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Mega Piranha

2010
REGIA:
Eric Forsberg
CAST:
Tiffany
Paul Logan
Barry Williams

Il nostro giudizio

I pesciolini carnivori, sulla scia del successo di Piranha3D di Alexander Aya, sono passati anche dalla tivù con Mega Piranha: un eco-vengeance che celebra lo stile della casa di produzione Asylum.

Verrà il giorno in cui qualcuno avrà la lungimiranza giusta per girare i remake di tutti i film della casa di produzione Asylum, ormai diventata una vera e propria denominazione di genere, come un tempo lo fu la Hammer (con il dovuto rispetto e le debite proporzioni, si intende). Quel giorno sarà un grande giorno per il genere eco-vendetta, se non uno dei migliori.

Perché i film della Asylum, pur pessimi dal punto di vista della confezione, con attori presi dalle palestre, fotografia e montaggio ai minimi termini, budget striminziti come le sarde salate, hanno qualcosa che anche molte produzioni mainstream si sognano: danno al fan degli animali in rivolta contro l’uomo quello che cercano e anche di più. Polipi giganti contro squali abnormi, serpenti e alieni fuori misura, fino ad arrivare, sull’onda (è il caso di dirlo) del successo di Piranha 3D di Alexandre Aja (citato nell’incipit), a mettere come protagonisti i pestiferi pesciolini carnivori.
Si passa sopra allo scimmiottamento di una regia molto sopra alle righe, con un occhio non nascosto allo stile di Tony Scott, e si guarda oltre agli effetti speciali mal composti sulla scena come se fossero inseriti col copia e incolla. Qui a farla da padrone è il divertimento allo stato puro: bando alla verosimiglianza interna, la storia punta a un climax folle e senza paura di esagerare. I Piranha in questioni sono ermafroditi, sopravvivono all’acqua salata, sono protetti da una corazza spessissima, sono insensibili alle armi e al nucleare e man mano che crescono sussumono sulla loro forma tipologie cinematografiche di attacco tipiche di altri tipi di animali, come gli squali e le balene, trasformando il film in un ambizioso bignami della minaccia del mare al cinema.
I Mega Piranha colpiscono l’immaginario dello spettatore perché diventano emanazioni di un’entità distruttiva invisibile, presente solo nella fantasia dello sceneggiatore, e i mostri, grandi ormai come cetacei, attaccano le grandi città immolandosi come missili e distruggendo palazzi e porti. Una sequenza che richiama, probabilmente senza volerlo, l’apocalisse che viene dal mare immaginata nel romanzo fantascientifico Il quinto giorno dello scrittore tedesco Frank Schätzing. Non paghi di tutto questo ben di Dio, tra pesci che saltano e staccano teste, esplosioni ed elicotteri afferrati al volo, si aggiunge anche il diversivo del classico militare sudamericano corrotto che deve sbarazzarsi dei bravi soldati americani nel delirante finale.
Il pensiero va quindi a chi si prenderà la briga di rifare pellicole come queste, con la speranza che lo si faccia mantenendo lo stesso spirito goliardico ed esploitativo e migliorando qualitativamente la parte estetica. La protagonista è interpretata da una giovane promessa, poco mantenuta, del pop americano dei tardi anni ’80, Tiffany, che aspira a diventare un’attrice feticcio all’interno dell’Asylum, prestando la sua strabordante presenza anche in Mega Python vs. Gatoroid.