Featured Image

The Nursery

2017
Titolo Originale:
The Nursery
REGIA:
Christopher A. Micklos, Jay Sapiro
CAST:
Madeline Conway (Ranae)
Emmaline Friederichs (Calista)
Carly Rae James Sauer (Grace)

Il nostro giudizio

The Nursery è un film del 2017, diretto da Christopher A. Micklos e Jay Sapiro.

L’imbarazzo è un sentimento che, chi più e chi meno, un po’ tutti siamo portati a provare almeno una volta nella vita. Esiste tuttavia uno sparuto ed equivoco gruppuscolo di soggetti poco raccomandabili che, per ragione alquanto ignote, paiono del tutto immuni a una tale forma di autocritica. Tra di essi spiccano di certo Christopher A. Micklos e Jay Sapiro, coppia di cineasti della domenica pronti a esordire (poveri noi!) con un qualcosa che anche solo definire film – e horror ancor di più – pare al minimo una sonora bestemmia, data la desolante amatorialità e l’assoluta insulsaggine narrativa che trasuda copiosa da ogni singolo fotogramma di questo (letteralmente) inguardabile The Nursery, becera rilettura low, low, ma proprio low budget di Chiamata da uno sconosciuto, realizzata con le frattaglie di scarto del macellaio, e infarcita d’imbarazzanti innesti alla The Ring versione Esercito della Salvezza. Se promettete solennemente di non ridere, qui di seguito ci apprestiamo a illustrare la trama – trama??! Si dai, qualcosa che almeno gli assomigli – di questo fantomatico The Nursery, allertando per tempo che la viscida e schifosa sensazione di déjà vu è assolutamente normale. Dunque: la bella e giovane Ranae (Madeline Conway) si trova ad accettare il ruolo di babysitter (ricordate? Avete promesso di non ridere!) presso una famiglia dal passato alquanto tragico e oscuro.

Rimasta sola nella grande casa assieme al pargoletto da sorvegliare (allora!!! Vi ho detto di non ridere!), la pulzella inizia a vedere e sentire strane cose (allora!!! La finite??!!), eventi inquietanti che vengono percepiti e vissuti anche dal gruppo di amici (Emmaline Friederichs, Carly Rae James Sauer, Claudio Parrone Jr. e Nadia P. Horner) giunti sul luogo per darsi alla pazza gioia in assenza dei padroni di casa. Di li a poco si scatenerà la consueta mattanza fantasmatica a suon di vocine ultramondane, cellulari impazziti e tanti, tanti, ma proprio tanti jumpscare da oratorio battista. Noto con mia grande sorpresa che non siete riusciti a prendere opportunamente sul serio The Nursery. E avete fatto bene, amici cari, poiché si tratta di qualcosa che, come minimo, andrebbe insultato anche solo per il fatto di esistere, in quanto autentico sfregio a tutto ciò che si muove a ventiquattro fotogrammi al secondo. Utilizzando gli scary sounds preimpostati nell’audio library di Apple (e qui già si capisce che aria malsana tira!) e promuovendo un’autentica pubblicità occulta e feticistica ad ogni possibile oggetto tecnologico sfornato dall’azienda di Cupertino, la pellicola – dai su, facciamo lo sforzo di chiamarla così solo per un attimo! – non pare avere nulla di sufficientemente degno per cui essere ricordata, tranne forse alcune insistite scene di petting obiettivamente fuori luogo (giusto per allungare il brodo e ravvivare un po’ il sapore), oltre a qualche sporadica apparizione di una Sadako di Trastevere con tanto di manacce bruciacchiate, candido pigiamone anti sesso (ma stanno sempre à dormì ‘sti fantasmi?) e nerocrinita parrucca spiaccicata sul volto, decisamente riciclata da qualche mercatino della pulci di periferia.

Soprassedendo riguardo a una recitazione (ma perché, recitano?) da carcere a vita e tralasciando per pietà il più che giusto attacco frontale a una confezione estetica da filmino delle vacanze, The Nursery farebbe davvero meglio a rimanere acquattato al calduccio nell’umida e puzzolente tana dell’anonimato più profondo da cui proviene e nella quale è destinato a rimanere, fermo immobile e senza il rischio di far uscire il ben che minimo lembo di pelle, rincuorato dal fatto che, fino a quando ancora pochi (almeno per il momento) hanno avuto la disgrazia di vederlo, almeno se ne può continuare a favoleggiare come di un oggetto mitologico mai atterrato sul pianeta Terra. E così sarebbe meglio che tutto ciò restasse!