TOHorror 2015

Tutti i premi dell’ultima edizione del festival torinese
Featured Image

Il TOHorror Film Fest, giunto quest’anno alla sua XV edizione, si è ormai imposto come realtà piccola ma fortemente consolidata nel panorama del cinema di genere italiano. Piccola nelle dimensioni, se si pensa ai grandi numeri di altri festival, ma non nei contenuti e nel seguito, affezionato e fedele negli anni. L’edizione 2015 ha visto il ritorno al Blah Blah, locale e cine-club nel pieno centro di Torino: un ritorno felice, in cui il festival diventa festa, tra un drink, una bella chiacchierata e ovviamente, i film, gli incontri letterari e i concerti che fanno parte della kermesse, nata nel 1999 e cresciuta per mano di Davide Saggiorato e del direttore artistico Massimiliano Supporta. Il programma di questa 15ma edizione si è snodato nell’arco di quattro giorni, dal 7 al 10 Ottobre. In primo piano, il concorso lungometraggi, come sempre eclettico e variegato: quattro pellicole italiane e cinque straniere, nove opere assai diverse tra loro per provenienza, impatto e modalità di realizzazione. Come ogni anno, il Fest ha presentato la sua tematica, che in quest’edizione è stata dedicata ai supereroi: “Più che Umano”, filo rosso della divertente panoramica, dedicata ai fan movies sugli heroes più famosi, e degli incontri letterari Aperiterror, incentrati sia su libri che sui fumetti, in cui si sono succeduti, tra gli altri, Claudio Chiaverotti, Pietro Gandolfi, Paquale Ruju e Danilo Arona, nomi ormai noti al pubblico del Fest torinese.

Il premio per il miglior film quest’anno è rimasto in patria, con Fantasticherie di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio, assai apprezzato dal pubblico e dalla giuria; un buon auspicio per la produzione italiana di genere, ancora viva e vivace, nonostante i budget ridotti e i problemi di distribuzione. Menzioni speciali all’ottimo Pos Eso di Sam (Samuel Ortí Martí), film spagnolo d’animazione ricco di idee, e allo statunitense Fury, diretto da Kevin McKarty, in cui l’horror si mescola al pulp. La rivelazione è stata rappresentata da Hostile, pellicola francesce diretta dal quattordicenne Nathan Ambrosioni, che si è portato a casa il premio come Miglior opera prima: un talento precoce di cui si sentirà parlare in futuro. Hostile è film che ha diviso sia pubblico che critica, dimostrandosi dunque d’impatto nel non lasciare indifferenti. Al di fuori delle opere premiate, è da citare l’interessante doc canadese Why Horror?, di Nicolas Kleiman e Rob Lindsay, un viaggio nel mondo dei fans dell’orrorifico attraverso le parole di Tal Zimerman, appassionato cultore, e di varie personalità dell’horror (Romero, Carpenter, Roth) e del mondo accademico. Perché si ama avere paura? Questo è l’interrogativo a cui il doc cerca di fornire delle risposte. Da ricordare anche il bizzarro sci-fi cubano Omega 3, prima produzione di genere proveniente dalla terra di Castro, in cui si contempla una società futura dominata da vegetariani. Imperfetto ma interessante, nel suo essere prodotto atipico e frutto di un background culturale finora poco attivo nel campo dell’immaginario filmico fantastico.

Altra nota importante è rappresentata dai cortometraggi, numerosi e spesso di ottima fattura: la mannaia della vittoria è andata all’americano The Mill at Calder’s End, di Kevin McTurk, “a victorian ghost story” – come recita la tagline – interpretata da pupazzi animati. McTurk è puppeteer e special fx artist di fama, che ha lavorato a titoli come Jurassic Park e Hellboy: ne deriva un corto tecnicamente impeccabile, che riesce ad essere originale in un ambito in cui distinguersi è sempre più difficile. Menzioni speciali al finlandese The Silent di Toni Tikkanen e all’italico La Valigia di Pier Paolo Paganelli. Da ricordare il concorso sceneggiature, un coté basilare del festival: l’horror è spesso accusato di debolezza negli script, e la sezione mira a dimostrare che la buona scrittura orrorifica esiste ancora: premio a La festa dei morti di Luca Pedretti, e menzione speciale a Samhain di Pierfranco Allegri.

Ciò che distingue il TOHorror da altri festival magari più blasonati, e indubbiamente più facoltosi a livello di budget, è l’atmosfera: ci si sente a casa, come se fosse un ritrovo di amici, la passione di chi organizza è tangibile, si tocca con mano e si è attorniati da altri appassionati, scambiandosi idee, numeri di telefono, promesse di non perdersi di vista. Il TOHorror è una kermesse viva e pulsante, vivace e instancabile, alla faccia dei multiplex e dei troppi festival ingessati e freddi che circolano ovunque.