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Hyenas

2011
Titolo Originale:
Hyenas
REGIA:
Eric Weston
CAST:
Christa Campbell
Costas Mandylor
Rudolf Martin

Il nostro giudizio

Un horror duro che, sorretto da un’ottima sceneggiatura e da un cast affiatato, mantiene un suo rigore strutturale: consigliato solo agli intenditori del genere.

Eric Weston non si ricorda praticamente da nessuna parte, se non per un curiosissimo Evilspeak (1981), in italiano La promessa di Satana, film ultra-splatter che ebbe grossi problemi con la censura, tanto all’estero quanto nel nostro paese e di cui, ancora oggi, pare non essere disponibile una director’s cut version.

Qui il regista abbandona, com’è logico supporre, i fasti ellenistici della gioventù, preferendo la moderazione all’eccesso di budella versate; le viscere ci sono sempre, per carità, a partire dal neonato azzannato e pappato dal branco di iene ghignanti, ovviamente fuori inquadratura, e i corpi sventrati abbandonati in giro come in un grottesco mercato della carne. A questo bisogna aggiungere i cacciatori di iene Crazy Briggs, un negro un po’ matto e spiritato, e l’inizialmente incredulo Gannon che però, una volta imbracciato il fucile, prende gusto a sparare sui mutanti cattivi. Il bodycount si perde nella notte, tra le risate degli animali, e l’apparizione di due gang rivali di ragazzini e ragazzetti che se le danno di santa ragione. Finendo poi sbranati, come da copione.

Ma questo non basta a fare di un film un bel film. I punti forti sono sostanzialmente due. Le tette di Christa Campbell, per cominciare, testimonianza di muliebre venustà dinnanzi alla quale noi umili spettatori non possiamo che inchinarci rispettosi. La Campbell, questa donna-iena matriarcale, prima di mettere i denti e mordere la vittima prescelta, si sfila il cortissimo vestitino, giusto per non rovinarselo durante la mutazione, ben si capisce; e lascia che la macchina da presa sbirci, pur di sfuggita, per un tempo dannatamente breve, quelle forme procaci, quei simboli degni di Dio, emblemi, feticci di desiderio maschio e fonte di somma invidia per ogni donna. Il riferimento a The Howling sarà pur d’obbligo, ma l’attricetta di porno soft (riciclatasi poi nell’horror di 2001 Maniacs Day of the Dead), con le sue curve maggiorate, finanche degne di chirurgico aggiustamento, è ancor più aitante e peccaminosa della pur selvatica Elisabeth Brooks.
L’altro punto a favore è invece dato dalla più convenzionale Amanda Aardsma che, pur non potendo competere con la giunoica rivale, una volta infettata dal misterioso virus (eh sì, la malattia è contagiosa) parla con la voce baritonale e cupa di un transessuale in vena di scherzi. Una piccola caduta di stile, si dirà, che in effetti il pur capace Weston poteva risparmiarsi. Eppure, con questo tocco di surreale, involontaria comicità, Hyenas diventa ancora più gustoso, insaporendosi, speziandosi di aromi aggiuntivi, di riferimenti esotici, di tonalità indecifrabili e acute.
 
Hyenas non è un capolavoro, in parte perché non introduce coordinate nuove e in parte perché non rinnova il sottogenere lupesco o licantropesco con intuizioni di particolare espressività. Sia chiaro che il giudizio non è affatto negativo, anzi, il merito del regista sta proprio nel dirigere una pellicola coerente con le sue premesse, onesta cioè nell’intrattenere un pubblico secondo i criteri dell’horror più puro. Un particolare riconoscimento va anche e soprattutto alla sceneggiatura, a firma dello stesso Weston, che calibra e dosa tutti gli elementi secondo uno schema convenzionale e reiterato di causa-effetto, ripulito dalle sbrodolature teen, dai sentimentalismi barocchi e da inutili digressioni. Un horror duro, che va sul pesante pur mantenendo un suo rigore strutturale, consigliato solo agli intenditori.