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Vampire

2011
Titolo Originale:
Vampire
REGIA:
Shunji Iwai
CAST:
Kevin Zegers (Simon)
Keisha Castle-Hughes (Jellyfish)
Amanda Plummer (Helga)

Il nostro giudizio

Vampire è un film del 2011, diretto da Shunji Iwai

Vampire si apre sotto un cielo madreperlaceo e immanente. Non è semplice esornazione ma qualcosa di più. Come se si trattasse di un mare superiore, frastagliato di luce bianca e grigia che dà sensazioni al contempo di quiete e di insidia. Una bonaccia pronta a scatenarsi in tempesta. La chiave regina del film di Shunji Iwai sta proprio in questa nota costantemente sospesa tra la quiete e il pericolo. Nel cielo dell’inizio si specchia un mondo essenziale e desolato, popolato – si direbbe – solo da rari individui che vengono spinti gli uni verso gli altri da un’ansia di annientamento. Ci si incontra per distruggersi e le categorie dell’esistente sembrano ridursi unicamente a coloro che vogliono morire e coloro che possono trasformare il desiderio in realtà, la potenza in atto. Niente dà indicazioni sul fatto che la società di Vampire non sia quella contemporanea, eppure si potrebbe pensare che questo luogo sia da qualche parte nel futuro e che Vancouver, dove il film è stato interamente girato, sia una specie di luogo della mente, una proiezione distopica e fantascientifica. Shunji Iwai, in effetti, ha visibilmente voluto scontornare il suo protagonista e coloro che gravitano nella sua orbita, per isolarli e meglio definirli, con un effetto straniante e in qualche modo fantastico. E a questo scopo si è servito di una quinta poco invasiva, sfumata eppure di profonda suggestione, allo stesso modo di quel cielo cangiante che incastona l’inizio del film.

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L’apologo di Iwai, che ha un controllo dittatoriale su ciò che racconta, essendo regista, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia e autore delle musiche di Vampire, ha di mira temi etici di non scarso peso, ribadendo che l’horror è il genere che meglio si presta ad affrontare anche i massimi sistemi: fino a che punto un omicidio può distinguersi da una “morte gentile”? Fino a che punto aiutare chi ha deciso di farla finita è una scelta accettabile? In tempi di Blue Whale, il tema è scottante, anche perché vengono messi in scena rituali di suicidio che hanno alle spalle società segrete di gente che la vuol fare finita. Iwai apre il suo film con la scioccante sequenza in cui il protagonista, Kevin Zegers, svuota di sangue il corpo di un’aspirante sucida, per quindi trangugiarlo. Una vampirizzazione dolce, affatto brutale, anche se la morte della ragazza e i conati di vomito che squassano il protagonista riportano il tutto dal cielo della rarefazione a una dura, fredda e piovosa realtà. Zegers, professore di biologia, è una figura in equilibrio tra la scientifica astrazione con cui opera per togliere la vita a coloro che si rivolgono a lui cercando un carnefice empatico e comprensivo, e la delicatezza partecipe che lo lega alla madre (l’ottima Amanda Plummer) o ad altri personaggi come la giovane studentessa alla quale salva la vita impedendole di impiccarsi in prima battuta e poi con una trasfusione di sangue.

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Il cinema di Iwai può permettersi di stare completamente al di fuori della tradizione vampiresca anche nelle sue filiazioni laterali tipo Martin di George A. Romero che di fronte a Vampire potrebbe essere il primo titolo a venire in mente. L’orrore del sangue succhiato come da leggenda, con la giugulare squarciata da canini affilati, viene messo in scena come un macabro e folle gioco, una performance dimostrativa, nella sequenza più sconvolgente del film, in una circostanza di fronte alla quale Zegers resta agghiacciato e schifato, sebbene i suoi atti delicati, nella sostanza ottengano lo stesso esito dell’azione violenta dello psicopatico con il quale si è trovato a trascorrere una notte di morte. Horror con ridondanze esistenzialiste non banali e capace di estrema dolcezza così come di crudezza estrema, Vampire riporta all’indecifrabile calma minacciosa di quel cielo iniziale sotto cui si muovono gli interpreti di un dramma altrettanto indecifrabile.