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Yoga Hosers

2016
Titolo Originale:
Yoga Hosers
REGIA:
Kevin Smith
CAST:
Johnny Depp (Guy Lapointe)
Lily-Rose Melody Depp (Colleen Collette)
Stan Lee (Dispatcher)

Il nostro giudizio

Yoga Hosers è un film del 2016, diretto da Kevin Smith

Dopo gli scandali religiosi di Red State e la follia animalista di Tusk, Kevin Smith ci riprova col genere con Yoga Hosers, secondo capitolo (dopo Tusk) di un’ipotetica trilogia horror canadese. Ancora una volta un film fantastico; ancora una volta un film bizzarro, pregno di quello spudorato e dissacrante senso dell’umorismo che ben conoscono i frequentatori del cinema di Mr. Clerks. Il punto di contatto con il film precedente è lo shop di provincia, l’Eh-2-zed (il Quick Stop canadese), dove il giovane protagonista di Tusk si fermava a chiedere indicazioni. Protagonista di Yoga Hosers, sono le due commesse Colleen Colette e Colleen Mckenzie – rispettivamente la figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradise, Lily-Rose Melody Depp, e quella di Kevin Smith e Jennifer Schwalbach, Harley Quinn Smith –, che sognano di diventare cantanti e passano il loro tempo a cianciare di nulla e a frequentare assurdi corsi di yoga. Del resto, in Canada, non c’è molto altro da fare.

Eppure il Canada non è proprio quel posto così tranquillo e sicuro che Michael Moore ci vorrebbe far credere, o almeno non lo è nell’universo distopico di Silent Bob. Non solo i due ragazzi più fighi della scuola si rivelano essere dei satanisti sanguinari che vorrebbero sacrificare a belzebù le due commesse, ma sotto l’Eh-2-zed, si cela addirittura il fatiscente laboratorio di un mad doctor sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale che, da allora, sogna di riportare il vita Adolf Hitler. L’esperimento gli riesce a metà e, invece che il Führer, sono venuti fuori gli Hitlins, una sorta di versione alla Kevin Smith dei Minions: piccoli Hitler a forma di salsiccia.

Surreale, sconclusionato, a tratti geniale, Yoga Hoses, inizia come una teen-comedy alla Bella in rosa moderno, ma ben presto scivola verso il fantasy più grottesco, stando bene attento a non scadere nell’horror viscerale. Al di là del fascino da guilty pleasure che si prova di fronte a una storia che sembra non tenere conto di nessuna esigenza di mercato, e che procede per accumulo di situazioni e aberrazioni, è doloroso ammettere che ci si diverte molto di più nella prima parte – quando sembra di trovarsi ancora nell’universo di Jay & Silent Bob – che non nella seconda, dove quest’eccesso di follia e di scrittura creativa (o meglio di flusso di coscienza), finisce per distrarre invece che appassionare.

Rispetto a Tusk (già film difficile di per sé), manca il raggiungimento del climax (il combattimento sofferto tra l’uomo vestito da tricheco e l’uomo-tricheco) e troppo spazio viene lasciato alla comicità fisica dell’improbabile ispettore Guy Lapointe, alias Johnny Deep, che da piacevole personaggio di supporto viene elevato stavolta a invadente protagonista. Del resto, cosa non fare per lanciare la propria figlioletta? Anche mamma Vanessa Paradis – della quale Lily-Rose è il clone preciso, altro che gli Hitlins – è della partita, nel breve cammeo della professoressa; ma non serve a tirare su il morale; come non servono neanche i cammei di Stan Lee, Natasha Lyonne, Justin Long, l’immancabile Jason Mewes e lo stesso Kevin Smith. Insomma, aspettiamo la parte terza – che secondo i titoli di coda si dovrebbe chiamare Moose Jaws –  sempre molto fiduciosi e con le dita incrociate, anche se, dobbiamo ammetterlo. Jay & Silent Bob ci mancano proprio da morire. Già, da morire… è il caso di dirlo.