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Terminator Genisys

2015
Titolo Originale:
Terminator Genisys
REGIA:
Alan Taylor
CAST:
Arnold Schwarzenegger (Guardiano)
Emilia Clarke (Sarah Connor)
Jai Courtney (Kyle Reese)

Il nostro giudizio

Terminator Genisys è un film del 2015, diretto da Adam Taylor.

Wow, un nuovo Terminator, con la benedizione di James Cameron, che considera questa versione 2015 «il terzo capitolo ufficiale della saga»; e poi il ritorno di Schwarzy, le promesse di una sorta di reboot/remake, mentre a dirigerlo ci pensa Alan Taylor (Thor: the Dark World). La confortante premessa è che questo Terminator Genisys non è di una noia sconfinata come il precedente Salvation, e parte del merito va ascritta a un ritorno alle atmosfere urbane, dove il Nostro può comodamente devastare tutto ciò che gli capiti sotto tiro. Nel 2029 John Connor (Jason Clarke) è sempre a capo della resistenza umana contro le macchine, sebbene incomba la minaccia che Skynet possa attaccare da ambo i fronti, passato e futuro; Connor si risolve ad inviare il suo fido sodale Kyle Reese (Jai Courtney), nel passato (1984) per salvare la vita di sua madre, una giovanissima ma sempre cazzuta Sarah Connor (Emilia Clarke). Senonché anche il passato è cambiato, e un altro Terminator protettore, il T-800 (Schwarzenegger), era stato inviato per accudire Sarah e renderla edotta del suo destino. Ordunque, Kyle, Sarah e Schwarzy devono vedersela contro un più evoluto T-1000, incazzato e letale come pochi.

Come si evince, il plot prevede salti temporali che, sebbene narrativamente risultino paradossali, giovano alle dinamiche del film (nel frangente anni ’80 in pratica si ripropongono le situazioni del primo capitolo, con tanto di teppaglia punk e Arnie ignudo e virgulto in CGI), presentandoci ai giorni nostri l’ex-governatore della California incanutito ed inguainato in una giacca di pelle nera, che sfodera imbarazzanti ma divertenti smorfie facciali, picchia sempre come un fabbro, ha frequenti schermaglie con Reese, che sembrano siparietti di un padre nei confronti del pretendente della figlia. Il regista, pur non producendosi in mirabilia e certamente agevolato da un IMAX 3D quanto mai funzionale, mostra un approccio old-style nel beat ’em up e negli inseguimenti (vedere il bus sospeso a precipizio sul ponte), anche se la cifra stilistica che rende piacevole questo Terminator Genisys, anche non trattandosi di un’innovazione epocale, è la sapiente dose di autoironia, che anima soprattutto il suo protagonista: come per I Mercenari, anche in questo caso il buon Arnie è consapevole degli anni trascorsi, nonostante i meccanismi siano arrugginiti e le ricostruzioni epidermiche sempre più cedevoli.

Niente affatto stucchevole la liaison tra la giovane Sarah e Reese, così come la multisfaccettatura del personaggio di Connor. E per i vecchi nostalgici? Non temete, In Terminator Genisys ci sono sempre le soggettive a raggi infrarossi, il gergo artefatto di Arnie (che adesso consulta il web), lo shape-shifting degli androidi, nonché una dose apprezzabile di feticismo cyberpunk. Per le nuove leve invece, un lodevole appiglio alle recenti tecnologie è costituito da Skynet che diventa Genisys, una app. virale. Ed il motto che soppianterà gli ormai celebri «I’ll be back» e «Hasta la vista, baby» e che, inevitabilmente ci accompagnerà fino al prossimo capitolo, qui è: «I’m old, not obsolete».