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Jungle

2017
Titolo Originale:
Jungle
REGIA:
Greg McLean
CAST:
Daniel Radcliffe (Yossi Ghinsberg)
Thomas Kretschmann (Karl)
Alex Russell (Kevin)

Il nostro giudizio

Jungle è un film del 2017, diretto da Greg McLean.

Yossi Ghinsberg è un avventuriero di origini israeliane che nel 1981 si ritrovò disperso nella pericolosissima giungla boliviana dopo essersi separato dalla spedizione a cui stava partecipando. Sprovvisto di viveri e di un’attrezzatura adeguata, riuscì a sopravvivere ben tre settimane per poi venire salvato in extremis da una squadra di soccorso che lo dava ormai per spacciato. Da questa incredibile avventura Ghinsberg ha tratto un romanzo autobiografico di successo, Lost in the Jungle, in cui affronta anche i lati più oscuri della vicenda, dallo stato mentale al limite della follia a cui lo condussero le privazioni allo strano personaggio che la spedizione assoldò come guida, la cui sorte è tuttora un mistero. A portare sul grande schermo la storia di Ghinsberg è Greg McLean (da uno script di Justin Monjo), il quale, facile intuirlo, deve aver visto nell’idea di un ecosistema che divora l’essere umano delle assonanze con l’incipit del suo film d’esordio, l’acclamato Wolf Creek. In quell’occasione la naïveté dei malcapitati turisti di turno li faceva piombare nelle fauci di un sadico anarchico come Mick Taylor, che con il suo carisma finiva per fagocitare un po’ tutto, compreso il ruolo di protagonista della pellicola. In Jungle la prospettiva è assolutamente ribaltata: non esiste un vero villain e il ruolo del protagonista è affidato alla carne da macello, la vittima, il cui inesorabile annichilimento psicofisico diventa il tema centrale del racconto.

dentro 1

Jungle non è certo il primo film a trattare di uomini civilizzati che affrontano il martirio dell’inferno verde, e forse proprio perché consapevole di percorrere una strada già battuta il regista cerca uno sguardo il più ampio possibile, concedendosi un lungo preambolo nel quale vengono introdotti i partecipanti alla spedizione e si assiste alla disgregazione dei rapporti che li legano di fronte alle difficoltà del viaggio. Il cuore della vicenda, il percorso solitario del protagonista, viene così toccato solo nella seconda metà del film, dove è evidente una certa difficoltà a condensare un arco temporale ampio e denso di momenti significativi. In una visione prismatica dell’esperienza si incastrano frammenti che spaziano dall’orrido al lirico, dal visionario all’iperrealistico, addirittura dal sentimentale all’action, senza giungere ad una sintesi di fondo, ma anzi accentuando la sensazione di una storia mutilata in sede di montaggio.

dentro 2

A tenere assieme il film ci pensa, inaspettatamente, l’interpretazione di Daniel Radcliffe, impegnato in un percorso di redenzione e riciclo dai successi giovanili simile a quello del collega Robert Pattinson. Esagerato sotto alcuni punti di vista (in particolare nell’uso di un accento ostentato e molto poco naturale), l’attore offre comunque a McLean una performance di grande fisicità, che segue coerentemente la consunzione fisica del protagonista narrata dal film. Quella di Greg McLean è nel complesso una prova soddisfacente ma al di sotto delle aspettative, che paga la scelta di abbandonare la prospettiva di genere per aprirsi a territori inediti senza però un’idea chiara di dove approdare. Paragonato alle più recenti, e piuttosto deludenti, prove del regista (non male The Belko Experiment ma da dimenticare The Darkness, entrambi del 2016), Jungle può certamente offrire motivi di riscatto, ma la lucidità che lo ha portato a firmare un lavoro feroce e incisivo come Wolf Creek (e il suo sequel) è ben lontana.