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Alias Grace

2017
Titolo Originale:
Alias Grace
REGIA:
Mary Harron
CAST:
Sarah Gadon (Grace Marks)
Edward Holcroft (Dottor Simon Jordan)
Zachary Levi (Jeremiah)

Il nostro giudizio

Alias Grace è una serie del 2017, ideata da Sarah Polley

Sulla scia del grande successo della serie tv The Handmaid’s Tale, racconto distopico tratto dal celebre romanzo di Margaret Atwood (in Italia, Il racconto dell’ancella), arriva su Netflix un altro adattamento della scrittrice canadese: Alias Grace (L’altra Grace). La storia, tratta da fatti realmente accaduti, segue le vicende della celebre assassina Grace Marks (Sarah Gadon), condannata nel 1843 al carcere a vita per aver commesso insieme a James McDermott (Kerr Logan) il duplice omicidio del padrone Thomas Kinnear (Paul Gross) e della sua governante Nancy Montgomery (Anna Paquin). Assassinio che la ragazza negò di ricordare, suscitando la curiosità della comunità e in particolar modo del giovane e ambizioso Dott. Jordan (Edward Holcroft), intenzionato a capire meglio la sua mente e che cosa vi si nasconde. A un primo sguardo, è inevitabile associare Alias Grace a Mindhunter, mirabile serie tv targata Netflix disponibile sulla piattaforma da poche settimane. Se lo show di David Fincher si concentrava sull’indagine della mente criminale negli anni Settanta, allo stesso mondo Alias Grace si addentra nel labirinto della mente della protagonista, in un’epoca ancora priva delle scoperte freudiane che di lì a poco avrebbero rivoluzionato lo studio della psiche.

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Ogni episodio coincide con una seduta tra Grace e il Dott. Jordan, che procede con il suo personale metodo d’analisi nel tentativo di ricostruire i fatti e riportare alla memoria i ricordi perduti, rimanendo suo malgrado sempre più sedotto dalla figura enigmatica della giovane ragazza e dalla sua complessa personalità. La serie si presenta come un impeccabile thriller psicologico che tratteggia un ritratto preciso e affascinante di una donna sensibile e arguta, temprata e irrimediabilmente compromessa dalle innumerevoli violenze e traumi subiti. Già a partire dal titolo, del resto, viene suggerita la plausibile chiave di lettura utile a risolvere il mistero che aleggia intorno a Grace, che troverà definitiva conferma solo nel finale, veramente conturbante. Come l’omonimo romanzo, però, la serie Alias Grace va oltre il classico ritratto psicologico di una mente deviata per dipingere uno spaccato storico e culturale dell’epoca vittoriana canadese, crudo e spietato. Colpevole o meno, Grace è vittima di un sistema sociale che non comprende e non accetta il diverso e confina continuamente la donna a due soli ruoli: vergine o prostituta, angelo o diavolo, vittima o carnefice (come già visto nella splendida The Handmaid’s Tale).

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In questo senso, il concetto di alterità è cruciale, e non sorprende che dietro questo show ci siano due donne come Mary Harron, per la regia (American Psycho), e Sarah Polley, per la sceneggiatura, che portano avanti il discorso di denuncia contro un sistema patriarcale violento, misogino e maschilista, già iniziato dall’autrice del libro Margaret Atwood (che compare fugacemente in un episodio). Con Alias Grace, dunque, si torna a riflettere sulla condizione della donna, tematica tanto attuale, e sulla cultura del margine, attraverso sei episodi che compongono questa ottima trasposizione: fedelissima (dai dialoghi alle citazioni letterarie di inizio episodio), intrigante e intelligente, animata da un racconto teso e minuzioso e da un cast eccelso – su tutti, spicca la bravissima Sarah Gadon – che tengono avvinto lo spettatore dall’inizio alla fine.