circle, film dello spagnolo Adrián García Bogliano. La pellicola strizza l’occhio agli anni Settanta, con i suoi records, gli effetti ottici, e in modo eclatante il ritorno sulla scena dell’attrice di culto Christina Lindberg, nel film Lena Carlsson, la direttrice dell’Istituto di Ricerca sul Magnetismo (uno stato di trance a metà tra l’ipnosi e l’esorcismo). La vergine con un occhio solo era scomparsa dal mondo del cinema quando nel 2015 un documentario per la tv svedese diretto Ika Johanneson e Jane Magnusson, sulla carriera della star dell’exploitation, prometteva dopo quarant’anni il ritorno dell’attrice sul grande schermo. Collabora alla produzione del documentario Rickard Gramfors, co-produttore in Black Circle, nel quale gli è riservato anche un piccolo cameo. Stoccolma, Isa (Erica Midfjäll) e Celeste (Félice Jankell), due sorelle rimaste orfane da bambine, conducono le loro vite tra le difficoltà di tutti i giorni e le difficoltà di chi non ha famiglia. Sono sole, ma fortemente legate dalla morte dei genitori. Quando Isa trova un LP nella casa di un lontano cugino defunto – disco che le cambia la vita –  decide di condividere la scoperta con la sorella, che risolve i suoi vari impicci con la ketamina.

Sul disco è però inciso un esperimento di magnetismo, metodo di ipnosi autonoma rispetto al soggetto, ossia sempre efficace al di là della predisposizione della cavia all’ipnosi. Isa non è ancora consapevole di quanto la record-therapy sarà irreversibile nella sua vita e il suo tono materno nei confronti della sorella viene presto ribaltato in una paranoide richiesta di aiuto. Stato paranoico, idee persecutorie, sono i primi sintomi provati da chi fa girare quel disco: il film diventa così la messa in scena di un delirio lucido. Tuttavia non si parla di psicosi, scivolando cautamente nello sci-fi horror, c’è davvero una larva tra le lenzuola, una doppelgänger che perseguita le protagoniste, che si trova, come al solito, nei seminterrati. La critica alla società e alle sue pretese è solo accennata. La necessità del Black Circle è incuneata in un ossessivo dualismo, tra mente e corpo (o materia-anima), tra il passato ed il presente, nella visione manicheista delle forze esistenti del bene e del male, rispettivamente “l’Originale” e il “Doppelgänger”.

Il caos è esperito dal soggetto nella sua individualità messa in crisi, nella sua verità: il percorso prevede la rimozione del negativo, il confronto con le forze del male e la loro battaglia. In linea, dunque, con i motivi e le filosofie new age degli anni Settanta. Attualissima è invece la morale: queste forze del male invero non possono abbandonarci, rimangono in gestazione sotto un’altra pelle ma con la nostra stessa forma, umana. Dopo una concitata catarsi, il cerchio si chiude e rimane nero.  Nonostante alcuni sensualissimi moniti in linea con la società da cui si vorrebbe evadere, Black Circle riesce bene nei giochi psicologici, in questi motivi pseudo-junghiani ripresi su più piani. Il resto è tenerezza familiare. L’espediente del vinile provoca effetti più sereni di quelli dei Lords of Salem (2012), c’è un piccolo mondo fantascientifico con sensitivi dal terzo occhio, tra i quali Selma, ma il fatto che sia anagramma di Salem è forse solo suggestione da disco che gira e rigira torna al buon Rob Zombie. Superimposition e giochi di luce riuscitissimi su Madeleine Barwén Trollvik, la bellissima cavia dei primi esperimenti di magnetismo. Bisogna cadere dentro il Black Circle per gustare appieno la pellicola, e guardare, con una buona dose di paranoia, i propri mostri. Per la durata di 100 minuti, dopo di che, It’s only a movie.