Undercover Mistress

Un corto per sovvertire le regole del rape&revenge

Per sovvertire i canoni stilistici del rape & revenge ci voleva un esordiente di casa nostra. Il motivo di tale affermazione, che molti forse riterranno azzardata, risiede in un piccolo gioiello di famiglia diretto da Giulio Ciancamerla, operatore e montatore capitolino, che con il suo cortometraggio Undercover Mistress passa dietro la macchina da presa dando vita a un low budget contorto, disturbante ma, al contempo, originale e raffinato. Durante una mostra fotografica un uomo si diverte a spaventare una ragazza fino a farla scappare in strada, nell’indifferenza generale. Continua a inseguirla lungo vie sempre più buie e isolate. Quando saltano i ruoli quale è il genere dominante? L’idea alla base di Undercover Mistress nasce dalla contaminazione delle “teorie gender” con le caratteristiche dei film “di genere” thriller psicologico e horror erotico, dando vita a un mix micidiale che sfocia in un delirante spettacolo grandguignolesco con tanto di effetto splatter curato da David Bracci e lancia un messaggio subliminale e metaforico duro, che colpisce dritto sotto la cintura.

Non mancano citazioni e tributi, soprattutto nel corso delle prime inquadrature in cuii a farla da padrona è la Regina nera Alda Teodorani. Prodotto da Lucio Massa, Undercover Mistress unisce tematica queer e linguaggi sperimentali in un racconto che parla di vendetta, una storia senza compromessi che mostra come le minacce di figure solitamente dominanti possano portare a reazioni estreme. Un anno di duro lavoro che ha portato alla realizzazione di un corto fuori dai canoni e che rompe con violenza i cliché di genere, il tutto accompagnato da un sonoro  composto da rumori e distorsioni. Un ottimo esordio che sta riscuotendo consensi soprattutto all’estero, e non è un caso.