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Excision

2012
Titolo Originale:
Excision
REGIA:
Richard Bates Jr.
CAST:
AnnaLynne McCord (Pauline)
Roger Bart (Bob)
Traci Lords (Phyllis)

Il nostro giudizio

Excision è un film del 2012, diretto da Richard Bates Jr.

Opera d’esordio di Richard Bates Jr., che oggi è uno dei nomi più interessanti nel cinema indie americano. Excision è un film confuso, irrisolto, a tratti irritante, che si muove sul confine sottile tra commedia nera, drammone familiare e horror grottesco. Forse troppo ambizioso per un’opera prima, ed espressione di un egocentrismo e di una presunzione eccessivi. Eppure lascia addosso un senso di profondo disagio e non è un film da cui si esce illesi.
Pauline (AnnaLynne McCord) è un’adolescente problematica di famiglia alto-borghese: madre (Traci Lords) bigotta, rigida e dittatoriale; padre (Roger Bart) apatico e assente; sorellina minore malata. È proprio con la sorella Grace che Pauline ha l’unico rapporto sincero e fatto di complicità e comprensione reciproche. Col resto del mondo, genitori compresi, la ragazza ha eretto un muro di incomunicabilità assoluta. Ma, se di giorno è una goffa outsider della sua scuola, e un alieno dentro casa, la notte le sue fantasie si scatenano in un trip allucinato fatto di sangue, necrofilia e orrori chirurgici in un ambiente asettico che ricorda molto quello di un ospedale. Con una trama del genere, tutta giocata su un delicato equilibrio tra la morbosità onirica di Pauline e la quotidianità surreale delle sue giornate, si rischia subito di sfociare nel ridicolo involontario. E Bates Jr. è bravo a evitarlo e a mantenere sempre un tono di affettuoso distacco dalle vicende della sua protagonista. La McCord in questo lo aiuta molto: riesce a farti sentire in imbarazzo e a rendersi a tratti insopportabile, ma anche a suscitare tenerezza ed empatia nei suoi confronti; non è un personaggio semplice, Pauline. Non deve essere stata una passeggiata interpretarlo per l’attrice e non è una passeggiata per lo spettatore farsi strada nella sua mente piena di sfaccettature e di lati oscuri.

Excision penetra nella tranquilla apparenza di una famiglia americana e ne tira fuori, gradualmente, tutti i lati peggiori, attraverso lo sguardo di un’adolescente che si rivolge al pubblico senza nessun pudore, mettendo a nudo con un’innocenza quasi incosciente ogni aspetto, anche quelli più perversi e malsani, del suo essere. Guardare la scuola, la famiglia, i coetanei e gli adulti che rivestono ruoli autoritari tramite la lente deformante costituita dagli occhi di Pauline diventa, in alcuni momenti del film, una vera e propria discesa agli inferi, e non per quello che Pauline sogna: il lato onirico della vicenda è realizzato molto bene, con ottime soluzioni di regia, una fotografia fredda e contrastata e delle coreografie di sicuro impatto. Ma il vero inferno è la vita che Pauline conduce al di fuori delle sue fantasie che, per quanto morbose, non sono niente in confronto al vero orrore che è costretta ad affrontare tutti i giorni. Una delle sequenze più insostenibili dell’intero film è infatti un semplice dialogo, campo e controcampo, tra Pauline e le sue compagne di scuola davanti agli armadietti dello spogliatoio, in cui la crudeltà delle ragazze si scontra col senso di rivalsa di Pauline, che si difende col sarcasmo, sembra essere indifferente alle prese in giro e, quando finalmente viene lasciata sola, racconta tutta la sua desolazione in un primo piano. Un piccolo dettaglio che, da solo, riesce ad avere una potenza maggiore di tutto il dispiegamento di cadaveri, teste mozzate e feti che esplodono dell’immaginario messo in scena da Bates Jr.

Il senso di disagio che Excision trasmette sta tutto nel modo in cui il personaggio di Pauline viene trattato: una figura femminile molto complessa, che si va ad aggiungere alla già nutrita galleria di adolescenti emarginate e non integrate di cui Carrie è la capostipite.
Carrie viene in mente anche per una simbologia legata al sangue su cui Bates Jr. calca molto la mano, a volte con grande efficacia (la scena di sesso con Adam e la sua grottesca conclusione), e altre senza mordente (l’incipit del film). Tuttavia, è la naturalezza con cui Pauline vive ed espone (tramite surreali monologhi con Dio) le sue fantasie che va a stridere in maniera tragica con un mondo rigido e chiuso che la fa sentire sbagliata ed estranea; aumentando in maniera progressiva il fattore incomprensione, aumenta anche il distacco di Pauline, aumenta la sua solitudine, aumenta il desiderio di essere benvoluta e accettata, prima di tutto dalla sua famiglia, conducendo il film verso un finale che è tanto coerente quanto inevitabile.
La bravura di Bates Jr. nella messa in scena e nella direzione degli attori era indiscutibile già sei anni fa; nel frattempo è maturato e, dopo un mezzo passo falso (Suburban Gothic), ha firmato nel 2016 la sua opera più compiuta e riuscita, Trash Fire. Ora si aspetta con ansia il suo prossimo film, un horror, in questo momento in post-produzione.