The Affair – Stagione 3

Un nuovo capitolo all'insegna del thriller

Riapre con dieci nuovi episodi  la serie tv statunitense  The Affair – Stagione 3, prodotta dalla Showtime e vincitrice, per le passate due stagioni, di numerosi Golden Globe; e riprende puntando tutto su uno dei  due protagonisti, lo scrittore di successo Noah Solloway (Dominic West), che con le sue scelte sentimentali (si era separato  da moglie e quattro figli dopo venti anni per seguire la bella Alison) era stato un po’ la  molla dell´azione. Il primo elemento degno di nota è che, fin dalle prime fasi della narrazione, ci rendiamo conto di trovarci fronte a uno show “normale”, narrato cioè da un unico punto di vista, quello di Noah, cosa mai vista prima nelle due stagioni precedenti. Inoltre, il racconto è lineare, con  rari e non significativi flashback e  nessun flash-forward, almeno fin qui. Noah appare da subito un uomo provato (la crescita della barba funziona sempre in questo senso), è appena uscito dalla prigione dove ha trascorso gli ultimi tre anni  per scontare una pena per un assassinio non commesso (quello di Scotty Lockard) salvando però così dai guai la madre dei suoi quattro figli; lo avevamo lasciato infatti  che si dichiarava colpevole al processo per omicidio.

Ritroviamo il nuovo Noah al funerale del padre con il quale non aveva mai avuto un bel rapporto ma per il quale riesce anche a mettere su un discorso di commiato  in cui, con poche parole, tratteggia un quadro molto significativo della sua drammatica infanzia; e subito il mare che divideva padre e figlio si ripropone tra Noah padre e il suo figlio maggiore Martin (Jake Siciliano), presente alla celebrazione, e che da lui ha preso le distanze. Al funerale ci sono anche  sua sorella, personaggio marginale della serie ma che sembra essere lunica persona con la quale Noah al momento parli, e la ex moglie Helen (Maura Tierney) con la quale Noah non sembra voler intrattenere grandi rapporti. E quando allapertura del testamento viene fuori , con gran sorpresa, che il padre lo ha reso unico erede della casa di famiglia Noah, mostra disinteresse per questo bene materiale. Al momento, pur non navigando più nell’ oro dopo il successo planetario  del suo secondo libro The Descent, le preoccupazioni del nostro uomo sono ben altre. Ha ottenuto una cattedra per insegnare scrittura creativa, ma il rapporto con gli studenti è spesso turbolento; prende regolarmente psicofarmaci, ha costanti attacchi di panico e allucinazioni  (il fischio del treno è davvero un incubo) e deve cercarsi un alloggio (finisce in condivisione in un appartamento per studenti).

Insomma, del brillante Noah Solloway che avevamo conosciuto nella seconda serie, un  uomo  che non doveva chiedere mai, sembra non esserci più traccia; è davvero il trionfo per i denigratori del nostro scrittore di successo, che appare ora come una rappresentazione dell’ isolamento,dell’ alienazione e  del dolore. E la donna per la quale ha sconvolto la sua intera esistenza, la ex-cameriera Alison (Ruth Wilson), persona dal passato drammatico, sembra non far più parte della sua vita, come si percepisce anche dalla chiamate (di lui) senza risposta (di lei). Anche se poi fondamentalmente Noah è rimasto lo stesso, più  tranquillo e un po’ frenato, ma sempre molto egocentrico e autocommiserativo,  ampiamente ignaro dei problemi altrui. Forse la vita professionale è il fulcro intorno al quale ripartire; in particolare, l’incontro con la collega francese Juliette (Irene Jacob), docente di letteratura carolingia,  sembra offrire nuovi spunti di dialogo e discussione sul tema delle relazioni di coppia, da lui affrontato nel suo best-seller con molta enfasi sugli aspetti sessuali, cosa che gli aveva fatto guadagnare anche la non gradita etichetta di autore licenzioso se non addirittura pornografico.

Quando ad una cena da lei organizzata il tema dell’amore diventa ancora una volta oggetto di accesa disputa anche con alcuni allievi presenti a tavola, l’affermazione di Noah  secondo cui il sesso è un´esperienza sempre al limite tra volere e non volere , tra ragione e istinto, tra pudore e desiderio, provoca una accesa e profonda discussione che rappresenta la parte più  interessante dell´episodio, dimostrando che forse lui stesso, nonostante le sue scelte , sia ancora  vittima di  certi dualismi .Con la sua  “discesa” personale ha toccato il fondo e forse ora vorrebbe riprendere la sua vita, ma come sarà possibile se i fantasmi del passato, anche quello carcerario, gli aleggiano intorno senza tregua, tanto che Noah sembra quasi impossibilitato ad amare ancora, come dimostra il fallimentare approccio con Juliette che pure sembra interessargli molto. E se i personaggi che appaiono nei suoi incubi notturni e diurni esistessero davvero, cosa ci rivelerà ancora questa nuova serie? Che ruolo ha la guardia carceraria che Noah ha individuato sia al funerale sia nel campus dove lavora? E la ricorrente sensazione di essere afferrato alle spalle è reale o immaginaria? Il finale ad alto impatto, un’ inaspettata e sanguinaria aggressione notturna  nel proprio appartamento mentre cerca di lavare stoviglie infestate da formiche,  ci riporta,  dopo tanta introspezione, all’elemento noir che fin qui si era appena intravisto, e che potrebbe essere, per questo The Affair – Stagione 3, il nuovo filone thriller che caratterizzerà il racconto.