Star Wars, la cosmologia: parte 1

Star Wars la cosmologia: uno sconfinato universo fiabesco e culturale inventato da George Lucas, tra religione, misticismo, nazismo e Tolkien – parte 1
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Primi passi in un mondo fiabesco

«Aiutami Obi-Wan Kenobi, sei la mia unica speranza» (Leia Organa)

La prima cosa che bisogna tenere in considerazione quando si approccia Star Wars, nella sua illustre veste di vecchia Trilogia, è che non si tratta (solo) di un film di fantascienza. E non si tratta nemmeno di un fantasy, quantomeno non nel significato più canonico del termine. Ci sono astronavi, tecnologie all’avanguardia, pistole laser e alieni. Ma ci sono, già dai titoli iniziali, prima ancora di muovere i primi passi all’interno della storia, alcune parole che disorientano: “Tanto tempo fa, in una Galassia lontana lontana…”. Un incipit fiabesco che già inizia a delineare qualcosa di nuovo – o antico. Due grandi predecessori della fantascienza come la serie tv di Star Trek e 2001: Odissea nello spazio mettevano subito le cose in chiaro: lì si raccontava di astronavi e computer, ma in un possibile futuro ben definito, in un’evoluzione umana scientificamente plausibile. Qui no.
Dall’introduzione, le prime cose che sappiamo di Star Wars è che vediamo oggi cose già accadute nel passato, secondo la ben nota, infantile introduzione “c’era una volta, in un paese lontano lontano…”. Metà della descrizione che Guinness aveva dato appare quindi azzeccata: “fiabesca”, ma per niente spazzatura. Quante fiabe iniziano in questo modo? Molte, quasi tutte. Ma quante fiabe hanno per protagonisti piloti di astronavi? Nessuna. E ancora, quanti film di fantascienza fino a quel momento realizzati decidevano di ambientarsi nel passato di una galassia? Nessuno. Altro che “evoluzione”! Qui stiamo parlando di una passata “involuzione”, scientificamente fantasiosa, della razza umana… Forse questa è la più grande innovazione di Lucas? No, ma è una delle tante.

Un impero di un futuro passato

«L’abilità di distruggere un pianeta è insignificante in confronto alla potenza della Forza»
(Darth Vader)

Qual è il campo da gioco nel quale Lucas sviluppa la sua incredibile creatività? Un Impero Galattico di asimoviana e storica memoria. Perciò Star Wars attinge a piene mani – nessuno ne ha mai fatto mistero – a un immaginario fantascientifico passato molto ricco e dettagliato. L’idea di questo enorme impero, vasto quanto una galassia, era stata ben esplorata da Isaac Asimov il quale, a sua volta, si era ispirato all’opera dello storico Edward Gibbon sul declino dell’Impero Romano. Ma quello di Star Wars non è un impero benevolo e millenario, tutt’altro. Di recente nascita (dettaglio che scopriremo nella Nuova Trilogia in modo più accurato) lo conosciamo proprio nel momento di scioglimento del Senato, lascito della “Vecchia” Repubblica che lo precedeva. Tanti riferimenti storici, quindi. Un’ambientazione del tutto innovativa pur avendo radici molto antiche. Non troviamo qui l’accuratezza sociologica di Asimov nel tratteggio di questo Impero Galattico, ma il richiamo è deliberato ed evidente così come è evidente la distinzione tra Bene e Male. Il “malvagio Impero Galattico” assume il ruolo di grande antagonista sotto molti aspetti: colori, costumi, icone, persino nella scelta accurata degli attori. In effetti, si tratta di un altro chiaro riferimento storico, stavolta al nazismo: elemento tipico del cinema action della New Hollywood, visto il sempre presente trauma dell’Olocausto (come si diceva ai tempi dello Spielberg dei Predatori dell’arca perduta, non a caso altro parto lucasiano, “non esiste cattivo più perfetto di un nazista”). Il bello è che in Star Wars il nazismo è interpretato soprattutto nelle sue leggendarie, fantasiose radici occulte: il razzismo della “razza superiore”; le “giustificazioni” esoteriche del dominio dei più forti sui più deboli; un’arcana tradizione antica che “legittima” la tirannia attuale. Ed ecco che la nostra Storia reale si astrae in “signori oscuri” e in vera e propria “magia nera”.
La Ribellione invece è lo spiraglio di luce e tra le sue fila si muovono personaggi da fiaba, principi azzurri puramente cappa e spada… o soldatacci rudi ma dal cuore d’oro tipici degli Alleati della Seconda Guerra Mondiale!

La principessa contro i mostri

«Il porto spaziale di Mos Eisley: non troverai mai un covo di feccia e di malvagità peggiore di questo posto» (Ben Kenobi)

L’Alleanza Ribelle è il contraltare concettuale (e materiale) dell’Impero. Bene contro Male e, più filosoficamente, lato chiaro della mente, etico e morale, contro lato oscuro, corrotto e immorale: un altro dei grandi e irrinunciabili pilastri del fantasy.
Ma Star Wars non si auto limita: ci sono precise scelte visive, di grande impatto, che elevano all’ennesima potenza un manicheismo in origine pericolosamente incline alla banalità… Sono scelte ponderate che si rifanno, con sincerità e rigore, ai più classici stereotipi fiabeschi. L’eroica Principessa Leia compare pallida, mora e vestita di bianco – e per di più inseguita dall’imponente Cavaliere Nero di turno: come non pensare a Biancaneve e al classico cattivo di tutte le favole. Colori, quindi, e simbologie. Il vecchio Obi-Wan “Ben” Kenobi, canuto e saggio onnisciente che spiega la Storia galattica a un pugno di giovani ingenui, non può far altro che riportarci alla mente figure come Mago Merlino che insegna a Semola/Artù o Gandalf che istruisce gli Hobbit.
E poi mostri che sembrano sbucare dalle pagine di classici della letteratura fantasy (orchi o draghi, come anche altre creature fatate delle tenebre o della luce) per riunirsi nella mitica e assolutamente inedita Cantina di Mos Eisley, puro crocevia non solo per i nostri eroi nel loro viaggio, ma anche per la fiaba nella fantascienza.
Come se non bastasse, ecco l’ormai scontato salvataggio baldanzoso della bella principessa in pericolo, catturata e rinchiusa nella fortezza del Cavaliere Nero. Ma Lucas scatta in avanti: arricchisce i classici senza tempo a cui fa riferimento ampliando e sviluppando lo stereotipo per adattarlo al suo, genuino, universo critico, post-moderno.
La principessa Biancaneve degli anni ’70 del Novecento non si limita ad attendere trepida il salvataggio, ma si dimostra combattiva, sarcastica e femminista; così come il Male che la perseguita non è semplice malignità fine a se stessa – o meglio, ci dimostra sfaccettature politico-psicologiche molto più complesse.