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Garm Wars: l’ultimo druido

2015
Titolo Originale:
Garm Wars: The Last Druid
REGIA:
Mamoru Oshii
CAST:
Summer H. Howell
Mélanie St-Pierre
Lance Henriksen

Il nostro giudizio

Garm Wars: l’ultimo druido è un film del 2015, diretto da Mamoru Oshii.

A distanza di oltre vent’anni dal successo di Ghost in a Shell e nonostante alcuni errori incontrati nel corso della sua carriera (il famigerato Assault Girls in primis), quella di Mamoru Oshii rimane una delle visioni più implacabili e meno corrotte del panorama internazionale. Perennemente coerente con se stesso, tanto da diventare l’ultimo dei romantici, Garm Wars: The Last Druid rappresenta in pieno il lavoro di un cineasta rimasto fedele alla propria poetica nonostante la pioggia d’incomprensione, tradottasi poi nell’inevitabile flop sia al botteghino che fra i critici. Le lamentele? Tutte capibili e persino condivisibili: gli effetti speciali non all’altezza del compito, alcuni buchi narrativi, il ritmo blando fino alla sedazione.

È un oggetto nudo in partenza Garm Wars, un bersaglio facile da colpire tanto è lontano dagli standard di un genere così codificato come lo sci-fi, e il problema, con tutta probabilità, è proprio questo: il pubblico generalista, quello dei grandi boxoffice, vuole costringere Oshii alla conformizzazione, pena la morte. E ancora una volta, l’autore sceglie l’esecuzione in pubblica piazza per il proprio suicidio: l’ultimo Druido del titolo è niente di meno che lui, un personaggio già altrove, forse estinto, magari nemmeno esistito. Il cinema di Oshii è diventato una questione di fede, di rapporto viscerale coi suoi fan più stretti, sempre di meno, sempre più lontani.

Noi, l’autore che abbiamo amato nel 1995, continuiamo a vederlo anche qui, nel silenzio ectoplasmico dei personaggi, nella costante ricerca estetica di un’immagine e un’emozione abbagliante, nella toccante riflessione esistenziale che vale oltre ogni possibile scena d’azione, ogni volo, ogni macabro spettro. Immerso nei limiti ma ancora vivo e respirante fino al midollo, per sempre abbracciato ai suoi lenti fantasmi, alla sua meditativa dilatazione che cerca una risposta destinata – ieri come oggi – a sfumare nel dubbio. Prendere o lasciare, non ci sono vie di mezzo.