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Green Book

2018
Titolo Originale:
Green Book
REGIA:
Peter Farrelly
CAST:
Viggo Mortensen (Tony Lip)
Mahershala Ali (Don Shirley)
Linda Cardellini (Dolores)

Il nostro giudizio

Green Book è un film del 2018, diretto da Peter Farrelly.

Nell’America degli anni ’60, Don Shirley (Mahershala Ali), un pianista di colore raffinato e abituato a intrattenere ricchi facoltosi dei paesi del nord, sceglie di intraprendere un coraggioso viaggio negli stati del sud per far conoscere la propria musica: il suo autista sarà Tony ‘Lip’ Vallelonga (Viggo Mortensen), un italiano newyorkese appassionato di cibo e di risate, ingaggiato per la propria capacità di districarsi nelle situazioni più ostili. Tratto da una storia vera, Green Book di Peter Farrelly dichiara, nella presentazione dei due protagonisti e delle intenzioni che li accostano, la venatura comica e drammatica che attraverserà l’intero film: a bordo di una cadillac sedan devilles azzurra e con in mano una guida che indica i luoghi che accolgono i neri; un uomo composto ed elegante e l’altro corpulento e sboccato attraversano il sud segregazionista stemperando a ogni nuovo chilometro le differenze che li rendono incompatibili. Don Shirley, che si rifiuta di mangiare in macchina per paura di sporcare la coperta che gli scalda le gambe, inizia ad appassionarsi con gusto alle ali di pollo fritte che Tony divora. Tony, in un moto speculare, comincia a trattenere la propria rissosità e ascolta con commossa attenzione l’intensità della musica di Don.

Se Tony tira Shirley fuori da incontri spiacevoli; il pianista migliora l’elementarità della grammatica e della sintassi del suo autista, aiutandolo a scrivere lettere romantiche alla moglie. Mentre il viaggio continua, la raffinata recitazione di Mahershala Ali si ammorbidisce e la rozza esuberanza di Viggo Mortensen svela nel tempo la propria empatica capacità di calarsi in un mondo che non gli appartiene. Il loro viaggio, simile a quello che Bruno Cortona e Roberto Mariani avevano vissuto quasi 60 anni fa diretti da Dino Risi ne Il sorpasso, non è però solo un progressivo stemperamento delle loro divergenze che si risolve con la nascita di una forte amicizia. La forza di Green Book, grazie all’interpretazione magistrale dei suoi attori, è anche quella di saper mettere in scena un tema trasversale a tutte le epoche. Don Shirley, infatti, applaudito come un pupazzo nelle case dei ricchi bianchi nordisti e trattato con disprezzo da quelli sudisti, si sente estraneo anche accanto ai neri: imprigionato nella discriminazione, egli non si sente abbastanza bianco per vivere tra i bianchi, né abbastanza nero per essere accettato dalla propria comunità.

Sospeso in una posizione limbica che procrastina sempre la sua possibilità di trovare un’identità, egli trova un primo specchio in cui riflettersi proprio in quell’autista rozzo e simpatico che, fotogramma dopo fotogramma, infonde in lui un buonumore e una spensieratezza che gli permetteranno di sostituire il proprio disagio esistenziale con la consapevolezza di poter scegliere come reagire. Qual è, tuttavia, il limite più grande di questo film? Pensiamolo in confronto a un’altra opera candidata agli Oscar di quest’anno, La favorita di Yorgos Lanthimos. Se nel film del regista greco il connotativo sorpassa il denotativo e c’è qualcosa che straripa dalle immagini e che rimane nel tempo, continuando a parlarci anche dopo la visione; il film di Peter Farrelly si mostra già tutto nelle proprie due ore di durata per poi esaurirsi insieme ai titoli di coda. È questo il motivo per cui, nonostante la sua bellezza, Green Book rimane un film ancora troppo debole: per rappresentare con urgenza un tema attuale come quello della discriminazione, forse, sarebbe necessario utilizzare un linguaggio cinematografico differente e più intenso, capace di mettere in dubbio i nostri pensieri e le nostre emozioni anche dopo essersi chiusi alle spalle la porta della sala cinematografica.