Featured Image

The Villainess

2017
Titolo Originale:
The Villainess
REGIA:
Byung-gil Jung
CAST:
Kim Ok-bin (Sook-hee)
Seo-hyeong Kim (Chief Kwon)
Ha-kyun Shin (Joong-sang)

Il nostro giudizio

The Villainess è un film del 2017, diretto da Byung-gil Jung

Nel corso delle ultime decadi, la quota di partecipazione del cinema sudcoreano all’interno delle programmazioni dei maggiori festival internazionali si è accresciuta esponenzialmente – a livello sia quantitativo che qualitativo -, virando spesso e volentieri verso prodotti di genere che non hanno certamente mancato d’incontrare un ottimo riscontro di critica e di pubblico. Pertanto, non stupisce affatto che dal fuori concorso del 70° Festival di Cannes sia potuta fuoriuscire un’opera così eclettica e tecnicamente abbacinante come The Villainess, adrenalinico e ipercinetico action-thriller, screziato da lievi venature melodrammatiche, diretto da quel Byung-gil Jung che esordì nel 2012 causando non pochi turbamenti con l’ipnotico Confession of Murder. Cresciuta in Cina con l’intento di diventare una spietata macchina da guerra al soldo della stessa organizzazione criminale responsabile della morte del padre, Sook-hee (Kim Ok-bin) conduce un’esistenza spaccata fra l’obbligo di fedeltà verso la propria gilda e una cocente sete di vendetta.  Ferita (apparentemente) mortalmente durante lo svolgimento di una pericolosa missione, la giovane viene prelevata da un distaccamento dei servizi segreti coreani, guidato dalla spietata Chief Kwon (Seo-hyeong Kim), per essere sottoposta a un intervento di chirurgia plastica attraverso il quale le viene conferita una nuova identità e il compito d’infiltrarsi come cellula dormiente all’interno della propria ex-organizzazione.

dentro 2

Tuttavia, l’incontro fortuito – e la conseguente relazione – con il vicino di casa Joong-sang (,Ha-kyun Shin) catapulterà ben presto Sook-hee all’interno di un oscuro complotto, attraverso il quale un oscuro passato ritornerà prepotentemente a galla. Bistrattato da più parti a causa di una presunta struttura fortemente citazionistica e derivativa che lo vorrebbe quale semplice e asfittico mash-up tra la Nikita di Besson e la celebre Sposa tarantiniana di Kill Bill – quest’ultima per altro effettivamente evocata attraverso lo scherma di una vendetta all’arma bianca dal sapore orientaleggiante, a sua volta debitore della Lady Vendetta di Park Chan-wook –, The Villainess si rivela in realtà qualcosa di molto più complesso e sfaccettato; un universo eminentemente videoludico nel quale spettacolari sequenze di combattimento in POV (Hardcore docet tanto quanto Strange Days) da autentico sparatutto first person shooter si fondono con le acrobazie di una sinuosa macchina da presa capace di muoversi senza apparenti limiti spaziali.

dentro 1

Ne risulta, dunque, un’opera esteticamente ineccepibile, che purtroppo soffre parecchio sul versante drammaturgico, a causa principalmente del soffocante peso degli oltre centoquaranta minuti di durata e di una sottotrama melodrammatica davvero poco incisiva. Tutto ciò nonostante la regia di Byung-gil appaia quasi sempre all’altezza della situazione. Peccando sicuramente di un eccesso di formalismo – forse con l’intento di mascherare una certa aridità nella composizione della sceneggiatura –, The Villainess si rivela, tuttavia, un pregevole esempio di come anche il concetto di genere abbia ormai attecchito pienamente all’interno di una cinematografia da sempre prodiga di grandi sorprese, dimostrando ancora una volta come eleganza estetica e intrattenimento mainstream possano tranquillamente convivere senza fare reciprocamente a botte. D’altronde, c’è chi già appare impegnato a darsele sufficientemente di santa ragione.