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Loving Vincent

2016
Titolo Originale:
Loving Vincent
REGIA:
Dorota Kobiela, Hugh Welchman
CAST:
Robert Gulaczkyk (Vincent van Gogh)
Douglas Booth (Armand Roulin)
Eleanor Tomlinson (Adeline Ravoux)

Il nostro giudizio

Loving Vincent è un film del 2017, diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman

Raffinata contaminazione fra cinema, pittura e tecnologia Loving Vincent può dirsi, grazie a quest’ultima, l’avvenuto superamento di uno scarto apparentemente insuperabile, quello fra immagine pittorica e cinematografica: centripeta e tutta racchiusa in se stessa la prima, centrifuga e aperta verso l’esterno la seconda, teorizzava Bazin. Attraverso questo connubio prende forma l’elegante espressione poetica di chi sogna un cinema in cui l’artista può esercitare il controllo assoluto sulle immagini, esattamente come il pittore. L’immagine pittorica è infatti la componente essenziale della costruzione del primo film d’animazione dipinto a mano, prezioso risultato di un lavoro durato 6 anni grazie all’amore della pittrice polacca Dorota Kobiela e del regista inglese Hugh Welchman. Il Loving Vincent del titolo, parole con cui Van Gogh concludeva le lettere al fratello Theo, ne definisce anche il tono espressivo, fortemente improntato alla tenerezza e all’ammirazione verso l’anima di un uomo sensibile e il genio di un artista immenso. Questi sentimenti si esplicitano sul piano visivo e narrativo nella dolcezza malinconica con cui la vita e il personaggio di Van Gogh sono rappresentati. La storia inizia nell’estate del 1891, quando il giovane Armand Roulin viene incaricato dal padre, il postino Joseph, di consegnare l’ultima lettera di Vincent al fratello Theo. Armand non ha molta stima del pittore pazzo che si è tagliato un orecchio ma si trova a ripercorrere le ultime settimane che Van Gogh ha trascorso ad Arles in Francia, circondato dalle persone che lo hanno conosciuto.

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L’iniziale curiosità verso la sua morte alimenta un giallo sulle circostanze che potrebbero averla determinata e sfocia, infine, nel fascino che Armand prova per l’anima tormentata e indecifrabile di un uomo dal valore straordinario. Un’empatia che investe totalmente lo spettatore come il suono di un carillon carico di nostalgia e a cui la canzone Vincent di Don McLean, sui titoli di coda, aggiunge una grande commozione. L’unicità di Loving Vincent è determinata da un impatto visivo di forte potenza evocativa. Ogni singolo fotogramma del film ‒ realizzato con la tecnica Stop Motion unita a quella del Rotoscope ‒ è stato dipinto a mano su tela da più di 100 artisti provenienti da varie parti del mondo, per un totale di 65 mila tavole. Tutte le scene iniziano e si evolvono attraverso l’elaborazione di circa 94 dipinti di Van Gogh, che prendono vita come immagini in movimento per fare da sfondo ai personaggi, realmente esistiti e ritratti dal pittore nei suoi quadri.

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Fra questi il protagonista del film, Armand Roulin, incarna lo sguardo che va oltre il presente della storia, come s’egli rappresentasse quel pubblico di spettatori e ammiratori, colmo di struggente emozione, che Van Gogh non ha mai avuto e di cui voleva toccare il cuore con la sua arte. “Forse ora ascolteranno”, come dice la canzone di McLean, la triste storia di un uomo che iniziò a dipingere a 28 anni, producendo più di 800 quadri in 8 anni ma vendendone uno solo in vita, un artista che definiva se stesso “l’ultimo degli ultimi e un uomo mediocre”. Non volendo essere soltanto un’esaltazione del genio artistico, Loving Vincent realizza, con i dipinti che ne raccontano la vita e attraverso il sentimento di Armand (“voglio fare qualcosa per Vincent”), quel commosso tributo in grado di esaudire uno dei più grandi desideri di Van Gogh: che siano i suoi quadri a parlare di lui e che la gente dica delle sue opere “sente profondamente e sente con tenerezza”.